La nuova strategia del governo per far fronte al boom di arrivi prevede l’apertura di nuovi centri per rimpatriare rapidamente i migranti che non hanno diritto all’asilo
Cosa sono i centri per rimpatriare i migranti? Il governo italiano sta adottando una nuova strategia per far fronte al crescente numero di arrivi di migranti nel paese, che ha superato le 101.000 persone da gennaio a oggi. La strategia prevede l’apertura di nuovi centri per rimpatriare rapidamente i migranti che non hanno diritto all’asilo. Questi centri, basati sul modello dei già esistenti Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), ospiteranno coloro che sbarcano sulle coste italiane ma non possono ottenere lo status di rifugiato. L’obiettivo è che rimangano in questi centri per un massimo di un mese prima di essere rimpatriati nei loro paesi d’origine.
Il primo di questi nuovi centri sarà situato a Pozzallo, nel Ragusano, e dovrebbe essere operativo dopo il 20 agosto. Questo centro avrà 84 posti disponibili. Altre strutture simili dovrebbero essere aperte in Calabria e in Sicilia, regioni che rappresentano i principali punti di approdo per i migranti provenienti dal Nordafrica. Il governo sta anche valutando l’apertura di nuovi centri in altre regioni.
Questa iniziativa è parte del secondo capitolo del decreto Cutro, entrato in vigore a maggio, che mira ad accelerare le espulsioni. Sarà integrato da un decreto apposito entro settembre, come anticipato dal ministro dell’Interno Piantedosi. Tuttavia, l’efficacia di questo piano di espulsioni dipende dagli accordi di rimpatrio siglati con i paesi di origine dei migranti. Mentre molti migranti partono dalle coste di Libia e Tunisia, la maggior parte proviene dall’Africa subsahariana, in particolare dalla Guinea e dalla Costa d’Avorio, paesi con cui l’Italia non ha ancora raggiunto accordi di rimpatrio.
Nel frattempo, a Porto Empedocle, dove recentemente ci sono state tensioni tra oltre 1.200 migranti in attesa in una tensostruttura, è in corso una corsa contro il tempo per realizzare un nuovo hotspot che dovrebbe alleviare la pressione sul centro di prima accoglienza di Lampedusa, che conta attualmente oltre 2.100 persone. Nonostante gli sforzi, Lampedusa continua ad essere una meta di sbarchi incessanti, con 239 arrivi registrati solo nella notte scorsa. Inoltre, è stato recuperato il cadavere di un uomo al largo dell’isola di Lampione.
Cosa vuole fare il governo con i migranti
L’aumento costante degli sbarchi di migranti irregolari sulle coste italiane ha posto una notevole sfida al sistema di accoglienza del paese e al governo stesso. Nel tentativo di affrontare questa situazione complessa, il governo italiano ha adottato diverse misure e strategie, alcune delle quali sono state implementate tramite il decreto Cutro. Questo resoconto dettagliato esplorerà le azioni intraprese dal governo per gestire la crisi migratoria, con particolare attenzione alla creazione di nuovi centri per il rimpatrio dei migranti irregolari.
Creazione dei Centri per il Rimpatrio
Il governo italiano, consapevole dell’urgente necessità di affrontare la crescente sfida dell’immigrazione irregolare, ha deciso di adottare le misure previste nel decreto Cutro. Uno dei principali provvedimenti consiste nell’istituire nuovi centri per il rimpatrio dei migranti irregolari. Il primo di questi centri è stato avviato a Pozzallo, in provincia di Ragusa, in Sicilia. I lavori sono già in corso, con l’obiettivo di completarli nelle prossime settimane. Questo centro è progettato per ospitare poco meno di 90 migranti irregolari che hanno poche probabilità di ottenere lo status di richiedente asilo.
Espansione su tutto il territorio
La strategia del governo è quella di estendere queste soluzioni a tutte le regioni italiane, iniziando da quelle più colpite dall’afflusso migratorio. Inoltre, il Ministero dell’Interno e il Commissario per l’Emergenza, in collaborazione con sindaci e presidenti regionali, stanno lavorando per individuare strutture idonee anche nelle regioni del Veneto e del Friuli Venezia-Giulia. Tuttavia, è importante sottolineare che questa è solo una parte di un quadro più ampio.
