L’Assegno di inclusione è uno strumento di contrasto alla povertà che sostituirà il Reddito di cittadinanza a partire dal 1 gennaio 2024
Assegno di inclusione: cos’è e come funziona. Dal 1 gennaio 2024 l’assegno di inclusione sostituirà il reddito di cittadinanza, ma con regole più severe per ricevere il sostegno economico.
Tra le norme, si perderà l’assegno se non si partecipa alle iniziative di formazione e riqualificazione, se non si presenta ai servizi sociali o al servizio per il lavoro, non si sottoscrive il patto per l’inclusione o non si accetta un’offerta di lavoro.
La responsabilità dei controlli sui beneficiari sarà affidata ai comuni, che potranno fare verifiche incrociando le dichiarazioni ISEE con le informazioni in possesso degli uffici anagrafici e dei servizi sociali. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro e l’Inps, insieme alla Guardia di Finanza, effettueranno ulteriori controlli per individuare i “furbetti“, i quali rischieranno pene severe da due a sei anni di carcere.
Inoltre, sarà creato un sistema informativo che permetterà ai beneficiari dell’assegno di accedere a proposte di lavoro, corsi di formazione, tirocini e altri strumenti di politica attiva del lavoro.
Cos’è l’Assegno di inclusione?
L’Assegno di inclusione è uno strumento di contrasto alla povertà che sostituirà il Reddito di cittadinanza a partire dal 1 gennaio 2024. Esso potrà essere richiesto solo dalle famiglie che hanno membri disabili, minori o over 60 e può arrivare a un massimo di 500 euro al mese, moltiplicati per la scala di equivalenza fino a un massimo di 2,2 (2,3 nel caso di disabili gravi).
La scala di equivalenza è un sistema di calcolo del reddito familiare che tiene conto del numero di componenti del nucleo familiare e delle loro esigenze, in modo da garantire un sostegno economico adeguato a ciascun nucleo familiare. Nel caso dell’Assegno di inclusione, la scala cambia a seconda delle condizioni dei membri della famiglia: uno per il primo componente e 0,5 per ogni altro componente con disabilità, 0,4 per gli altri componenti over 60 o con carichi di cura, 0,15 per i bambini fino a due anni e 0,10 per gli altri minori.
L’Assegno di inclusione non è una misura universale, ma è riservato alle famiglie che soddisfano determinati requisiti. Tuttavia, non basta solo essere idonei: la misura è condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa. Ciò significa che le famiglie che chiedono l’Assegno di inclusione dovranno dimostrare di avere redditi bassi e di aver bisogno di aiuto per migliorare la loro situazione economica e sociale. Inoltre, dovranno impegnarsi a seguire un percorso di attivazione e inclusione, che potrebbe prevedere la partecipazione a programmi di formazione o di ricerca del lavoro.
L’obiettivo dell’Assegno di inclusione è quindi quello di fornire un sostegno economico adeguato alle famiglie che ne hanno bisogno, ma anche di promuovere l’inclusione sociale e professionale dei suoi beneficiari. La misura mira a fornire un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà, ma anche a incoraggiarle a migliorare la loro situazione economica e sociale, promuovendo l’autonomia e l’inclusione nel mondo del lavoro.
Chi può richiedere l’Assegno di inclusione?
L’Assegno di inclusione può essere richiesto solo dalle famiglie che hanno almeno un componente con disabilità, un minore o un anziano oltre i 60 anni. Inoltre, i richiedenti devono essere residenti in Italia da almeno 5 anni, degli ultimi due in modo continuativo. La famiglia deve avere un Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) non superiore a 9.360 euro e un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui moltiplicati per la scala di equivalenza, che tiene conto del numero di componenti e delle loro specifiche condizioni.
La scala di equivalenza cambia a seconda della situazione della famiglia: viene considerato uno per il primo componente con disabilità, mentre gli altri componenti con disabilità hanno un valore di 0,5. Per gli over 60 o con carichi di cura, il valore è di 0,4, per i bambini fino a due anni è di 0,15, mentre per gli altri minori è di 0,10.
