La pensione minima rappresenta un importo garantito dallo Stato a chi si trova in situazioni economiche difficili. Non tutti coloro che percepiscono una pensione inferiore a questa soglia ricevono un supplemento
A quanto ammonta la pensione minima? La pensione minima rappresenta un importo garantito dallo Stato a chi si trova in situazioni economiche difficili. Tuttavia, non tutti coloro che percepiscono una pensione inferiore a questa soglia ricevono un supplemento, poiché altri redditi possono compensare il deficit pensionistico.
Un altro aspetto da considerare è il periodo lavorativo antecedente al pensionamento, che influisce sull’ottenimento della pensione minima. Coloro che non hanno accumulato contributi entro il 31 dicembre 1995 non hanno diritto a questo beneficio. Questa restrizione colpisce soprattutto i lavoratori che hanno iniziato la loro attività dopo il 1996, poiché potrebbero non raggiungere un’entità pensionistica sufficiente in futuro.
Pensione minima: importo 2024
Ogni anno, l’importo della pensione minima dell’INPS viene adeguato all’inflazione, seguendo la stessa procedura applicata alle pensioni e agli assegni assistenziali, come l’Assegno Sociale. Nel 2024, a seguito dell’aggiustamento del 5,4% all’inizio dell’anno, l’importo della pensione minima è stato fissato a 598,61 euro al mese, corrispondenti a 7.781,93 euro annui.
Pensione minima: integrazione al trattamento minimo
Una volta stabilito l’importo della pensione minima, si individuano le pensioni che, essendo al di sotto di questa soglia, hanno diritto all’integrazione. Tuttavia, non è sufficiente avere una pensione inferiore al trattamento minimo per ottenere l’integrazione. È necessario che l’assegno sia stato calcolato, almeno parzialmente, con le regole del sistema retributivo e che ci siano periodi di contribuzione antecedenti al 31 dicembre 1995.
Inoltre, la presenza di altri redditi incide sull’ammontare dell’integrazione. Se il totale dei redditi del pensionato è inferiore a 7.781,93 euro annui, l’integrazione è erogata per intero. Se supera tale importo ma rimane al di sotto di 15.563,86 euro annui (il doppio del trattamento minimo), l’integrazione è parziale e viene calcolata in base a una formula specifica.
Ad esempio, un pensionato con un reddito complessivo di 11.050 euro annui riceverà un’integrazione pari a 347,22 euro. Tuttavia, se il reddito supera i 15.563,86 euro annui, non si avrà diritto a nessuna integrazione.
Pensione minima: rivalutazione straordinaria
La rivalutazione straordinaria, introdotta dalla legge di Bilancio 2023, non richiede alcun limite di reddito o la maturazione di contributi prima del 31 dicembre 1995. Quest’anno, la rivalutazione è del 2,7%. Ogni pensione inferiore al minimo riceve un aumento: ad esempio, la pensione minima può aumentare fino a 16,16 euro, arrivando a 614,77 euro. Una pensione di 300 euro riceve un incremento di 8,10 euro, mentre chi ne prende 400 ottiene 10,80 euro in più.
Pensione minima: come cambia nel 2025
Per il 2025, la pensione minima viene rivalutata annualmente in base all’inflazione. La percentuale stimata è dell’1,6%, il che potrebbe portare la soglia minima a 608,18 euro (circa 7.906 euro all’anno). Tuttavia, il governo dovrà decidere se confermare anche la rivalutazione straordinaria del 2,7%, considerando le risorse finanziarie disponibili solo fino al 2024.
Per aumentare la pensione minima a circa 625 euro, il governo dovrà intervenire. In caso contrario, l’importo potrebbe addirittura diminuire rispetto all’attuale (614 euro contro 608 euro). È improbabile che il governo estenda il diritto all’integrazione minima anche per i pensionati che rientrano completamente nel regime contributivo, poiché questa misura comporta costi elevati.
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