L’equo compenso è un principio che stabilisce che la remunerazione percepita da un professionista per un servizio reso deve essere proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro che viene svolto
Cos’è l’equo compenso per i liberi professionisti? La Camera dei Deputati ha approvato la legge sull’equo compenso per i liberi professionisti, con l’obiettivo di garantire una retribuzione adeguata a chi svolge per loro un lavoro di tipo intellettuale. Le nuove norme entreranno in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, tuttavia potrebbero anche essere previste delle modifiche, ad esempio sulle sanzioni a carico dei professionisti che accettano un compenso non equo.
La legge prevede alcune regole e standard minimi cui alcune aziende e le pubbliche amministrazioni dovranno attenersi, tra cui un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro, in modo da salvaguardare il professionista.
La legge riguarderà sia le professioni per cui esiste un ordine professionale ma anche quelle che non ce l’hanno, le cosiddette professioni “non ordinistiche“.
Se da un lato viene dato un perimetro chiaro per l’applicazione della disciplina, dall’altro lato, queste novità coinvolgeranno un numero limitato di professionisti, che operano in una realtà, come quella italiana, dove le piccole e piccolissime imprese fanno da padrone.
Secondo una stima effettuata dal Sole 24 Ore, le pubbliche amministrazioni sarebbero oltre 27.000, mentre le aziende private coinvolte circa 51.000, un numero esiguo considerando che, le aziende italiane nel 2021 erano circa 1 milione e 647mila.
Cosa prevede l’equo compenso per i liberi professionisti?
L’equo compenso prevede il pagamento di una somma proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto dal professionista.
Affinché un compenso possa essere considerato equo, deve essere proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale e ai compensi previsti dalla disciplina ministeriale ai sensi dei dm 140/2012 e dm 17 giugno 2016.
Nel corso degli anni, il calcolo delle tariffe e dei parametri per la determinazione dei compensi professionali è stato soggetto a diversi cambiamenti. Dopo la liberalizzazione delle tariffe nel 2006, si è optato per la definizione di parametri professionali, stabiliti per ciascuna categoria e attività tramite decreto ministeriale.
Quali sono le novità sull’equo compenso per i liberi professionisti?
Le novità riguardanti l’equo compenso per i liberi professionisti prevedono l’introduzione di nuovi parametri per stabilire i valori dell’equo compenso per i liberi professionisti non appartenenti a un ordine professionale. Questi parametri verranno stabiliti attraverso un decreto del ministero delle Imprese e del Made in Italy che dovrebbe essere emanato entro 60 giorni.
Le imprese potranno non rispettare questi valori solo nel caso in cui concordino nuovi parametri convenzionali con gli ordini professionali competenti per il loro settore. In caso di contenzioso tra aziende e lavoratori, le parti dei contratti che non rispettano l’equo compenso, che vietano ai liberi professionisti di chiedere un acconto per la prestazione, che li costringono ad anticipare le spese e che prevedono termini di pagamento superiori ai 60 giorni dal ricevimento della fattura saranno considerate nulle.
Sarà istituito anche un “osservatorio sull’equo compenso” all’interno del ministero della Giustizia, che avrà il compito di controllare il rispetto delle nuove regole e di segnalare al Ministero della Giustizia le condotte e le prassi applicative in contrasto con le norme e sulla tutela dei professionisti dalle clausole vessatorie.
Non sono previste sanzioni per le imprese che non rispettano le regole, ma gli ordini professionali potranno sanzionare i professionisti che accettano un compenso non equo.
Le clausole che violano la normativa in materia di equo compenso
Le clausole che violano la normativa in materia di equo compenso, saranno da considerarsi nulle, con conseguente mantenimento delle altre parti del contratto.
Saranno nulle tutte le disposizioni che prevedono:
- compensi palesemente sproporzionati rispetto all’opera prestata o al servizio reso;
- divieti di richiesta di acconti nel corso della prestazione;
- obblighi per il professionista di anticipare le spese;
- vantaggi sproporzionati assegnati al committente rispetto alla quantità e alla qualità del servizio reso;
- possibilità per il cliente di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali o di rifiutare la stipulazione scritta degli elementi essenziali del contratto o di richiedere prestazioni aggiuntive a titolo gratuito;
- rinuncia forzata del professionista al rimborso delle spese connesse alla prestazione;
- termini di pagamento superiori a 60 giorni dal ricevimento della fattura;
- applicazione della nuova disciplina sui compensi (se implicante compensi inferiori ai precedenti) agli incarichi pendenti o non ancora fatturati in caso di nuovo accordo;
- riconoscimento del compenso per l’assistenza e la consulenza in materia contrattuale solo in caso di sottoscrizione del contratto;
- obbligo per il professionista di rimborsare al cliente che richieda l’utilizzo di software, banche dati, sistemi gestionali, formazione e servizi di assistenza tecnica il costo di tali servizi.
Tutela del professionista contro chi viola l’equo compenso
I professionisti possono impugnare dinanzi al Tribunale competente le convenzioni, i contratti, gli esiti delle gare, gli affidamenti, gli elenchi di fiduciari o qualsiasi altro accordo che preveda un compenso non equo.
Il professionista può chiedere l’annullamento degli accordi e la rideterminazione del compenso secondo i parametri ministeriali. Al termine del giudizio, al professionista, oltre alla differenza tra quanto già percepito e l’equo compenso, può essere riconosciuto un indennizzo.
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