Per centrosinistra si intende una posizione politica nata dall’alleanza dei partiti di sinistra con quelli di centro
Cosa vuole dire essere di centrosinistra? Per centrosinistra (o sinistra moderata) si intende una posizione politica nata dall’alleanza dei partiti di sinistra con quelli di centro, di impostazione progressista e riconducibile alla socialdemocrazia, al riformismo, alla liberaldemocrazia, al socialismo liberale, al liberalismo sociale e all’ambientalismo.
Le maggiori forze di centrosinistra sono il socialismo liberale, il liberalismo sociale ed alcune correnti del socialismo democratico e del cristianesimo democratico. Nel centrosinistra, inoltre, si riconoscono spesso anche forze che si rifanno all’ecologismo e all’ambientalismo.
Il centrosinistra rifiuta il superamento del sistema capitalista, ma è a favore di riforme graduali intese alla formazione di un capitalismo popolare (o un’economia sociale di mercato) volto a conciliare le esigenze dell’economia di mercato e quelle delle questioni sociali.
Il centrosinistra si oppone a un ampio divario tra ricchi e poveri e sostiene misure moderate per ridurre il divario economico (come un’imposta progressiva sul reddito, leggi che vietano il lavoro minorile, leggi sul salario minimo, leggi che regolano le condizioni di lavoro, limiti all’orario di lavoro e leggi per garantire il diritto dei lavoratori di organizzarsi).
I partiti di centrosinistra sostengono il miglioramento della giustizia sociale e promuovono un grado di uguaglianza sociale che ritiene sia raggiungibile promuovendo le pari opportunità. Ritiene che la completa uguaglianza di risultati non sia possibile, ma che le pari opportunità migliorino un grado di uguaglianza di risultati nella società.
Centrosinistra in Europa
In Europa, il centrosinistra include socialdemocratici, progressisti, verdi e la sinistra cristiana. Anche alcune varianti del liberalismo, in particolare il liberalismo sociale, sono descritte come di centro-sinistra.
I partiti socialdemocratici d’Europa si sono riuniti nel 1992 nel Partito del Socialismo Europeo, mentre alcuni partiti di stampo cristiano-sociale si sono uniti con altri partiti politici di centrosinistra, fondando il Partito Democratico Europeo nel 2004. Questo secondo soggetto politico ha stretto solidi rapporti sia con il PSE che con i liberali dell’ELDR. Con questi ultimi il PDE ha formato il Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa.
Queste formazioni politiche sono considerate anche “centriste radicali“, frutto della loro revisione alla propria ideologia politica che ha avuto come obiettivo di costituire una nuova area politica che consentisse di sconfiggere i partiti del centrodestra e nello stesso tempo di abbandonare i vecchi schemi ideologici preesistenti.
Centrosinistra in Italia
L’espressione “centrosinistra” comparve per la prima volta nella politica italiana nel 1850, in seguito all’operazione del “connubio” operata da Camillo Benso Conte di Cavour nel Parlamento del Regno di Sardegna, che di lì a pochi anni (nel 1861) sarebbe diventato il Parlamento del Regno d’Italia. L’operazione del “connubio” consisteva nel favorire un’alleanza politica fra la parte più progressista della Destra storica, il cosiddetto centrodestra, di cui Cavour stesso era leader, e l’ala più moderata della Sinistra storica, appunto il centrosinistra, con a capo Urbano Rattazzi.
Con la nascita della Repubblica Italiana, negli anni ’60 il centrosinistra prevedeva l’alleanza tra le tradizionali forze di centro e della sinistra moderata (Democrazia Cristiana per l’ambito centrista, Partito Repubblicano Italiano e Partito Socialista Democratico Italiano per l’area più “morbida” del settore progressista) con il Partito Socialista Italiano (collocato più a sinistra rispetto agl altri due partiti laici), sulla base di un programma teso alla realizzazione di riforme che privilegiassero principalmente le classi sociali medio-basse, modernizzassero il Paese e riducessero gli squilibri esistenti al suo interno.
Nel 1960, il democristiano Fernando Tambroni, ricevette dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi l’incarico di formare un governo. Tambroni inizialmente cercò di formare un’alleanza con il PSI, da parte di Pietro Nenni però la risposta fu incerta e a quel punto la reazione di Tambroni fu quella di cercare in Parlamento l’appoggio esterno della destra monarchica e missina.
Dopo l’esperimento fallito del governo Tambroni, nel 1962 prese corpo il governo monocolore DC, presieduto da Amintore Fanfani, con la partecipazione attiva del PSDI e del PRI e l’astensione del PSI. Tale “alleanza di governo” nacque con l’ambizioso proposito di portare a compimento i grandi problemi del paese, rimasti aperti dal Risorgimento in poi, in primo luogo la Questione meridionale.
Questo governo, pur non essendo propriamente di centrosinistra, attuò una serie di riforme fra cui l’istituzione della scuola media unificata, la nazionalizzazione delle industrie elettriche con la istituzione dell’Enel e l’istituzione della cedolare d’acconto.
