La dittatura delle minoranze sulla maggioranza

Sui social esiste una realtà parallela che non ha niente a che vedere con il mondo reale

La dittatura delle minoranze sulla maggioranza
Viviamo in un periodo storico che definisco di “nazismo alla rovescia“. Ovviamente (e per fortuna) senza la scia di orrori e di morte che ha causato il nazismo. Però, dal punto di vista culturale, il nazismo di Hitler era quello del pensiero unico: o fai così o fai una brutta fine.

Il nazismo ideologico di cui parlo io riguarda, invece, l’attacco continuo nei confronti di tutti coloro che la pensano diversamente rispetto alla “cultura dominante” del momento. Sappiamo benissimo quali sono gli argomenti: identità di genere, parità di trattamento tra uomo e donna, l’autodeterminazione, ecc, ecc.. Tutti quegli argomenti che possono essere definiti come un rovesciamento di tutto quello che fino a qualche decennio fa era considerato “normale“.

Sui social questo accanimento è molto accentuato, perché è spesso frequentato da persone che nella vita reale non riescono ad emergere, e allora si sfogano dietro un monitor.

Sui social esiste una realtà parallela che non ha niente a che vedere con il mondo reale. E’ fatta di persone senza una vita reale, che vivono di virtuale, e che impazziscono di rabbia quando qualcuno esprime la normalità della vita quotidiana.

Ad esempio, prendiamo Twitter. Twitter non rispecchia assolutamente la realtà perché esistono tantissimi profili fake e tantissimi profili di persone che pubblicano contenuti vietati ai minori. Quella non può assolutamente corrispondere alla realtà. Se qualcuno ha provato a cliccare gli hashtag del momento avrà sicuramente notato (si spera) che i commenti sono pubblicati soprattutto da fake (gente dai nomi strani e foto ancora più strane che scrivono più o meno le stesse cose per spingere un argomento piuttosto che un altro) e da bot (finti profili controllati da una sola persona o da una cosiddetta intelligenza artificiale).

Su Instagram (il social frequentato soprattutto da adolescenti), invece, gli argomenti principali sono le foto e i video delle influencer ai limiti della censura.

Poi c’è Tiktok, il regno della stupidità dove si arriva a morire per partecipare ad una sfida.

Facebook è frequentato soprattutto da 40-60enni che pubblicano foto di gattini e ridono per le frasi più sceme, ma che non cliccano sul link di una notizia nemmeno sotto tortura.

Fatta questa premessa, una minoranza chiassosa (sia sui social, sia su alcuni giornali) ha criticato le parole della Palombelli a Sanremo. Prendiamo spunto da un articolo de “Il Fatto Quotidiano” per capire cos’ha detto la Palombelli e da chi è stata criticata.

Cosa ha detto la Palombelli a Sanremo:

Alle donne italiane voglio raccontare chi sono. Sono stata una ragazza che amava i Beatles e i Rolling Stones e che ascoltava di nascosto De Andrè. Mio padre invece amava Sanremo. Lo guardavamo insieme e lui voleva diventassi come Gigliola Cinquetti: un filo di perle, il matrimonio, una vita tranquilla“.

Invece io ero una ragazzina ribelle. Guidavo moto e auto senza patente, dovevo ribellarmi ma dovevo anche studiare tanto per conquistarmi la stima di papà e la libertà. Per farlo l’unico modo era andare a lavorare. Lui mi diceva se continui così vai a lavorare e a 15 anni sono andata a lavorare e non ho ancora smesso. Ho fatto di tutto: la segretaria, la commessa, la sondaggista“.

Volevo fare l’amore ma volevo anche lavorare. Erano gli anni 70 e oltre a lavorare bisognava lottare per i diritti, perché voi ragazze, voi donne giovani i diritti li avete trovati già fatti, e noi invece li abbiamo dovuti costruire anche andando in piazza. Adesso tocca voi a difenderli, però con quel sorriso determinato che sapete di avere. Ragazze, la chiave del futuro è in queste parole: ribellatevi sempre. Tanto non andremo mai bene, ci criticheranno sempre, ci umilieranno, ci metteranno le mani addosso, non saremo mai perfette, non andremo mai bene ai mariti, padri, fratelli“.

E’ un monologo di una donna di 67 anni che ha raccontato la sua vita, la sua generazione, la sua realtà.

Le critiche:

Il suo monologo sulle donne, però, non è piaciuto ai giornali progressisti e alle donne che campano pubblicando foto sui social e che fanno le marchette.

La Palombelli, a differenza della stragrande maggioranza delle donne della tv che hanno iniziato la loro carriera con i calendari e le scene di nudo (quello che fanno ora molte influencer), si è data da fare lavorando.

Viene criticata da persone che non si rendono minimamente conto che se hanno la possibilità di esprimere le loro stupide opinioni è grazie alle generazioni precedenti, compresa quella della Palombelli. Se non fosse stato per le generazioni precedenti, di cui fa parte anche la Palombelli, non si celebrerebbe la giornata che ricorda il diritto delle donne di votare. Le donne non potrebbero partecipare alla vita politica, non potrebbero esprimere opinioni, non potrebbero lavorare, non potrebbero nemmeno divorziare (continuando a subire le violenze degli uomini).


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