Il governo ha cambiato la legge per “favorire” l’export di armi?

Il governo ha modificato la legge 185 del 1990 sull’import-export di armamenti proponendo di rimettere nelle mani della politica, e non più di un’agenzia indipendente, le decisioni riguardanti i criteri per il commercio di armamenti

Il governo ha cambiato la legge per favorire l’export di armi?
Il governo ha cambiato la legge per “favorire” l’export di armi. Il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che introduce modifiche alla legge del 9 luglio 1990, n. 185, che regola il controllo delle movimentazioni internazionali del materiale di armamento. Le modifiche riguardano il meccanismo con cui vengono applicati i divieti alle esportazioni, eliminando alcune incertezze interpretative senza modificare la disciplina di merito. La responsabilità di applicazione dei divieti è stata attribuita al Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD), composto dal presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri degli affari esteri, della cooperazione internazionale, dell’interno, della difesa, dell’economia e delle finanze, e delle imprese e del made in Italy.

Inoltre, il disegno di legge ha rimosso la necessità di autorizzazione alle trattative contrattuali nei casi di scambi con Paesi dell’Unione Europea, ampliato i termini temporali per l’obbligo di documentare le operazioni di esportazione e inasprito le sanzioni amministrative previste in caso di mancato rispetto degli obblighi.

Queste modifiche sembrano essere legate al continuo aumento delle forniture militari all’Ucraina. L’Italia risulta essere tra i produttori dell’Unione Europea con l’italiana Leonardo in prima posizione (12esima posizione mondiale) seguita dalla francese Thales.

Il gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, guidato dagli USA e composto da oltre 50 paesi, ha coordinato gli sforzi per aumentare la produzione di armi e ricostituire le scorte necessarie. Questo aumento della domanda di armamenti è sostenuto principalmente dalla necessità degli Stati Uniti di ricostituire le scorte dopo i massicci invii a favore dell’Ucraina.

Il rapporto dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri) descrive una forte crescita della domanda di armamenti quest’anno. Le vendite mondiali hanno registrato una traiettoria di crescita dal 2015, in parte grazie all’inclusione di imprese cinesi nella rivelazione dei dati.

Le vendite di armi rappresentano una parte significativa dei ricavi per le imprese coinvolte, come il gruppo italiano Leonardo che ha realizzato vendite per circa 13,9 miliardi di dollari nel 2021 (12esima posizione nella classifica mondiale delle top 100). Anche Fincantieri è presente nella classifica al 46esimo posto con vendite di armi per 2,98 miliardi di dollari nel 2021.

Nonostante la Costituzione italiana vieti esplicitamente la cessione di armi, il Governo ha mantenuto il sostegno all’Ucraina con la cessione di armi, nonostante il conflitto sia regolato dalle convenzioni dell’Aia del 1907, che impongono agli Stati neutrali di non favorire le parti in conflitto. Ciò ha portato l’Italia ad essere coinvolta nel conflitto come alleato dell’Ucraina.

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