In base al piano di pace proposto da Trump per l’Ucraina, l’Europa potrebbe ritrovarsi a dover sostenere il peso economico della ricostruzione del Paese, stimato in circa 1.000 miliardi di euro
Il piano di Trump per la ricostruzione dell’Ucraina costerà all’Ue 1.000 miliardi. In base al piano di pace proposto da Donald Trump per l’Ucraina, l’Europa potrebbe ritrovarsi a dover sostenere il peso economico della ricostruzione del Paese, stimato in circa 1.000 miliardi di euro. La Russia sembra favorevole a discutere la proposta dell’ex presidente statunitense, mentre gli Stati Uniti potrebbero ridurre il loro impegno diretto nel conflitto, lasciando la maggior parte del costo al Vecchio Continente.
Dopo la recente vittoria di Trump alle elezioni, l’Ucraina è tornata al centro dell’attenzione, poiché il tema della guerra è stato uno dei punti principali della sua campagna elettorale. Trump ha promesso di avere un piano di pace capace di mettere fine alle ostilità “in pochi giorni”, sebbene non abbia ancora discusso pubblicamente i dettagli del suo piano.
La Russia sembra accogliere con favore sia la vittoria di Trump sia la possibilità di un piano di pace che potrebbe consolidare la loro posizione territoriale in Ucraina. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha inviato congratulazioni formali al neo-eletto presidente, ma si dice che sia preoccupato per il possibile sviluppo degli eventi, che potrebbe costringere l’Ucraina a fare concessioni difficili.
Il piano di Trump potrebbe effettivamente gravare sulle spalle dell’Europa. Se Washington si ritirasse dal supporto all’Ucraina, come sembra possibile, l’Europa dovrà affrontare da sola i costi della ricostruzione in un Paese devastato dalla guerra, con vaste aree distrutte, debiti enormi, milioni di sfollati e un intero tessuto sociale ed economico da ricostruire.
Il Wall Street Journal ha pubblicato alcuni dettagli del piano di Trump: tra i punti chiave ci sarebbe il congelamento del conflitto e la cessione alla Russia di territori che già occupa, come la Crimea, la zona costiera del Mar d’Azov e gran parte del Donbass. La proposta includerebbe la creazione di una zona demilitarizzata di 1.300 chilometri lungo l’attuale linea del fronte, con garanzie per l’Ucraina contro futuri attacchi e un impegno alla neutralità da parte di Kiev, che rinuncerebbe a unirsi alla NATO e, forse, anche all’Unione Europea.
Zelensky, che finora ha sostenuto una posizione ferma di “nessun territorio alla Russia”, potrebbe essere costretto a rivedere questa linea in caso di pressioni dalla Casa Bianca. In una dichiarazione di settembre, J.D. Vance, il vicepresidente designato da Trump, aveva affermato: “I tedeschi e le altre nazioni devono finanziare la ricostruzione dell’Ucraina”.
La cifra stimata per la ricostruzione continua a crescere: già ad aprile 2023, David Malpass, presidente della Banca Mondiale, aveva indicato un costo di circa 411 miliardi di dollari. Ma secondo stime più recenti, Bloomberg ha portato questa cifra fino a 1.000 miliardi di euro.
L’Unione Europea ha proposto di utilizzare circa 200 miliardi di euro in beni russi congelati per contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina, anche se l’accesso a queste risorse potrebbe risultare complesso. Tuttavia, due grandi aziende statunitensi, BlackRock e JP Morgan, hanno già siglato accordi preliminari con Zelensky per la futura privatizzazione delle risorse ucraine e per gestire il processo di ricostruzione.
Se il piano di Trump verrà attuato, gli Stati Uniti, dopo aver sostenuto l’Ucraina contro l’invasione russa, potrebbero abbandonare il campo lasciando all’Europa l’onere di coprire i costi. Questo flusso di denaro potrebbe finire principalmente nelle casse di grandi aziende americane, creando una situazione complessa per i contribuenti europei.
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