Nel decreto Omnibus è emerso un nuovo condono per il 2025, che introduce uno scudo fiscale per i redditi non dichiarati nel periodo d’imposta 2018-2022
Condono fiscale 2025: la nuova sanatoria per il periodo 2018-2022. Nel decreto Omnibus è emerso un nuovo condono per il 2025, che introduce uno scudo fiscale per i redditi non dichiarati nel periodo d’imposta 2018-2022. Questa sanatoria, strettamente legata al concordato preventivo biennale, promette benefici per i contribuenti, ma non aderire potrebbe comportare conseguenze.
Il condono sui redditi non dichiarati dal 2018 al 2022
All’interno di un emendamento del decreto Omnibus, che sarà discusso il 29 settembre 2024, è previsto un condono tombale riguardante i redditi non dichiarati negli anni d’imposta 2018-2022. Si tratta di una sanatoria che permetterebbe ai contribuenti di regolarizzare le proprie posizioni fiscali relative a quel periodo. Chi aderisce potrebbe evitare controlli fiscali e sanare eventuali mancanze pagando una somma ridotta per coprire redditi non dichiarati o operazioni non fatturate.
Come funziona il concordato preventivo biennale
Il concordato preventivo biennale è stato presentato come un importante strumento per semplificare le relazioni tra il Fisco e i contribuenti. Si tratta di un accordo biennale che consente di determinare in anticipo il reddito prodotto e, di conseguenza, le tasse dovute. Il vantaggio principale consiste nel fatto che, anche se il reddito effettivo risultasse superiore a quello concordato, le imposte da versare rimarrebbero quelle stabilite in fase di accordo.
Tuttavia, all’avvio del concordato preventivo biennale, non erano ben chiari i criteri per il calcolo del reddito e delle tasse applicabili. Subito, però, fu stabilito che non potessero accedere al concordato coloro che avevano debiti fiscali o contributivi nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. L’articolo 4 del decreto legislativo 108 del 2024 specifica chiaramente che:
- “Possono accedere al concordato preventivo biennale i contribuenti che, con riferimento al periodo d’imposta precedente a quelli cui si riferisce la proposta, non hanno debiti per tributi amministrati dall’Agenzia delle entrate o debiti contributivi.”
Con il chiarimento delle modalità di calcolo del reddito e delle relative imposte, sono emersi alcuni malumori tra i contribuenti. Per i titolari di partita IVA, ad esempio, vi è un aumento del reddito dichiarato rispetto agli anni precedenti, soprattutto in base agli indici Isa (Indici sintetici di affidabilità fiscale). Un punteggio basso dell’Isa implica un maggiore divario tra il reddito proposto dal Fisco e quello dichiarato in passato. Questo ha sollevato preoccupazioni tra i contribuenti, molti dei quali si sono mostrati riluttanti all’adesione.
Proprio per incentivare l’adesione, è stata proposta una piccola sanatoria fiscale, che si collega al concordato preventivo biennale. È importante sottolineare che la manovra fiscale per il 2025 dipenderà in gran parte dall’adesione al concordato preventivo biennale.
Il condono 2025 e lo scudo fiscale
Il concordato preventivo biennale riguarda i redditi relativi agli anni 2024-2025. Tuttavia, l’emendamento prevede una sanatoria per i redditi non dichiarati nel quadriennio precedente, ossia dal 2018 al 2022, con particolare attenzione agli anni 2020 e 2021, segnati dall’emergenza Covid.
L’emendamento è stato firmato da Fausto Orsomarso (FdI), Massimo Garavaglia (Lega) e Dario Damiani (FI). I contribuenti che decideranno di aderire al concordato preventivo biennale entro il 31 ottobre 2024, potranno evitare controlli fiscali per i periodi precedenti e sanare eventuali debiti con il pagamento di un’imposta sostitutiva, calcolata in base all’incremento del reddito dichiarato e parametrata al proprio livello di affidabilità fiscale.
La percentuale di rivalutazione del reddito sarà maggiore per i contribuenti con un punteggio Isa più basso, mentre l’aliquota dell’imposta sostitutiva diminuirà al crescere del punteggio. Un trattamento fiscale privilegiato sarà riservato ai contribuenti considerati più affidabili. Inoltre, per gli anni di imposta 2020 e 2021, il cui andamento è stato influenzato dalla pandemia, l’imposta sarà ulteriormente ridotta del 30%.
Scegliendo di pagare l’imposta sostitutiva, i contribuenti si liberano dal rischio di eventuali controlli per il periodo 2018-2022. Tuttavia, è da considerare che chi non aderirà al concordato biennale potrebbe essere sottoposto a controlli fiscali proprio per quegli anni d’imposta. Per i contribuenti con un punteggio Isa basso, questo rappresenta un rischio particolarmente elevato. Le indiscrezioni sul meccanismo sembrano, inoltre, favorire nuovamente i contribuenti per i quali gli Isa non si applicano.
