L’Agenzia delle Entrate ha reso disponibili i dati ufficiali riguardanti il numero di accertamenti fiscali programmati per il triennio 2024-2026. Questi dati sono importanti per capire quale sia la probabilità di essere sottoposti a controlli
Qual è la probabilità di avere controlli dall’Agenzia Entrate? L’Agenzia delle Entrate ha reso disponibili i dati ufficiali riguardanti il numero di accertamenti fiscali programmati per il triennio 2024-2026, così come quelli eseguiti negli anni precedenti. Questi dati sono importanti per capire quale sia la probabilità effettiva di essere sottoposti a controlli da parte dell’Agenzia.
Molti contribuenti, durante la compilazione delle dichiarazioni fiscali o il versamento delle imposte, possono essere tentati di eludere il fisco nascondendo redditi o manipolando costi e detrazioni. Tuttavia, spesso si chiedono se veramente rischiano di essere scoperti.
La realtà è che la probabilità di essere soggetti a controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate è un fattore determinato da variabili, e non è una certezza. Questa incertezza può far sentire sicuri gli evasori, soprattutto considerando la scarsa deterrenza degli accertamenti fino a questo momento. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha elaborato un piano per contrastare l’evasione fiscale, anche se la sua efficacia rimane da verificare.
Riforma fiscale: cosa prevede sui controlli
Il Fisco, da sempre, ha vigilato sul rispetto degli obblighi fiscali, fondamentali per assicurare entrate sufficienti allo Stato. Questa sorveglianza si è tradizionalmente manifestata attraverso controlli da parte dell’Amministrazione Finanziaria, necessari poiché molti evaderebbero le tasse in assenza di monitoraggio.
Tuttavia, la riforma fiscale del 2023, entrata in vigore nel 2024, ha introdotto un cambiamento significativo in questo approccio. Sebbene l’obiettivo principale rimanga il contrasto all’evasione fiscale, si è adottato un approccio più morbido nei confronti dei controlli, focalizzandosi sulla prevenzione degli inadempimenti anziché sulla loro sanzione retroattiva.
L’accento ora è posto sulla promozione del pagamento spontaneo delle tasse, riducendo l’uso di misure coercitive e favorendo l’adesione volontaria al sistema fiscale. Tuttavia, rimangono strumenti coercitivi necessari per sanzionare coloro che non rispettano volontariamente gli obblighi fiscali.
Lotta all’evasione: come si fa in concreto
L’Agenzia delle Entrate si impegna nella lotta all’evasione fiscale attraverso una combinazione di controlli tradizionali e assistenza ai contribuenti. Questi controlli possono essere sia preventivi che successivi, mentre l’assistenza è mirata a aiutare i contribuenti nell’adempiere ai propri obblighi fiscali. Un obiettivo chiave è la promozione di una cooperazione più stretta e basata sulla fiducia reciproca tra l’Amministrazione finanziaria e i cittadini.
La digitalizzazione dei servizi gioca un ruolo fondamentale in questo processo, con l’adozione di strumenti come la fattura elettronica e i pagamenti elettronici tramite codici QR. L’informazione fiscale fornita dagli organi ufficiali, tramite siti istituzionali, guide, tutorial e dichiarazioni precompilate, è stata incrementata nel tempo. Queste dichiarazioni precompilate sono sempre più user-friendly e consentono ai contribuenti di evitare controlli fiscali se accettano i dati forniti senza apportare modifiche.
Tax compliance: perché funziona
L’Agenzia delle Entrate promuove l’adempimento spontaneo delle tasse attraverso varie strategie, tra cui la tax compliance. Un esempio tangibile di questo approccio sono le milioni di lettere di comunicazioni di irregolarità inviate ai contribuenti, che possono risolvere le discrepanze segnalate con sanzioni ridotte, evitando l’emissione di avvisi di accertamento esecutivo o cartelle di pagamento.
Con le lettere di compliance, l’Agenzia avverte i contribuenti degli errori nelle loro dichiarazioni e li incoraggia a correggerli volontariamente. Nel 2023, queste lettere hanno portato a pagamenti spontanei di quasi 2 miliardi di euro.
Agenzia Entrate: programma di controlli
L’Agenzia delle Entrate ha pianificato un programma di controlli per contrastare l’evasione fiscale, come indicato nel Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO) per il triennio dal 2024 al 2026. Questo prevede l’effettuazione di 320.000 controlli sostanziali ogni anno su imposte dirette, IVA, IRAP, imposta di registro e altri settori, con l’obiettivo di recuperare almeno 11 miliardi di euro all’anno.
I controlli sostanziali sono mirati principalmente alle categorie considerate ad alto rischio di evasione e non coinvolgono tutti i contribuenti. Nel triennio menzionato, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza analizzeranno complessivamente 210.000 soggetti, con un focus particolare sulle grandi imprese e società multinazionali, definite come quelle con un fatturato mondiale superiore a 750 milioni di euro all’anno.