Nel 1963 Aldo Moro compose il primo governo di centrosinistra con la partecipazione attiva del Partito Socialista Italiano, il cui leader Pietro Nenni ottenne la vicepresidenza: nacque così il “centrosinistra organico“, formato da DC, PSI, PSDI e PRI, che provocò una scissione dell’ala sinistra del Partito socialista, fedele all’idea di unità del movimento operaio e dunque all’alleanza coi comunisti, la quale diede vita al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, (PSIUP).
Il centrosinistra si presentò con un ambizioso programma riformatore, ma i risultati si rivelarono inferiori alle attese e dal 1964 si cominciò a parlare, all’interno della DC, di fallimento di quel progetto politico, di delusioni per la fragilità dell’interlocutore socialista e di preoccupazione per le critiche che venivano da destra.
Lo stallo politico creato dalla mancanza di una seria politica di riforme contribuì alla grande ondata di lotte e di proteste del 1968-69, che di fatto mandarono in crisi il centrosinistra. Quest’ultimo uscì male dalle elezioni politiche del 1968 e nel 1969 il Partito Socialista Unificato si spaccò in 2 gruppi che poi rifonderanno rispettivamente il PSI ed il PSDI.
Nel 1970 il centrosinistra, sempre costituito da DC, PSI, PSDI e PRI, sembrò avere una nuova spinta propulsiva, sotto la guida Mariano Rumor. Tra le riforme di quegli anni si ricordino l’approvazione della legge sul divorzio (senza il sostegno della DC), dello statuto dei lavoratori, dell’attuazione delle regioni, la costituzione della Commissione Parlamentare Antimafia.
Alla fine degli anni ’60 si erano avute forti agitazioni sindacali, il cosiddetto “autunno caldo“, unite alla forte contestazione studentesca del 1968 e al successivo instaurarsi di fenomeni terroristici di estrema destra ed estrema sinistra.
Intanto, l’avanzata del movimento operaio e in particolare del PCI poneva nei fatti il problema dell’accesso dei comunisti al governo. Il centrosinistra, così, terminò definitivamente nel 1976, quando ebbe inizio l’esperienza dei governi di solidarietà nazionale con il progressivo coinvolgimento del PCI nelle maggioranze parlamentari e il cosiddetto compromesso storico.
Nel 1981, la coalizione del centrosinistra fu estesa anche al Partito Liberale Italiano, dando vita all’esperienza del pentapartito (DC, PSI, PSDI, PRI, PLI), che durò fino al 1991, quando con l’uscita del PRI, si costituì fino al 1993, il quadripartito.
Con il cambio del sistema politico avvenuto con la cosiddetta “Seconda Repubblica“, e la sconfitta elettorale dell’Alleanza dei Progressisti alle elezioni del 1994, a partire dal 1995 si creò un’alleanza di partiti di centro, di sinistra e di centrosinistra chiamata “L’Ulivo“.
Tale coalizione, guidata da Romano Prodi (da sempre vicino alla sinistra DC), vinse le elezioni politiche del 1996. Il governo Prodi I cadde nel 1998 a causa dell’uscita dalla maggioranza di governo del Partito della Rifondazione Comunista di Fausto Bertinotti. Tuttavia, grazie alla scissione del Partito dei Comunisti Italiani di Armando Cossutta e all’apporto di alcuni parlamentari provenienti dal centrodestra, fu trovata una nuova maggioranza che permise al centrosinistra di continuare a governare l’Italia fino al 2001, con i successivi governi guidati da Massimo D’Alema e Giuliano Amato.
Alle politiche del 2001 l’Ulivo, guidato da Francesco Rutelli, venne sconfitto dalla Casa delle Libertà.
Nel 2005, dopo gli anni di opposizione al governo di Silvio Berlusconi, il centrosinistra costituì un’alleanza più ampia, denominata L’Unione, estesa anche a Rifondazione Comunista e all’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, con il rinnovato intento di coinvolgere la società civile. L’Unione debuttò con le elezioni regionali del 2005, nelle quali conquistò 12 regioni su 14, guadagnandone 5 precedentemente governate dalla Casa delle Libertà.
Negli anni successivi, l’unificazione di buona parte del centrosinistra italiano di stampo riformista si concretizzò con la nascita del Partito Democratico (una nuova formazione politica che vuole essere la prosecuzione dell’esperienza federativa di Uniti nell’Ulivo).
Alla fine del 2007 si svolse la prima riunione dell’Assemblea Costituente Nazionale del Partito Democratico a Milano, ma senza lo SDI che (dopo l’esperienza della Rosa nel Pugno insieme ai Radicali Italiani nel 2005) aveva deciso di seguire una strada diversa. Nel 2008 nacque il nuovo Partito Socialista che, nella linea della tradizione del vecchio PSI, cercò di riunire in sé tutte le forze di stampo socialdemocratico non intenzionate a confluire nel Partito Democratico.
