Il governo israeliano starebbe offrendo ai rifugiati e richiedenti asilo africani la possibilità di ottenere la residenza in cambio del loro arruolamento nell’IDF, l’esercito israeliano
Rifugiati africani reclutati da Israele per combattere a Gaza in cambio della residenza. Secondo un’inchiesta del quotidiano israeliano Haaretz, il governo israeliano starebbe offrendo ai rifugiati e richiedenti asilo africani la possibilità di ottenere la residenza in cambio del loro arruolamento nell’IDF, l’esercito israeliano. La proposta riguarda circa trentamila persone presenti nel Paese. L’inchiesta, basata su fonti militari, ha rivelato che non si tratterebbe di una pratica del tutto nuova per Israele.
Già in passato, il Ministero della Difesa israeliano aveva esplorato la possibilità di coinvolgere richiedenti asilo nelle operazioni militari, in particolare dopo l’attacco del 7 ottobre, quando la morte di tre rifugiati aveva provocato la reazione di altri nella stessa situazione. Questi ultimi avevano manifestato la loro disponibilità a combattere nella Striscia di Gaza.
La novità di questa proposta risiede nel fatto che, a seguito delle pressioni interne al governo Netanyahu, soprattutto da parte delle fazioni più critiche nei confronti dell’immigrazione, i richiedenti asilo potrebbero ora ottenere un percorso accelerato per la residenza se accettano di partecipare a operazioni militari ad alto rischio, definite come “operazioni ad alto rischio di morte”.
Secondo quanto riportato dalle fonti citate da Haaretz, operazioni di questo tipo, che l’Occidente tende a considerare come pratiche coercitive di regimi autocratici, in Israele vengono eseguite “in modo organizzato, con il supporto legale dei consulenti dell’establishment della difesa”. Questo dettaglio evidenzierebbe come tali pratiche siano strutturate e autorizzate legalmente nel contesto israeliano.
Un ulteriore problema legato a questa questione riguarda i cittadini sudafricani presenti in Israele che si sono arruolati nell’IDF. Nei mesi scorsi, il governo del Sudafrica ha espresso una chiara posizione contraria: il ministro degli Esteri Naledi Pandor ha dichiarato che tale azione “può potenzialmente contribuire alla violazione del diritto internazionale”, con la possibilità di procedimenti giudiziari nei confronti dei sudafricani che scelgono di combattere con Israele.
Oltre a questo, l’inchiesta di Haaretz riferisce che il governo israeliano starebbe anche valutando un’espansione della pratica attraverso una sorta di “ius scholae”, ipotizzando la possibilità di reclutare i figli dei richiedenti asilo che sono cresciuti e sono stati educati nelle scuole israeliane.
Questa proposta ha sollevato diverse questioni, considerando che la partecipazione a operazioni militari di questo tipo potrebbe avere conseguenze internazionali e sollevare dibattiti etici e giuridici.
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