Il PIAO sottolinea l’intenzione dell’Agenzia di passare da verifiche postume a verifiche preventive, promuovendo l’adempimento spontaneo attraverso il concordato preventivo biennale per le imprese di minori dimensioni e l’adempimento collaborativo per le imprese più grandi.
Gli indici di rischio evasione
Gli indici di rischio evasione sono parametri utilizzati dall’Agenzia delle Entrate per individuare i contribuenti con una maggiore probabilità di evadere le tasse. Questi indici si basano su diversi fattori, che vengono aggiornati annualmente in base all’andamento dei fenomeni e ai nuovi comportamenti evasivi scoperti nel frattempo.
Essi includono principalmente:
- Incongruenze tra i dati dichiarati dai contribuenti e quelli presenti nelle banche dati dell’Anagrafe Tributaria, che comprendono informazioni da varie fonti (contributi Inps, dati aziendali dal Registro Imprese delle Camere di Commercio, atti registrati nei registri immobiliari, possesso di veicoli iscritti al PRA, locazioni e affitti, dati forniti dai sostituti d’imposta nelle Certificazioni Uniche e nei modelli 770, fatture elettroniche, sistema TS – Tessera Sanitaria, ecc.).
- Movimenti finanziari eccessivi, sospetti o non coerenti con il profilo reddituale e patrimoniale del contribuente, estratti dall’Archivio dei rapporti finanziari (Anagrafe dei conti correnti), che comprende anche depositi finanziari di altro tipo, come rapporti titoli. Ad esempio, movimenti finanziari significativi da parte di individui con bassi redditi o imprenditori con ricavi modesti possono sollevare sospetti.
- Variazioni significative nei redditi o nel patrimonio non giustificate dalle dichiarazioni o dal profilo del contribuente. Ad esempio, un improvviso aumento di ricchezza non correlato ad eredità o vincite al gioco può essere considerato sospetto.
- Ritardi o mancati pagamenti delle imposte, che possono indicare una tendenza a evadere le tasse.
- Rapporti finanziari e commerciali con soggetti noti per pratiche di evasione, come nel caso delle “frodi carosello”, che coinvolgono imprese cartiere per evadere l’IVA in modo fraudolento.
Probabilità di controlli o verifiche fiscali
Le probabilità di essere sottoposti a controlli o verifiche fiscali sono relativamente basse considerando il vasto numero di contribuenti attivi in Italia. Circa 23 milioni sono lavoratori dipendenti, pubblici e privati, quasi altrettanti sono pensionati e circa 4 milioni e mezzo sono partite IVA, per un totale di poco più di 50 milioni tra persone fisiche e giuridiche.
Il numero di controlli programmato è in costante diminuzione: 10 anni fa, nel 2014, erano stati più di 640.000, il doppio rispetto ad oggi. Nel 2022, dopo il periodo di sospensione durante la pandemia di Covid, sono stati circa 426.686, quindi saranno circa il 25% in meno, secondo quanto programmato nel Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO).
Secondo la Corte dei Conti, la probabilità teorica media di essere soggetti a un controllo fiscale è intorno al 4%, ma è leggermente più alta per settori a rischio come le imprese edili, che raggiungono quasi il 6%, e per coloro che hanno usufruito di incentivi fiscali come il Superbonus.
L’Agenzia delle Entrate, oltre ai controlli specifici su un campione selezionato di contribuenti, esegue anche una vasta serie di controlli automatizzati su tutte le dichiarazioni dei redditi e dell’IVA presentate. Nel 2023, sono state controllate più di 50 milioni di dichiarazioni, portando a un aumento degli incassi di circa 7,4 miliardi di euro, soprattutto grazie alle comunicazioni di irregolarità che hanno promosso l’adempimento spontaneo.
Considerando anche le somme riscosse a titolo di tassazione separata e contributi INPS, nel 2023 sono stati recuperati oltre 8 miliardi di euro, e l’Agenzia punta ad aumentare questi numeri negli anni successivi, arrivando a 11 miliardi di euro all’anno tra il 2024 e il 2026.
Inoltre, secondo quanto previsto nel PIAO, l’Agenzia invierà circa 3 milioni di comunicazioni all’anno a partite IVA per invitarle a effettuare versamenti e a sanare irregolarità.
Infine, l’Agenzia si prepara a potenziare le metodologie di controllo con l’impiego dell’intelligenza artificiale applicata alle sue basi di dati informatizzati, il che dovrebbe velocizzare le procedure di accertamento e aumentare l’efficacia dei controlli. Tuttavia, le modalità d’uso di questi nuovi strumenti di IA devono ancora essere definite.
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