Dubbi sulla legittimità costituzionale dell’emendamento con condono 2025
L’emendamento che introduce il condono per il 2025 ha sollevato sin da subito diverse obiezioni da parte delle opposizioni, che hanno evidenziato potenziali problemi di costituzionalità. In particolare, si teme una disparità di trattamento tra i titolari di partita IVA e i lavoratori dipendenti, che non avrebbero accesso agli stessi benefici.
Le critiche sono diventate oggetto di analisi da parte dei tecnici del Parlamento, che hanno identificato due principali ostacoli alla sanatoria.
Il primo ostacolo: divieto dell’Unione Europea
Il primo ostacolo riguarda il divieto imposto dalle normative dell’Unione Europea in materia di IVA. La normativa comunitaria vieta infatti l’applicazione di sanatorie sull’IVA, poiché questa è considerata un’imposta comunitaria, e non solo nazionale.
Il secondo ostacolo: incostituzionalità interna
Il secondo ostacolo è di carattere interno, poiché la norma potrebbe risultare incostituzionale. Sarebbe infatti il primo caso in cui una sanatoria fiscale viene riservata esclusivamente ai titolari di partita IVA, creando una evidente disparità di trattamento rispetto ad altre categorie di contribuenti, come i lavoratori dipendenti.
Nonostante queste segnalazioni, l’emendamento ha subito solo lievi modifiche. La proposta originale prevedeva che il concordato preventivo biennale si applicasse agli anni dal 2018 al 2023, ma successivamente è stato deciso di escludere l’anno 2023.
Come si calcola la base imponibile e l’aliquota per la sanatoria
La base imponibile per la nuova imposta sostitutiva, o scudo fiscale, si calcola sui redditi non dichiarati nel periodo 2018-2022. Si ipotizza l’applicazione di una flat tax con aliquota compresa tra il 10% e il 15%.
Il meccanismo proposto si basa sulla differenza tra il reddito dichiarato e quello che il contribuente avrebbe dovuto dichiarare, in base all’indice di affidabilità fiscale (Isa). La percentuale di rivalutazione dipende dal punteggio Isa:
- 5% per i contribuenti con un Isa pari a 10;
- 10% per Isa tra 8 e 10, considerato affidabile dall’Agenzia delle Entrate;
- 20% per Isa compreso tra 6 e 8;
- 30% per Isa tra 4 e 6;
- 40% per Isa inferiore a 4;
- 50% per Isa sotto il 3.
Ad esempio, se un contribuente con un Isa pari a 7 ha dichiarato 30.000 euro, ma avrebbe dovuto dichiararne 40.000 euro, la base imponibile sarà il 20% della differenza, cioè 2.000 euro. Su questa base imponibile si applica un’aliquota che varia dal 10% al 15%, in funzione del punteggio Isa.
Nel caso dell’esempio, a un contribuente con Isa 7 si applicherebbe un’aliquota del 12% su 2.000 euro.
Il pagamento dell’importo può avvenire in un’unica soluzione entro il 31 marzo 2025, oppure essere rateizzato in 24 rate. Tuttavia, chi non rispetta i termini di pagamento perderà i benefici della sanatoria.
Percorso legislativo e maggiorazioni sugli acconti
Per il primo anno di applicazione del concordato preventivo biennale, è stato modificato anche l’importo dell’acconto delle imposte da versare.
L’adesione al concordato deve essere effettuata entro il 31 ottobre 2024, quando l’anno di imposta sarà già avviato. Il decreto legislativo 108 del 2024 stabilisce che l’acconto delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap) deve essere calcolato seguendo le regole ordinarie, basandosi sul reddito e sul valore della produzione netta concordati.
Tuttavia, per il solo anno 2024, è stata introdotta una maggiorazione:
- Maggiorazione del 10%: se l’acconto delle imposte sui redditi è calcolato in base all’imposta dell’anno precedente;
- Maggiorazione del 3%: se l’acconto dell’Irap è calcolato in base all’imposta del periodo precedente;
- Differenza tra acconti:: se calcolato in base all’imposta del periodo in corso, la seconda rata di acconto è calcolata come differenza tra l’acconto totale dovuto e quanto versato con la prima rata.
Gli acconti con le relative maggiorazioni devono essere versati entro il termine previsto per il secondo acconto, cioè entro il 30 novembre.
Va ricordato che su queste differenze tra il reddito dichiarato negli anni precedenti e quello concordato si applica una flat tax del 15%. Per i contribuenti in regime forfettario, la maggiorazione sarà del 12%, mentre scenderà al 4% per i forfettari che applicano la flat tax per le startup.
Dove ci porterà questo decreto?
Il decreto deve essere convertito in legge entro l’‘8 ottobre 2024’.
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