Nuovo decreto in programma
La creazione di centri per il rimpatrio rappresenta solo un tassello di una strategia più ampia. Il governo intende varare un nuovo decreto entro settembre, che fornirà risorse aggiuntive e personale per potenziare il sistema di espulsioni, soprattutto per coloro che sono stati identificati come pericolosi. Inoltre, si prevede di introdurre procedure più rapide per la realizzazione dei centri di rimpatrio.
L’attuale situazione
Mentre il governo sta attuando queste misure, gli sbarchi di migranti continuano a verificarsi. L’incremento degli arrivi è stato evidente, con più di 101.000 arrivi dall’inizio del 2023, registrando un aumento del 107% rispetto all’anno precedente. Questo aumento è particolarmente significativo, considerando che nel 2022 ci sono stati complessivamente 48.940 arrivi. Inoltre, durante l’estate, sono stati segnalati più di 12.000 arrivi solo nel mese di agosto.
Le richieste di asilo
In aggiunta agli sbarchi, è aumentato anche il numero di richieste di asilo in Italia. Nel primo semestre del 2023, sono state presentate 72.460 richieste, registrando un aumento del 70,59% rispetto al periodo corrispondente dell’anno precedente. Di queste, il 48,2% è stato respinto, mentre l’8,6% ha ottenuto lo status di rifugiato e il 10,1% ha ottenuto la protezione sussidiaria. Complessivamente, sono stati rilasciati 1.089.815 permessi di soggiorno, inclusi quelli per lavoro, ricongiungimenti familiari e motivi speciali.
Centro di identificazione ed espulsione
I Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE), precedentemente noti come Centri di Permanenza Temporanea (CPT), sono strutture istituite in Italia per trattare gli stranieri sottoposti a provvedimenti di espulsione o respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera quando tali provvedimenti non possono essere eseguiti immediatamente. Questi centri sono stati creati in base all’articolo 12 della legge Turco-Napolitano e hanno lo scopo di effettuare verifiche sull’identità dei detenuti in vista di un’eventuale espulsione. Questo resoconto esaminerà i dettagli relativi ai CIE, dalla legislazione che li ha creati alla loro distribuzione sul territorio italiano.
Legislazione sull’Immigrazione e i CIE
I Centri di Permanenza Temporanea (CPT) sono stati istituiti in Italia nel 1998 con la legge Turco-Napolitano (Legge 40/1998) per regolamentare le questioni legate all’immigrazione. Successivamente, nel 2002, è stata approvata la legge Bossi-Fini (Legge 189/2002) che ha ulteriormente regolamentato l’immigrazione in Italia. Nel 2008, tramite il decreto legge n. 92 del 23 maggio 2008, convertito nella Legge 125/2008, i Centri di Permanenza Temporanea sono stati rinominati Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE).
CIE presenti sul territorio
I CIE sono stati istituiti in varie località in Italia. La loro creazione non è sempre seguita un piano razionale, ma spesso è stata basata su esigenze emergenziali. Di conseguenza, i centri esistenti possono variare notevolmente in termini di strutture e gestione. Alcuni CIE sono stati allestiti in edifici precedentemente utilizzati per altri scopi, come caserme, fabbriche dismesse, centri di accoglienza o ospizi. Attualmente, ci sono cinque CIE in Italia situati a Roma, Caltanissetta, Bari, Torino e Trapani.
CIE precedenti alla riforma
Prima della riforma che ha rinominato i CPT in CIE, c’erano 13 CIE funzionanti in Italia con un totale di 1.901 posti disponibili. Questi centri erano situati in varie città, compresi Bari, Bologna, Brindisi, Lamezia Terme, Crotone, Gradisca d’Isonzo, Milano, Modena, Roma, Torino, Trapani e altri. Ogni centro aveva una capacità diversa e serviva a scopi simili.
Gestione dei CIE
I CIE in Italia sono gestiti da cooperative o associazioni specializzate, come GEPSA e la Confraternita delle Misericordie d’Italia. Queste organizzazioni sono responsabili dell’assistenza e della gestione quotidiana dei detenuti nei centri.
Altri Centri Temporanei
Nel corso degli anni, sono stati allestiti anche altri centri temporanei per far fronte a situazioni di emergenza legate all’immigrazione. Questi centri sono stati creati in seguito a eventi specifici, come la caduta del regime di Ben Ali in Tunisia e l’inizio della guerra civile libica. Gli altri centri temporanei sono stati sparsi in diverse località in Italia per affrontare l’arrivo massiccio di migranti in quei periodi.
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