Il piano di difesa della NATO in caso di attacco della Russia

Il quotidiano tedesco Bild ha pubblicato i dettagli di un piano di difesa della NATO in caso di attacco della Russia

Il piano di difesa della NATO in caso di attacco della Russia
Il piano di difesa della NATO in caso di attacco della Russia. Il quotidiano tedesco Bild ha pubblicato i dettagli di un piano di difesa della NATO in caso di attacco della Russia a un Paese europeo o membro della NATO. Il piano si basa su 3 punti fondamentali. In primo luogo, prevede un ruolo di coordinamento centrale da parte di Germania e Gran Bretagna, che opererebbero sotto il comando americano. In secondo luogo, si prevede un ruolo di prima linea per i Paesi baltici (Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia) al fine di contrastare un’eventuale invasione russa, con il supporto di 300.000 soldati europei-americani di pronto intervento. Infine, il piano prevede un aumento della produzione bellica.

Uno degli aspetti controversi del piano è che, per garantire una risposta rapida senza ostacoli politici, il Comandante supremo alleato della NATO in Europa potrebbe prendere decisioni offensive e difensive prima dell’approvazione da parte dei Parlamenti degli Stati membri dell’Unione Europea in caso di minaccia russa. Il Comando supremo NATO in Europa è di esclusiva competenza americana, e attualmente è guidato dal Generale Ghristopher G. Cavoli, nominato il 4 luglio 2022.

Secondo il piano, i Paesi baltici non avrebbero una libertà di azione autonoma, ma sarebbero sottoposti al coordinamento militare della Germania per la Lituania, del Canada per la Lettonia, della Gran Bretagna per l’Estonia e degli Stati Uniti per la Polonia. La Germania, sotto supervisione americana, svolgerebbe un ruolo significativo nel piano di difesa, sia come centro logistico per le forze NATO sia attraverso il contributo di 35.000 soldati alla forza di pronto intervento di 300.000.

La NATO è consapevole che l’attuale capacità produttiva di armi e munizioni non sarebbe sufficiente per supportare una guerra convenzionale, che richiede una potenza di fuoco duratura nel tempo. Inoltre, gli arsenali militari della NATO sono quasi esauriti, a causa delle donazioni di armi e munizioni all’Ucraina, che non hanno prodotto risultati militari significativi e che sono andate in gran parte perdute.

Oltre alle questioni logistiche riguardanti armi leggere e munizioni, sarebbe necessario aumentare la produzione di sistemi di artiglieria, proiettili da 155mm, carri armati, missili a lungo raggio e sistemi di difesa aerea. Tuttavia, questa trasformazione dell’economia europea da civile a economia di guerra non sarebbe fattibile, poiché incontrerebbe l’opposizione di settori imprenditoriali e finanziari che non sono coinvolti nella vendita di armi e materiale militare.

Inoltre, l’industria bellica occidentale è principalmente di proprietà privata e guidata dalla logica del profitto, senza considerare altri fattori. Già ora le principali industrie belliche europee e americane richiedono garanzie di acquisto e pagamenti anticipati a seguito della richiesta della NATO di aumentare la produzione di armi e munizioni per evitare il collasso totale dell’Ucraina.

Un altro ostacolo significativo è rappresentato dalle materie prime. L’Europa dipende dalle forniture di materie prime provenienti dall’Africa. L’accerchiamento russo-cinese dell’Occidente ha spinto i Paesi africani a cercare alternative economiche, minacciando la tradizionale economia coloniale che ha permesso all’Europa e agli Stati Uniti di approvvigionarsi di materie prime a basso costo. Questo crea un grosso problema per l’Occidente.

Infine, il piano di difesa della NATO prevede che le forze armate baltiche e i 300.000 soldati della forza di pronto intervento possano resistere a un’eventuale invasione russa su larga scala per un periodo compreso tra 8 e 12 mesi. Successivamente, sarebbe necessaria la leva obbligatoria della popolazione in età da combattimento, compresa tra i 17 e i 46 anni. Si consiglia di utilizzare una precisa strategia di comunicazione per evitare proteste immediate da parte della popolazione.

In caso di inizio di un conflitto europeo, i media e i governi occidentali dovrebbero rassicurare l’opinione pubblica sul fatto che le forze armate baltiche e i 300.000 soldati NATO siano sufficienti per fermare l’avanzata russa. Successivamente, l’opinione pubblica dovrebbe essere sensibilizzata per aumentare gli arruolamenti volontari, mentre i media dovrebbero creare un clima di paura e psicosi bellica, reprimendo senza esitazioni qualsiasi voce contraria, al fine di creare le condizioni per l’arruolamento forzato, con il coinvolgimento delle forze dell’ordine che preleverebbero i reticenti nelle loro case qualora non si presentassero ai centri di arruolamento.

Va sottolineato che il piano militare della NATO non riguarda solo la difesa, ma potrebbe anche prevedere operazioni offensive contro la Russia, creando un credibile “casus belli” (un evento per il quale uno stato si trova nella necessità di difendersi con la guerra), come è accaduto nel caso dell’incidente fittizio del Golfo del Tonchino che ha scatenato la guerra americana in Vietnam.

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