L’Europa vuole più rimpatri?

Al Consiglio Europeo c’è consenso sulla necessità di rafforzare i rimpatri e gestire i flussi migratori, ma le modalità per farlo restano ancora un punto di discussione

L'Europa vuole più rimpatri?

L’Europa vuole più rimpatri?

Al Consiglio Europeo c’è consenso sulla necessità di rafforzare i rimpatri e gestire i flussi migratori, ma le modalità per farlo restano ancora un punto di discussione. Il Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha portato come esempio l’intesa tra Italia e Albania, che prevede la gestione delle richieste di asilo fuori dal territorio italiano, ma comunque sotto giurisdizione e diritto italiani. Questo accordo potrebbe essere un modello da seguire per altri Paesi europei.

Le dichiarazioni dei leader europei

Geert Wilders, leader dell’estrema destra olandese, ha affermato: “Il vento sta soffiando a destra”, riferendosi al clima politico europeo in materia di immigrazione. Anche la premier danese, Mette Frederiksen, ha espresso una posizione simile: “Non può entrare chiunque in Europa”, sottolineando la necessità di proteggere solo coloro che hanno davvero bisogno di aiuto. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha ribadito: “Dobbiamo poter scegliere chi entrerà secondo le nostre regole”, enfatizzando la necessità di un controllo maggiore sui flussi migratori.

Accordi tra i Paesi membri dell’Unione Europea

I Ventisette Paesi membri dell’Unione Europea sono d’accordo sul rafforzamento delle politiche di rimpatrio e sulla protezione dei confini esterni e interni dell’Unione, ma vi sono divergenze su come attuare queste misure. L’Italia, però, ha già iniziato a mettere in pratica una soluzione con l’accordo siglato con l’Albania. In vista del Consiglio Europeo, Meloni ha organizzato una riunione informale con i leader di Danimarca, Paesi Bassi e altri otto Paesi interessati a esplorare nuove strategie per la gestione dei flussi migratori. Oltre ad Austria, Cipro, Grecia, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Ungheria, alla riunione hanno partecipato anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dieci leader di governo.

L’accordo con l’Albania

Durante l’incontro, Meloni ha illustrato l’accordo con l’Albania, che ha recentemente accolto i primi migranti irregolari nel porto di Shengjin. Il piano è stato presentato come uno strumento per combattere i trafficanti di esseri umani e disincentivare ulteriori partenze. Altri Paesi, come i Paesi Bassi, stanno pensando a soluzioni simili, ad esempio centri di rimpatrio in Uganda, mentre la Danimarca ha avviato trattative con il Kosovo per un progetto analogo. Inoltre, si è discusso della possibilità di organizzare rientri volontari per i profughi siriani.

Le dichiarazioni di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni ha commentato su X, la piattaforma social precedentemente nota come Twitter, sottolineando che, mentre molte nazioni europee guardano al modello italiano come esempio, la sinistra italiana continua a criticarlo. “Difendere i confini e fermare il traffico di esseri umani non è solo un nostro dovere, ma una priorità per l’Italia e per tutta l’Europa”, ha scritto.

Divergenze tra i Paesi europei

Nonostante ciò, non tutti i Paesi europei sono favorevoli al modello italo-albanese. Il cancelliere tedesco Scholz ha osservato che questa soluzione funziona solo per piccoli numeri, sottolineando che i volumi migratori della Germania sono ben più ampi. Il primo ministro belga, Alexander De Croo, ha definito il modello “inefficace e costoso”, mentre la Spagna ha sollevato questioni di carattere morale. Altri Paesi, come Francia e Grecia, ritengono che la priorità dovrebbe essere data ai rimpatri. Tra i gruppi politici europei, il Partito Popolare Europeo (Ppe) ha espresso interesse per l’iniziativa, mentre socialisti e Verdi si sono opposti.

Priorità nel Patto europeo per le migrazioni

Nel suo intervento al vertice, Meloni ha ribadito che la priorità deve essere la prevenzione delle partenze di migranti irregolari. Ha anche sottolineato che nel Patto europeo per le migrazioni e l’asilo è necessario mantenere un equilibrio tra responsabilità e solidarietà. Questo messaggio era diretto ai Paesi come Germania, Olanda e Austria che chiedono l’implementazione anticipata delle parti del Patto che prevedono procedure di screening e rimpatri più rapidi per i migranti.

Tema del ritorno volontario dei profughi siriani

Un altro tema di discussione crescente riguarda il ritorno volontario e sicuro dei profughi siriani, in particolare per i 400.000 attualmente presenti in Libano che desiderano tornare in patria. Questa strategia potrebbe essere adottata anche per i siriani che vivono in Europa. Il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, ha dichiarato: “Se lasciano il Libano per la Siria vuol dire che la Siria è un luogo sicuro, quindi dobbiamo potervi rimpatriare le persone. E in futuro dobbiamo poterlo fare anche per l’Afghanistan”. Tuttavia, la preoccupazione immediata dell’Europa è evitare che questi 400.000 profughi si spostino verso Cipro e la Grecia.

Definizione di “Paese sicuro”

La definizione di “Paese sicuro” è stata recentemente chiarita dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea, che ha affermato che un Paese può essere considerato sicuro solo se tutto il suo territorio lo è. Tuttavia, le nuove norme europee che entreranno in vigore nel 2026 prevedono eccezioni, permettendo la designazione di un Paese terzo come sicuro anche solo per alcune parti del suo territorio o per determinate categorie di persone.

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