A partire da gennaio 2023, diverse categorie di lavoratori vedranno un aumento dello stipendio in busta paga
Da gennaio 2023 gli stipendi in busta paga aumenteranno per i lavoratori dipendenti. A partire da gennaio 2023, diverse categorie di lavoratori vedranno un aumento dello stipendio in busta paga. Questo è dovuto a una serie di motivi.
In primo luogo, c’è il taglio del cuneo fiscale inserito nella legge di bilancio dal governo Meloni. Questo significa che i lavoratori dipendenti vedranno un aumento del loro stipendio netto, poiché verrà pagato meno allo Stato e di conseguenza lavoratori riceveranno di più in busta paga. In più, un particolare ‘bonus‘ verrà riconosciuto ai lavoratori dipendenti poiché il 1° gennaio sarà conteggiato come una festività non goduta.
Inoltre, nel 2023 potrebbe aumentare anche la paga prevista per badanti, colf e baby sitter, con un incremento automatico del 9% nella paga minima, in risposta all’inflazione, previsto nel contratto collettivo nazionale del lavoro domestico. Questo significa che anche coloro che lavorano in queste categorie vedranno un aumento del loro stipendio.
Anche i lavoratori autonomi che fatturano tra 65mila e 85mila euro all’anno potranno beneficiare di questi cambiamenti. Per la prima volta, infatti, potranno accedere al regime di flat tax, un sistema di tassazione che prevede un’aliquota fissa del 20% sui redditi. Inoltre, tutti i lavoratori autonomi che avranno incrementi di reddito rispetto agli scorsi anni, potranno beneficiare della cosiddetta flat tax incrementale.
Infine, i dipendenti con un reddito annuale inferiore ai 15mila euro potranno ricevere un trattamento integrativo di circa 100 euro al mese. Questo significa che coloro che guadagnano meno potranno beneficiare di un aumento del loro reddito, aiutandoli a far fronte alle difficoltà economiche.
In sintesi, ci sono molte ragioni per cui i lavoratori italiani vedranno un aumento del loro stipendio a partire da gennaio 2023. Il taglio del cuneo fiscale, il bonus per i lavoratori dipendenti, l’incremento della paga minima per le categorie di badanti, colf e baby sitter, l’accesso al regime di flat tax per i lavoratori autonomi e i trattamenti integrativi per i dipendenti con redditi più bassi, sono solo alcuni dei motivi per cui i lavoratori vedranno un aumento del loro stipendio.
Di quanto aumentano gli stipendi con il taglio del cuneo fiscale?
Il taglio del cuneo fiscale è una misura introdotta dal governo per ridurre le tasse sui redditi da lavoro dipendente. In particolare, esso riguarda i dipendenti con un reddito fino a 35mila euro all’anno. La misura ha lo scopo di aumentare i salari netti, lasciando più denaro in tasca ai lavoratori.
L’anno scorso, il taglio del cuneo fiscale è stato del 2% per la fascia di reddito tra i 25mila e i 35mila euro. Per quest’anno, invece, il taglio è stato aumentato al 3% per chi si trova al di sotto dei 25mila euro annuali, portando l’aumento a 1% in più rispetto all’anno scorso.
Di seguito è riportata una tabella elaborata dal Sole 24 Ore, che mostra di quanto aumenteranno gli stipendi con il taglio del cuneo fiscale, in base alla fascia di reddito:
- Reddito di 10mila euro: circa 19 euro al mese, circa 231 euro all’anno.
- Reddito di 12.500 euro: circa 24 euro al mese, circa 288 euro all’anno.
- Reddito tra 15mila e 17.500 euro: circa 28 euro al mese, circa 345 euro all’anno.
- Reddito di 20mila euro: circa 33 euro al mese, circa 395 euro all’anno.
- Reddito di 22.500 euro: circa 37 euro al mese, circa 444 euro all’anno.
- Reddito di 25mila euro: circa 41 euro al mese, circa 493 euro all’anno.
- Reddito di 27.500 euro: circa 30 euro al mese, circa 362 euro all’anno.
- Reddito di 30mila euro: circa 33 euro al mese, circa 395 euro all’anno.
