La povertà alimentare è l’incapacità delle persone di accedere a cibi sicuri, nutrienti e in quantità sufficiente per condurre una vita sana
Cos’è la povertà alimentare? La povertà alimentare si riferisce all’incapacità delle persone di accedere a cibi sicuri, nutrienti e in quantità sufficiente per condurre una vita sana e attiva nel contesto sociale in cui si trovano.
Questa definizione deriva dalla nozione di sicurezza alimentare proposta dalla FAO durante il Summit Mondiale dell’Alimentazione del 1996. “La sicurezza alimentare viene garantita quando tutte le persone, in qualsiasi momento, hanno un accesso fisico, economico e sociale a cibi sufficienti, sicuri e nutrienti, in grado di soddisfare le loro necessità e preferenze alimentari, consentendo loro di condurre una vita sana e attiva” (FAO, 1996).
Esistono 4 condizioni che definiscono la sicurezza alimentare, secondo la FAO (2008):
- Disponibilità di cibo: si riferisce alla quantità di cibo disponibile per soddisfare le necessità della popolazione di riferimento. È importante garantire livelli di produzione, stoccaggio e commercio adeguati per assicurare un’adeguata disponibilità di alimenti che risponda alle esigenze di tutti i membri di una determinata popolazione.
- Accessibilità al cibo: riguarda la capacità della popolazione di riferimento di ottenere e consumare il cibo in modo adeguato. È necessario che le condizioni logistiche, come la presenza di strutture di distribuzione, permettano un facile accesso al cibo. Inoltre, è importante che il reddito disponibile sia sufficiente per acquistare alimenti in quantità e qualità adeguate.
- Utilizzabilità del cibo: si riferisce alla capacità della popolazione di utilizzare il cibo in modo appropriato per garantire una dieta equilibrata e adatta allo stile di vita del contesto in cui vive. È importante che il cibo accessibile e disponibile sia utilizzato correttamente, con una conoscenza adeguata della nutrizione di base e la disponibilità di acqua potabile e servizi igienico-sanitari adeguati.
- Stabilità: si riferisce alla continuità della disponibilità, accessibilità e utilizzabilità del cibo nel tempo, creando così una condizione di sicurezza alimentare duratura.
L’assenza di una o più di queste condizioni porta a una situazione di insicurezza alimentare (food insecurity), che può essere temporanea o cronica a seconda della durata e più o meno grave a seconda dell’intensità dei fenomeni correlati. Le conseguenze possono includere la fame, che si manifesta con una sensazione di disagio e dolore causata da un insufficiente consumo di cibo, o fenomeni di malnutrizione causati da carenze, eccessi o squilibri nell’assunzione di alimenti (FAO, 2008).
Parlando della povertà alimentare, l’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile, adottata dalle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, ha stabilito “sconfiggere la fame” come il secondo obiettivo tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) da raggiungere entro il 2030. Tuttavia, questo obiettivo sembra ancora molto lontano, poiché il numero di persone che soffrono la fame continua ad aumentare, raggiungendo 828 milioni di persone nel 2021.
Secondo il rapporto The State of Food Security and Nutrition in the World 2022, pubblicato da FAO, IFAD, WFP, Unicef, OMS, ciò rappresenta un aumento di circa 46 milioni di persone rispetto al 2020 e 150 milioni di persone dall’inizio della pandemia di Covid-19 (FAO et al., 2022). I dati indicano anche che nel 2021 circa 2,3 miliardi di persone (29,3% della popolazione mondiale) hanno vissuto in condizioni di insicurezza alimentare moderata o grave, con un aumento di 350 milioni di persone rispetto al periodo precedente la pandemia.
I fattori che contribuiscono alla povertà alimentare variano a seconda del contesto.
Nei paesi in via di sviluppo, si affrontano problemi legati a tutte e 4 le condizioni del cibo: disponibilità, accessibilità, utilizzabilità e stabilità.
Nei paesi sviluppati, invece, le questioni alimentari sono principalmente legate alla condizione economica e alla trasformazione della povertà in un fenomeno multidimensionale. Inoltre, c’è un problema riguardante l’adeguato utilizzo delle risorse alimentari.
Nei paesi ricchi, infatti, i problemi alimentari non derivano dalla scarsità delle risorse disponibili, ma piuttosto dalla loro distribuzione inequabile. Questo fenomeno viene definito “paradosso della scarsità nell’abbondanza” (Campiglio e Rovati, 2009), in cui alcune fasce della popolazione non riescono ad accedere a risorse alimentari adeguate nonostante l’abbondanza di cibo nel contesto in cui vivono.
