Gli americani di KKR (che hanno comprato la rete TIM) stanno provando a svalutare Open Fiber (società per il 60% di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti)

Gli americani di kkr, che hanno comprato la rete di tim per 22 miliardi, stanno provando in tutti i modi a prosciugare il business di open fiber, la società statale (il 60% è di cdp) che, oltre a netco, possiede l’infrastruttura in fibra. L’obiettivo è svalutarla e magari proporsi di salvarla

Gli americani di KKR (che hanno comprato la rete TIM) stanno provando a svalutare Open Fiber (società per il 60% di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti)

Gli americani di KKR (che hanno comprato la rete TIM) stanno provando a svalutare Open Fiber (società per il 60% di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti). La vendita della rete telefonica infrastrutturale di Tim è stata un processo complesso, con la creazione di due società: ServCo (la nuova Tim di Pietro Labriola) e NetCo (la società che detiene la rete infrastrutturale). NetCo è stata acquistata dal fondo americano KKR per 22 miliardi di euro, con una quota di minoranza andata al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef).

KKR, ora proprietaria della rete di Tim, vuole eliminare la concorrenza sul piano della gestione delle infrastrutture. Open Fiber, società per il 60% di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e quindi dello Stato, rappresenta un problema per KKR. Il fondo americano sta cercando di minare la posizione di Open Fiber, con l’obiettivo di svalutarla e magari proporsi come acquirente.

Il Mef, attraverso il direttore delle partecipate Marcello Sala, ha affidato a Simone Vellucci, dirigente Mef in prestito dal ministero del made in Italy, il ruolo di sherpa per la gestione dei progetti che mettono a terra la fibra nelle aree semi rurali. Vellucci, però, è anche consigliere di amministrazione della neonata NetCo, società a maggioranza KKR. Questo potrebbe creare un conflitto di interessi, in quanto Vellucci dovrebbe fare da arbitro su progetti da centinaia di milioni di euro che riguardano Open Fiber, ma al contempo fa parte del consiglio di amministrazione di una società controllata da KKR.

A Palazzo Chigi non gradiscono questa situazione. Le indicazioni erano chiare: sostenere e aiutare Open Fiber a rifinanziarsi e completare l’opera di messa a terra della rete in fibra. Ora, però, gli interessi di KKR sembrano prevalere, con il rischio di mettere in difficoltà una società strategica italiana come Open Fiber.

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