Prendersi cura dei genitori anziani non è solo dovere morale legato al rapporto di filiazione. La legge impone alcuni doveri ai figli nei confronti dei genitori, sebbene questi obblighi non siano ampi quanto quelli che i genitori hanno verso i propri figli
Quando i genitori anziani devono andare a vivere a casa dei figli?
Prendersi cura dei genitori anziani è prima di tutto un dovere morale, strettamente legato al rapporto di filiazione, salvo situazioni particolari. Tuttavia, non si tratta solo di una questione etica o sentimentale, ma anche di un aspetto giuridico. La legge impone alcuni doveri ai figli nei confronti dei genitori, sebbene questi obblighi non siano ampi quanto quelli che i genitori hanno verso i propri figli.
Quando i genitori anziani non sono più autosufficienti, è necessario provvedere alla loro assistenza. Questa può essere fornita direttamente dai figli oppure tramite il ricorso a professionisti esterni. Spesso, prendersi cura dei genitori in modo diretto è la soluzione preferita dalle famiglie, poiché consente di risparmiare denaro e di fare affidamento su un rapporto di fiducia e conoscenza reciproca. Tuttavia, questa scelta potrebbe non essere sempre pratica, soprattutto se i figli sono già impegnati con il lavoro e la vita quotidiana. In molti casi, per semplificare la gestione e risparmiare tempo e denaro, si opta per trasferire i genitori nella casa dei figli.
Tale soluzione, seppur conveniente sotto molti aspetti, può però alterare gli equilibri familiari. A volte sono i genitori stessi a non voler rinunciare alla propria indipendenza e comfort, altre volte sono i figli a non sentirsi pronti ad accogliere questa responsabilità. È utile quindi chiarire i dubbi che sorgono in merito a questa decisione.
In quali casi i genitori anziani devono andare a vivere a casa dei figli?
Quando i genitori anziani iniziano a perdere la propria autosufficienza, soprattutto a causa dell’età avanzata o di malattie, è necessario che i figli prestino attenzione alla loro situazione, assicurandosi che non si trovino in condizioni di pericolo. Infatti, la legge prevede che l’abbandono di una persona incapace costituisca reato, punito con la reclusione da 6 mesi a 5 anni. La pena può aumentare se dall’abbandono deriva una lesione personale o se il reato viene commesso da una persona vicina come un genitore, figlio, tutore o coniuge. Questo reato si applica solo se il genitore non è in grado di badare a sé stesso.
Oltre a questa casistica specifica, esiste un obbligo più generale di assistenza verso i genitori anziani, sebbene sia meno gravoso rispetto a quello che i genitori hanno verso i figli. In particolare, si parla dell’obbligo alimentare previsto dall’articolo 438 del Codice civile. Questo obbligo non riguarda solo i figli e i genitori, ma è esteso a tutti i familiari, con l’obiettivo di garantire assistenza alle persone in difficoltà, limitando l’intervento dello Stato solo a chi non ha familiari su cui contare.
L’obbligo alimentare
L’obbligo alimentare è diverso dal mantenimento o da altri obblighi legati alla responsabilità genitoriale. Esso si applica solo a chi si trova in una situazione di bisogno, cioè a chi non è in grado di soddisfare da solo le proprie necessità primarie. Questi bisogni comprendono:
- Vitto
- Alloggio
- Cure mediche
- Assistenza personale di base
L’obbligo alimentare ha una natura prevalentemente economica, ma le parti possono concordare anche una modalità diretta di adempimento, come prendersi cura del genitore personalmente. Questo obbligo non riguarda solo i figli: l’ordine di priorità stabilito dalla legge prevede che i figli siano secondi dopo il coniuge del genitore. Pertanto, se il coniuge non è presente o è impossibilitato a fornire assistenza – situazione frequente quando entrambi i genitori hanno bisogno di aiuto – l’obbligo ricade sui figli.
L’assistenza può essere fornita direttamente portando i genitori a vivere con sé, ma questa è una decisione che deve essere presa in accordo tra le parti. I genitori non possono obbligare i figli a ospitarli nella propria casa, così come i figli non possono rifiutarsi di pagare gli alimenti offrendo l’ospitalità come unica soluzione. Se ci sono conflitti, è possibile rivolgersi a un giudice, che stabilirà l’importo mensile da versare per garantire l’assistenza necessaria ai genitori, tenendo conto delle possibilità economiche di chi è obbligato.
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