All’inizio del 2008 la crisi politica innescata dall’UDEUR di Clemente Mastella sancì la fine del secondo Governo Prodi. Alle elezioni successive il centrodestra prevalse sulla coalizione tra PD e Italia dei Valori. Dopo l’opposizione al centrodestra la coalizione tra PD e Italia dei Valori si spaccò con la nascita del Governo Monti, sostenuto dal PD e non dal partito di Di Pietro.
Nel 2012 nacque “Italia. Bene Comune” (PD, PSI e SEL). La nuova coalizione di centrosinistra vinse di stretta misura le successive elezioni. Nei giorni e nelle settimane successive alle elezioni, si creò una situazione di stallo politico, che si risolse solamente due mesi dopo le elezioni, il 28 aprile, con la formazione del Governo Letta. Nel febbraio 2014 Letta venne sostituito alla guida del governo da Matteo Renzi.
Dopo il referendum del 2016 (nel corso del quale buona parte della sinistra del PD si schierò per il “No”, al contrario della maggioranza del partito schierata per il “Sì”), vi furono le dimissioni di Renzi, a cui succedette il Governo Gentiloni. Intanto, l’ex segretario Bersani, assieme ad un consistente gruppo di parlamentari dell’ala sinistra del partito, lasciò il Pd per fondare Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista. Il Presidente del Senato Pietro Grasso lanciò la lista Liberi e Uguali in vista delle elezioni del 4 marzo 2018 che racchiudeva formazioni di centrosinistra e sinistra (tra cui Articolo 1 e Sinistra Italiana).
Gli ultimi anni
In vista delle elezioni del 4 marzo 2018 si formò una coalizione di centrosinistra che comprendeva il Partito Democratico a guida dell’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi, la lista Civica Popolare guidata dal ministro della salute Beatrice Lorenzin, la lista Italia Europa Insieme di ispirazione ulivista guidata da Giulio Santagata e la lista +Europa con l’appoggio di Centro Democratico guidata da Emma Bonino e Bruno Tabacci.
Dopo una crisi istituzionale durata quasi 3 mesi entrò in carica il governo Conte, sostenuto da M5s e Lega, a cui tutto il centrosinistra si schierò all’opposizione. A seguito della rottura tra M5s e Lega, si formò il nuovo governo Conte, questa volta con in coalizione il M5S, il PD e LeU. Pochi giorni dopo, Matteo Renzi a sorpresa annunciò la scissione col PD per la fondazione di un nuovo partito centrista, Italia Viva.
L’accordo con i pentastellati di PD, IV e LeU causò inoltre la fuoriuscita dal PD di Carlo Calenda che decide di trasformare il manifesto di Siamo Europei in Azione. A gennaio del 2021 Italia Viva decise di togliere l’appoggio al Governo Conte II, innescando così una crisi di governo.
Questo portò, dopo un mese esatto, alla nascita di un governo guidato dall’ex Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, appoggiato dalla quasi totalità dell’arco parlamentare (M5s, Partito Democratico e Articolo Uno sono parte del neo-governo, mentre Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni rimane all’opposizione). La successiva caduta del Governo Draghi, causata in parte dal voto di non fiducia del M5s, ha sancito la rottura fra grillini e Partito Democratico.
In vista delle elezioni, il Partito Democratico ha formato una lista unica denominata “Partito Democratico – Italia Democratica e Progressista” (insieme ad Articolo Uno, Partito Socialista Italiano, Democrazia Solidale e Centristi per l’Europa), con a capo il segretario del PD Enrico Letta. Questa lista forma una coalizione di centrosinistra che comprende +Europa di Emma Bonino, la lista Impegno Civico, formata da Insieme per il futuro del ministro degli esteri Luigi Di Maio e Centro Democratico di Bruno Tabacci, guidata da Di Maio, e la lista Alleanza Verdi e Sinistra, formata da Europa Verde di Angelo Bonelli e Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, guidata da Bonelli.
Inizialmente avrebbe dovuto far parte della coalizione pure Azione di Carlo Calenda, ma, in seguito all’accordo del Partito Democratico con Di Maio e Fratoianni, Calenda decide di abbandonare la coalizione e forma insieme a Italia Viva di Matteo Renzi un “Terzo Polo” centrista. Questo porterà anche alla fine della federazione tra Azione e +Europa.
Centrosinistra negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti il Partito Democratico è considerato come un partito di centrosinistra di tendenza socioliberale con alcune correnti tendenti alla socialdemocrazia europea, i cosiddetti “liberal“, ed i centristi o democratici conservatori che si riconoscono nei valori e nella cultura del centro politico con tendenza verso la versione europea del cristianesimo democratico come i “Blue Dog Coalition“.
Il partito è, però, di estrazione liberale (negli Stati Uniti il liberalismo è considerato come progressista in contrapposizione al conservatorismo del repubblicani).
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