Quando l’imprenditore non può essere accusato di evasione fiscale?

L’imprenditore che incarica il commercialista di presentare la dichiarazione Iva può essere condannato per evasione fiscale, ma in alcuni casi si possono evitare sanzioni più pesanti


Quando l’imprenditore non può essere accusato di evasione fiscale? L’imprenditore che affida al commercialista la presentazione della dichiarazione IVA può essere condannato per evasione fiscale, ma ci sono circostanze in cui è possibile evitare sanzioni più gravi.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6820 del 15 febbraio 2024, ha delineato i criteri relativi alla mancata presentazione della dichiarazione IVA da parte del commercialista.

Il caso affrontato riguardava un manager aziendale accusato di non aver presentato la dichiarazione IVA per la società di cui era responsabile. La difesa del manager si basava sul fatto di aver formalmente incaricato il commercialista di svolgere tale compito. I giudici di primo e secondo grado hanno confermato la responsabilità penale del manager, ma la Corte di Cassazione ha espresso un parere opposto.

La Corte ha stabilito che in assenza di dolo specifico è possibile evitare la pena detentiva se è stato dato mandato al commercialista per la presentazione della dichiarazione IVA.

Il caso

In un caso giudiziario, un imprenditore è stato condannato in primo e secondo grado a un anno, un mese e 15 giorni di reclusione per non aver presentato le dichiarazioni Iva negli anni 2013, 2014 e 2015, ai sensi dell’articolo 5 del decreto legislativo n. 74 del 2000. La condanna tiene conto delle circostanze attenuanti generiche e della continuità dei reati.

Il legale dell’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza del tribunale territoriale, sostenendo che la corte non ha affrontato l’argomento dell’avvenuto deposito della comunicazione annuale dei dati Iva, che avrebbe dimostrato l’assenza di dolo specifico. Secondo la difesa, il fatto che siano state presentate le comunicazioni annuali conferma l’asserto dell’imputato fin dall’inizio: l’omissione è stata causata da una comunicazione errata con lo studio commercialista incaricato della contabilità aziendale.

Inoltre, la società ha aderito alla rottamazione quater per regolarizzare la sua situazione, confermando la mancanza di intenti fraudolenti.

La Corte di Cassazione ha ribadito che nel contesto dei reati tributari, l’aver affidato la preparazione delle dichiarazioni ad un professionista non esenta il soggetto obbligato dalla responsabilità penale per l’omessa dichiarazione. Quest’ultima costituisce un reato proprio, indicando che la legge tributaria considera il dovere della dichiarazione come personale e non delegabile. Tuttavia, in assenza di prova del dolo specifico di evasione fiscale, gli elementi di fatto indicano che non vi è stata una volontà preordinata di eludere il pagamento delle imposte oltre la soglia di rilevanza penale. Di conseguenza, i rilievi del contribuente sono stati accolti e il giudizio è stato rinviato alla Corte d’Appello.

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