In Siria, le milizie antigovernative hanno lanciato un attacco a sorpresa riuscendo a sottrarre al controllo governativo di Bashar al-Assad la città di Aleppo e decine di villaggi circostanti
Chi combatte contro chi nella guerra civile in Siria? La lunga e complessa guerra civile in Siria, iniziata nel 2011, è tornata sotto i riflettori internazionali. Le milizie antigovernative hanno recentemente lanciato un attacco a sorpresa, denominato Operazione Dissuasione dell’aggressione, riuscendo a sottrarre al controllo governativo di Bashar al-Assad la città di Aleppo e decine di villaggi circostanti. Aleppo, la città più grande del Paese, era stata riconquistata dal governo nel 2016 dopo anni di aspri combattimenti.
Questa avanzata, definita sorprendente da molti analisti, si è verificata in un momento di debolezza per alcuni attori principali del conflitto, scatenando i combattimenti più intensi dalla tregua del 2020. Quel cessate il fuoco aveva portato una relativa calma nel nord della Siria, mentre tentativi diplomatici internazionali cercavano di reintegrare Assad negli scenari globali.
Nel frattempo, le forze russe e siriane hanno risposto con decine di attacchi aerei, provocando numerose vittime e gravi danni alle infrastrutture.
Le origini del conflitto
Il conflitto siriano è iniziato nel 2011 come una delle tante rivolte delle Primavere Arabe. La dura repressione da parte del governo di Assad e l’interferenza di potenze straniere hanno contribuito a trasformare le proteste in una guerra civile su vasta scala. Negli anni, il conflitto si è frammentato, coinvolgendo una moltitudine di gruppi e attori internazionali con interessi spesso contrapposti.
- Attualmente, le forze antigovernative e i combattenti sostenuti dagli Stati Uniti controllano oltre un terzo del territorio siriano.
- Israele mantiene invece il controllo delle alture del Golan, conquistate durante la guerra del 1967.
Chi sono gli insorti
Il fronte antigovernativo è altamente eterogeneo, ma il gruppo dominante è Hayat Tahrir al-Sham (HTS), in passato noto come Jabhat al-Nusra, che era affiliato ad Al-Qaeda fino al 2016. L’HTS, designato come organizzazione terroristica dall’ONU e da numerosi Paesi, conta fino a 20mila combattenti secondo alcune stime e controlla gran parte del nord-ovest della Siria. Nel 2017 ha istituito un’amministrazione locale.
Secondo Francesco Petronella, analista dell’ISPI, “l’avanzata dell’HTS ha generato allarme nella comunità internazionale per il possibile ‘ritorno di un Califfato’, ma il fronte ribelle sta cercando di proporsi in modo rassicurante, mettendo da parte riferimenti al jihadismo e al salafismo”. Il leader dell’HTS, Abu Mohammad al-Jolani, ha emesso direttive ai suoi uomini imponendo il rispetto per le proprietà, i civili e le minoranze religiose, inclusi i cristiani.
- Altri gruppi ribelli includono formazioni sostenute dalla Turchia, come l’Esercito Nazionale Siriano, e combattenti stranieri, tra cui membri del Partito Islamico del Turkestan e ceceni.
- La Turchia controlla diverse aree nel nord della Siria, ma non rivela il numero delle sue truppe dispiegate.
Le forze pro-governative
Sul fronte opposto si trova l’esercito arabo siriano, guidato da Bashar al-Assad, il cui regime è sostenuto da Russia, Iran e Hezbollah. Grazie al loro aiuto, Assad è riuscito a riprendere gran parte del territorio siriano durante il conflitto.
L’intervento militare russo nel 2015 è stato determinante, consentendo al governo di riconquistare Aleppo nel 2016. La recente perdita di Aleppo rappresenta però un duro colpo per Assad.
- La Russia mantiene basi navali e aeree strategiche in Siria, ma l’attenzione di Mosca è parzialmente distolta dal conflitto in Ucraina.
- Anche l’Iran ha fornito un sostegno fondamentale con milizie sciite e consulenti militari.
- Tuttavia, le forze alleate come Hezbollah appaiono indebolite dai recenti scontri con Israele.
Il ruolo delle potenze straniere
Un altro attore chiave sono le Forze Democratiche Siriane (SDF), sostenute dagli Stati Uniti, che controllano ampie aree della Siria orientale. Questa coalizione curdo-araba, guidata dall’Unità di Difesa Popolare (YPG), ha combattuto contro lo Stato Islamico, catturando l’ultimo territorio detenuto dagli estremisti nella Siria orientale.
Un piccolo contingente di soldati statunitensi è ancora presente nella regione per impedire una possibile rinascita dello Stato Islamico. Tuttavia, la Turchia considera il YPG un’organizzazione terroristica a causa dei suoi legami con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), in conflitto con Ankara da decenni.
- The National Front for Liberation, sostenuto dalla Turchia, include fazioni dell’Esercito Libero Siriano (FSA).
- Sfide future:
- “HTS ha detto molte cose giuste sulle minoranze”, ma la loro reale volontà di cambiare rimane incerta.
Un conflitto fluido e imprevedibile
La guerra civile siriana resta estremamente complessa e fluida. Una costante sembra però emergere: quando un attore del conflitto si dimostra debole, finisce inevitabilmente sotto attacco da parte di tutti gli altri.
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