- Reddito di 32.500 euro: circa 30 euro al mese, circa 366 euro all’anno.
- Reddito di 35mila euro all’anno: aumento di stipendio di circa 32 euro al mese, circa 394 euro all’anno.
Come si può notare dalla tabella, gli aumenti maggiori si verificheranno per chi si trova nella fascia di reddito appena sopra i 25mila euro all’anno, con un aumento di stipendio di circa 41 euro al mese, pari a 493 euro all’anno.
In generale, l’aumento degli stipendi con il taglio del cuneo fiscale varia a seconda del reddito, ma in generale tutti i lavoratori che hanno un reddito fino a 35mila euro all’anno beneficeranno della riduzione delle tasse.
Bonus in busta paga di gennaio per i lavoratori dipendenti
I lavoratori dipendenti in Italia avranno un’ulteriore possibilità di aumento stipendio a gennaio, grazie al fatto che il 1° gennaio è caduto di domenica e quindi un giorno festivo è stato considerato non goduto. Questo significa che i dipendenti riceveranno una paga extra equivalente a quella di un giorno lavorativo. La cifra esatta dipenderà dal contratto collettivo di lavoro, ma generalmente corrisponderà a un ventiseiesimo dello stipendio mensile.
Inoltre, il contratto collettivo del lavoro domestico prevede aumenti salariali automatici ogni anno, adeguati all’80% dell’inflazione. Se gli aumenti non vengono sospesi o ridotti, le paghe minime dovrebbero aumentare del 9%. Questo comporterebbe un aumento di circa 60 euro al mese per un badante per persona autosufficiente che lavora 30 ore alla settimana, 110 euro al mese per un babysitter di bambini sotto i 6 anni che lavora 40 ore alla settimana e 125 euro al mese per un badante a tempo pieno.
L’aumento dovrebbe entrare in vigore dal 18 gennaio, ma il 16 gennaio ci sarà un incontro tra sindacati e associazioni dei datori di lavoro per discutere eventuali blocchi, riduzioni o ritardi negli aumenti.
In sintesi, i lavoratori dipendenti italiani avranno due possibilità di aumento dello stipendio a Gennaio , uno legato al giorno festivo non goduto e uno legato agli aumenti previsti dal contratto collettivo del lavoro domestico.
Come funziona e a chi spetta il trattamento integrativo
Il trattamento integrativo è un bonus introdotto nel 2020 per sostituire il bonus Renzi di 80 euro al mese. Viene riconosciuto automaticamente ai lavoratori dipendenti o ad altri soggetti con un trattamento assimilabile a quello di dipendenti, come i soci di cooperative, coloro che ricevono borse di studio, i lavoratori co.co.co, i pensionati, i sacerdoti e coloro che svolgono lavori socialmente utili.
Per poter ricevere il trattamento integrativo, è necessario soddisfare due requisiti: avere un reddito inferiore a 15mila euro all’anno e avere un’imposta Irpef lorda più alta della detrazione per lavoro dipendente, che nel 2023 è di 1880 euro annuali. L’importo del trattamento integrativo è di circa 100 euro al mese.
Coloro che hanno un reddito compreso tra 15mila e 28mila euro all’anno possono anche ricevere il trattamento integrativo, ma solo se una serie di detrazioni fiscali (dichiarate nel modello 730 o nel modello Redditi) superano complessivamente l’imposta lorda da pagare. Le detrazioni in questione sono: quelle per lavoro dipendente, quelle per carichi di famiglia, quelle per gli interessi passivi sui mutui per l’acquisto della prima casa e quelle per le spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica sostenute fino al 31 dicembre 2022.
Se la somma di queste detrazioni è superiore all’imposta Irpef lorda (calcolata su tutto il reddito del contribuente, comprese eventuali altre entrate), si può ricevere il trattamento integrativo, che sarà pari alla differenza tra la somma delle detrazioni e l’imposta lorda. Il trattamento integrativo non può superare i 1200 euro all’anno. Tuttavia, in questo caso il trattamento non verrà pagato attraverso la busta paga, ma verrà rimandato alla dichiarazione dei redditi.
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