Il caos dei giornali nel raccontare le proteste nel porto di Trieste

I giornali non riescono o non vogliono raccontare con precisione cosa sta accadendo al Porto di Trieste

Il caos dei giornali nel raccontare le proteste nel porto di Trieste
I giornali non riescono o non vogliono raccontare con precisione cosa sta accadendo al Porto di Trieste, figuriamoci cosa sono capaci di inventarsi quando parlano di un’altra nazione dove non sono presenti loro inviati e si affidano ad agenzie di stampa di non si sa quale provenienza.

Alcuni giornali (e anche la tv) hanno subito sminuito la protesta parlando di divisioni interne, di pochi manifestanti, che in realtà sono più le persone che non c’entrano nulla con i portuali che quelli che lavorano al porto (senza alcuna prova, ma tanto basta insinuare il sospetto). Ricordiamoci che l’Italia è al 41esimo posto per libertà di informazione. Lo stato africano del Burkina Faso è più libero dell’Italia.

Alcuni giornali hanno, poi, detto che sono solo una 15ina quelli che protestano e che le attività del porto non si sono mai fermate. In realtà chi protesta ha sempre affermato che chi voleva lavorare poteva continuare a farlo, quindi sono stati loro i primi a non fermare le attività.

Intanto, però, il presidente dell’autorità portuale ha detto che il blocco non è più tollerabile perché “le legittime manifestazioni di dissenso devono essere garantite, ma non possono impedire ad un porto e ad una città di continuare a generare reddito“.

Ma quindi se sono solo 4 gatti a protestare e le attività non si sono mai fermate, com’è possibile che contemporaneamente il presidente dell’autorità portuale faccia intendere che quel blocco sta causando problemi? Addirittura si sta parlando di sgomberare i manifestanti con le forse dell’ordine (molte delle quali anche loro non vaccinate e di conseguenza contro il Green Pass).

Purtroppo anche questa volta bisogna prendere con le pinze quello che arriva dai media italiani e seguire gli sviluppi su Twitter.

C’è, però, anche da sottolineare che la stampa estera sta seguendo con attenzione quello che sta avvenendo in Italia dopo l’introduzione del Green Pass obbligatorio per i lavoratori.

Ci sono state mobilitazioni in diverse città italiane per l’introduzione dell’obbligo di Green Pass. I cortei non ci sono stati solo a Trieste, ma anche a Genova, Milano, Bologna, Ancona, Firenze, Roma, Napoli, Messina, Catania, ecc. La stampa italiana ha, però, dato poco risalto al dissenso in queste città. Invece, la situazione è stata seguita dai maggiori quotidiani esteri.

Questo perché in nessuno Stato europeo la Certificazione Verde è stata estesa anche ai lavoratori, anzi nella maggior parte non viene utilizzata o è stata abolita del tutto. Ad esempio, nel Regno Unito, in Spagna e nei Paesi Scandinavi il Green Pass non esiste più. Il termine “pandemia” è stato sostituito da epidemia o influenza. Inoltre, non si fanno distinzioni su cittadini vaccinati e non vaccinati. Quindi, la situazione in Italia con l’obbligo della Certificazione Verde anche sul lavoro fa notizia.

In sostanza, i giornali esteri hanno tutti criticato il Green Pass esteso ai lavoratori.

Il Washington Post ha scritto: “L’Italia inizia a far rispettare uno degli obblighi di vaccino sul posto di lavoro più severi al mondo. Si rischia un contraccolpo“.

Il New York Times ha parlato di misure “più severe in assoluto sui vaccini” e di “un caso senza precedenti tra le democrazie occidentali“.

Il Wall Street Journal ha rimarcato la durezza dei provvedimenti adottati dal nostro Paese, ma anche le difficoltà nell’applicarli in concreto e l’inefficacia di una serie di imposizioni che “non hanno comunque portato all’auspicato boom nelle vaccinazioni“.

La Cnn si è concentrata sulle proteste che hanno segnato il 15 ottobre, data che ha visto l’entrata in vigore del Green pass obbligatorio.

L’Italia scossa dalle proteste mentre entra in vigore il mandato di vaccino più rigoroso d’Europa“, titola Forbes, tra le principali riviste di economia degli Stati Uniti. “Mentre molti Paesi hanno cercato di convincere le persone a vaccinarsi con degli incentivi, altri Stati come l’Italia hanno utilizzato strategie più coercitive per far ricadere sui non vaccinati il ​​peso delle loro decisioni“.

Il Guardian ha anticipato “disordini e caos nel mercato del lavoro” in vista dell’adozione del certificato verde.

Il Financial Times ha scritto: “Il governo italiano ritiene che le misure più severe indurranno 3,8 milioni di lavoratori italiani non vaccinati a ricevere la somministrazione. Tuttavia la mossa è stata accolta con feroce resistenza da una parte della popolazione, convinta che le regole violino i loro diritti“.

Per il giornale tedesco Süddeutsche Zeitungnessuno si è spinto così lontano” nell’imposizione di obblighi ai cittadini. In Germania non esiste alcun obbligo di Pass sul lavoro e per i lavoratori che hanno scelto di non vaccinarsi le aziende sono obbligate a fornirne almeno due test veloci a settimana ai propri dipendenti che lo richiedono.

Il giornale francese Le Parisen ha sottolineato come l’imposizione del Green pass, oltre a scatenare rabbia e proteste, potrebbe presto avere forti ripercussioni anche sulla produzione.


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