Inoltre, la soglia massima di reddito annuo di 6.000 euro può essere incrementata fino a un massimo di 3.360 euro annui in caso di affitto della casa di abitazione. L’assegno è erogato per un periodo continuativo non superiore a diciotto mesi e può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per periodi ulteriori di dodici mesi. In caso di inizio di lavoro dipendente, la retribuzione non viene considerata nel reddito fino a un massimo di 3.000 euro annui lordi.
In sintesi, possono richiedere l’Assegno di inclusione solo le famiglie che hanno almeno un componente con disabilità, un minore o un anziano oltre i 60 anni, che risiedono in Italia da almeno cinque anni e che soddisfano determinati requisiti di reddito e Isee. La misura è stata pensata per garantire un sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.
Come funziona l’Assegno di inclusione?
L’Assegno di inclusione può essere richiesto solo dalle famiglie che hanno componenti disabili, minori o over 60. Il valore massimo dell’assegno può arrivare a 500 euro al mese moltiplicati per la scala di equivalenza fino a un massimo di 2,2, ma la scala cambia a seconda della situazione specifica della famiglia.
Per poter richiedere l’assegno, i richiedenti devono essere residenti in Italia da almeno cinque anni, gli ultimi due in modo continuativo, avere un Isee non superiore a 9.360 euro e un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui moltiplicati per la scala di equivalenza. La soglia massima dei 6.000 euro annui viene incrementata in caso di affitto della casa di abitazione fino a un massimo di 3.360 euro annui.
Una volta che la richiesta di assegno viene accettata, i beneficiari devono effettuare l’iscrizione presso il sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl). Inoltre, devono presentarsi per il primo appuntamento entro 120 giorni dalla sottoscrizione del patto di attivazione digitale presso i servizi sociali e poi ogni 90 giorni per aggiornare la propria posizione. Nel caso in cui il beneficiario non si presenti, il beneficio economico viene sospeso.
I componenti del nucleo familiare di età compresa tra 18 e 59 anni attivabili al lavoro, invece, vengono avviati ai centri per l’impiego per la sottoscrizione del patto di servizio personalizzato. In altre parole, devono aderire ad un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.
La famiglia perde il beneficio economico se uno dei componenti rifiuta un contratto che preveda un periodo di lavoro di almeno un mese. Nel caso di contratti tra uno e sei mesi, invece, il beneficio viene sospeso. In generale, l’assegno di inclusione è erogato per un periodo continuativo non superiore a diciotto mesi e può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per periodi ulteriori di dodici mesi.
Cos’è lo strumento di attivazione?
Lo strumento di attivazione è un nuovo strumento previsto per le persone tra i 18 e i 59 anni in situazione di povertà, non disabili e non impegnate in attività di cura. Esso sarà operativo dal primo settembre del 2023 e avrà il valore di 350 euro al mese. Tuttavia, il beneficio economico viene erogato solo nel caso in cui chi lo percepisce partecipi ad attività formative o a progetti utili alla collettività per un periodo massimo di 12 mesi. Il beneficio economico viene considerato come un’indennità di partecipazione alle misure di formazione e lavoro.
Lo strumento di attivazione è stato ideato per supportare le persone in situazione di povertà a prendere parte a attività formative o lavorative, in modo da acquisire nuove competenze e migliorare la propria posizione economica e sociale. L’obiettivo è di aiutare queste persone a diventare più autonome e a raggiungere una maggiore stabilità economica, in modo da ridurre il rischio di povertà e di esclusione sociale.
Per ottenere il beneficio economico, i destinatari devono partecipare a un programma di formazione o ad un progetto di utilità sociale per un periodo massimo di 12 mesi. Ciò significa che essi devono impegnarsi in attività formative o lavorative, come corsi di formazione, tirocini, volontariato o altre attività di utilità sociale. In questo modo, essi possono acquisire nuove competenze e migliorare le proprie prospettive di lavoro, mentre allo stesso tempo contribuiscono alla comunità.
L’importo del beneficio economico è di 350 euro al mese, ma esso è subordinato alla partecipazione attiva alle attività previste dal programma di attivazione. Ciò significa che se la persona non partecipa o abbandona le attività, il beneficio viene sospeso. Inoltre, il beneficio viene considerato come un’indennità di partecipazione alle misure di formazione e lavoro, il che significa che esso non è considerato come reddito imponibile e non è soggetto a tasse.
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