In Europa, a causa della crisi del 2008 e della pandemia, che hanno contribuito all’aumento della povertà, si è verificato un significativo incremento delle persone che vivono in condizioni di indigenza e che lottano per avere accesso a cibo sufficiente, sia quantitativamente che qualitativamente, per soddisfare le proprie necessità alimentari e mantenere uno stile di vita medio dei paesi sviluppati (ActionAid 2021).
La povertà alimentare in Italia
La povertà alimentare in Italia rappresenta un grave problema sociale che colpisce un numero significativo di persone. Secondo i dati di Eurostat del 2020, il 9,1% della popolazione italiana si trova in uno stato di grave privazione materiale, che include l’incapacità di permettersi un pasto contenente carne, pesce o un’alternativa vegetariana almeno ogni due giorni. Questo indicatore è aumentato rispetto al 2008, quando era al 7,6%, raggiungendo il picco nel 2012 con il 17% delle persone che non potevano procurarsi un pasto adeguato regolarmente. Sebbene sia diminuito dal 2013, il livello di povertà alimentare in Italia rimane ancora superiore alla media degli altri paesi dell’Unione Europea.
La situazione è ancora più critica in alcuni paesi, come la Grecia, e nei paesi che si sono uniti all’UE negli ultimi allargamenti, come la Bulgaria, la Romania, l’Ungheria, la Slovacchia, la Lituania e la Lettonia. Al contrario, paesi come la Danimarca, la Spagna e la Francia presentano livelli di povertà alimentare molto inferiori rispetto all’Italia.
Un altro indicatore utilizzato per valutare l’incidenza della povertà alimentare in Italia è dato dalle rilevazioni dell’Istat sulla capacità delle famiglie di acquistare beni alimentari considerati essenziali per uno stile di vita minimamente accettabile. Nel 2013, circa il 6,6% delle famiglie residenti in Italia si trovava al di sotto della soglia di povertà alimentare stabilita dall’Istat, con una spesa alimentare inferiore a quella considerata necessaria per un’alimentazione adeguata. Questo corrispondeva a quasi 5,5 milioni di persone, il 9,1% della popolazione italiana. La povertà alimentare era particolarmente diffusa nelle regioni del Sud, dove il 10,6% delle famiglie era colpito da questa situazione, rispetto al 4,8% nel Centro e al 5,1% nel Nord. I bambini erano particolarmente esposti alla povertà alimentare, con l’11,9% della popolazione nella fascia d’età da 0 a 5 anni, il 13,7% nella fascia d’età da 6 a 14 anni e il 13% nella fascia d’età da 15 a 17 anni che vivevano in famiglie con una situazione di povertà alimentare.
Il problema della povertà alimentare in Italia è affrontato anche attraverso l’erogazione di aiuti alimentari provenienti dall’Unione Europea. L’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA) gestisce l’erogazione di questi aiuti a diverse organizzazioni caritative italiane, che si occupano di distribuirli alle persone bisognose. Nel 2020, il Fondo europeo per gli aiuti agli indigenti (FEAD) ha raggiunto circa 2,66 milioni di beneficiari in Italia, di cui 539.000 erano bambini dai 0 ai 15 anni. Le risorse del FEAD sono destinate principalmente agli aiuti alimentari per garantire il sostegno diretto ai bisogni primari.
Le organizzazioni del terzo settore, come il Banco Alimentare e gli empori solidali, svolgono un ruolo fondamentale nella lotta alla povertà alimentare in Italia. Attraverso il recupero e la distribuzione di eccedenze alimentari, queste organizzazioni forniscono cibo alle persone in situazioni di indigenza. Allo stesso tempo, si stanno sviluppando iniziative locali che promuovono forme di approvvigionamento, produzione e consumo più sostenibili, come l’agricoltura urbana e i Gruppi di Acquisto Solidale.
Negli ultimi anni, la povertà alimentare in Italia è stata influenzata dalla crisi economica del 2007 e dalla pandemia. Le persone che vivono in situazioni di povertà assoluta, compresi i cosiddetti “working poor“, che pur lavorando non riescono a garantire un adeguato sostentamento alimentare per sé e per le proprie famiglie, sono costrette a rivolgersi a istituzioni e organizzazioni caritative per ottenere il cibo necessario. La povertà alimentare ha conseguenze negative sul benessere psico-fisico delle persone, in particolare dei minori, che si trovano a vivere in condizioni di stress e stigma sociale.
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