Dopo le parole rilasciate a Repubblica, Giuliano Amato ha aggiunto: “Ho solo rimesso sul tavolo un’ipotesi già fortemente ritenuta credibile, non perché avessi nuovi elementi, ma per sollecitare chi li ha a parlare, a dire la verità. Non altro”
Giuliano Amato: “Strage di Ustica causata da un missile francese destinato a Gheddafi” (seconda parte). Le recenti dichiarazioni di Giuliano Amato riguardo all’incidente di Ustica hanno scatenato un dibattito. L’ex premier e presidente emerito della Corte costituzionale ha, però, chiarito che le sue parole non sono state motivate da nuovi elementi di prova, ma piuttosto dall’obiettivo di sollecitare chi potrebbe avere informazioni a parlare e a cercare la verità su Ustica. Ha affermato con cortesia: “Ringrazio dell’attenzione. Ho solo rimesso sul tavolo un’ipotesi già fortemente ritenuta credibile, non perché avessi nuovi elementi, ma per sollecitare chi li ha a parlare, a dire la verità. Non altro“.
Le dichiarazioni di Amato, tuttavia, sono state presentate come una svolta clamorosa dai media. In merito a ciò, l’ex premier ha spiegato: “Dei titoli con cui un articolo o un’intervista vengono presentati – lei lo sa quanto me – non risponde l’autore. Come già le ho detto, io non ho raccontato nulla di nuovo. Non era nelle mie possibilità, non era nelle mie intenzioni. Volevo riportare il tema all’attenzione, sollecitare chi potrebbe convalidare quell’ipotesi a parlare. Gli anni passano, le famiglie sono lì convinte che la verità non sia ancora venuta fuori, e i testimoni rimasti possono andarsene presto. Come può capitare a me, data la mia età“.
Ma cosa ha esattamente dichiarato Amato che ha suscitato così tanto interesse? Le sue parole hanno implicato la possibile responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli Stati Uniti e di altri attori, nell’abbattimento del volo Itavia DC9 che si è schiantato nell’incidente di Ustica, causando la morte di 81 persone.
Amato ha affermato: “La versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. Gheddafi fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig libico finì per colpire il DC9 dell’Itavia che si inabissò con dentro 81 innocenti. La Francia su questo non ha mai fatto luce.”
Tuttavia, queste affermazioni sembrano aver suscitato perplessità e richieste di chiarezza. Amato ha ammesso che potrebbe esserci stata confusione nelle date e che non ricorda chi gli abbia fornito queste informazioni. Ha anche menzionato che l’ex presidente del Consiglio, Bettino Craxi, potrebbe essere stato coinvolto nella vicenda, ma ha sottolineato la mancanza di prove concrete a riguardo.
Giuliano Amato è stato coinvolto nelle indagini sull’incidente di Ustica fin dal 1986, quando era sottosegretario del governo Craxi, su iniziativa del presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Tuttavia, sembrano emergere incongruenze tra le versioni di Amato e Cossiga. Nel 2008, Cossiga aveva affermato pubblicamente che Amato era stato informato dagli alti vertici del Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare (SISMI) che l’aereo era stato abbattuto dai francesi. Questa affermazione è stata poi negata da Amato.
Cossiga aveva anche menzionato che Amato aveva citato come fonte l’ex direttore del SISMI, l’ammiraglio Fulvio Martini. Tuttavia, Amato ha dichiarato di non ricordare se Martini gli avesse effettivamente fornito queste informazioni.
Le parole dell’ex PM Salvi
Giovanni Salvi, ex pubblico ministero e procuratore generale della Cassazione, ha rilasciato dichiarazioni importanti riguardo alla strage di Ustica.
Salvi ha spiegato che, durante le indagini, non è emersa una prova definitiva che confermi se il volo DC9 sia stato abbattuto da un missile. Ha affermato: “La prova certa non è emersa, perché su oltre il 90 per cento della cosiddetta superficie bagnata del relitto recuperata non è stata individuata alcuna traccia di impatto esterno dell’esplosione“.
La possibilità che una bomba abbia causato l’incidente è stata anche esaminata attentamente. Salvi ha sottolineato che, nonostante l’analisi delle tracce di esplosivo e numerosi esperimenti e simulazioni, non sono state ottenute prove definitive in merito. Ha aggiunto: “La bomba non può essere esclusa, ma al momento nemmeno provata. Neppure le indagini sui possibili moventi hanno aiutato a dare una risposta definitiva“.
Salvi ha enfatizzato che il quadro investigativo ha portato alla luce un intenso traffico aereo nella zona, generato dalla base francese di Solenzara in Corsica, oltre che lungo la rotta del volo DC9. Ha anche menzionato l’esistenza di un aereo di tipo e nazionalità sconosciuti basandosi sulle tracce radar di Ciampino, che potrebbe aver contribuito alle informazioni fornite a giornalisti e controllori di volo la sera stessa della strage.
Tuttavia, Salvi ha chiarito che, in un contesto penale, la prova deve essere ottenuta al di là di ogni ragionevole dubbio, il che rende ancora più complesso risalire alla verità. Ha suggerito che, se le indagini avessero potuto contare sin dall’inizio su tutti gli elementi raccolti molti anni dopo, le conclusioni potrebbero essere state diverse.
L’ex magistrato ha anche sottolineato che le indagini iniziali sono state ostacolate da limitazioni nell’accesso agli archivi dei servizi segreti italiani, che inizialmente sembravano limitarsi alla raccolta delle rassegne stampa. Questa scoperta, insieme alle manipolazioni riscontrate durante l’inchiesta su Gladio, ha portato a una riforma del 2007 che ha imposto regole più rigorose sulla conservazione degli archivi delle agenzie di sicurezza.
Salvi ha anche affrontato la questione dell’ostacolamento da parte dei militari italiani durante le indagini, una questione sottolineata anche dall’ex premier Giuliano Amato. Ha spiegato che la Procura aveva contestato ad alti gradi dell’Aeronautica Militare una serie di reati, ma la Corte d’Assise d’Appello ha assolto tutti con una formula piena. Tuttavia, Salvi ha sottolineato che il danno principale è stato causato nelle prime fasi delle indagini e nel tentativo di coprire le iniziali reticenze.
Infine, Salvi ha rivelato le difficoltà incontrate nel tentativo di ottenere informazioni dalla NATO riguardo ai sistemi radar, sottolineando che la NATO aveva opposto un segreto che non poteva essere superato dai governi nazionali. La collaborazione della Francia è stata descritta come piuttosto faticosa, ma alla fine le risposte alle rogatorie sono arrivate.
L’ex Maresciallo Dioguardi: “I documenti ci sono Ancora”
Giuseppe Dioguardi, ex maresciallo dell’Aeronautica Italiana, ha rilasciato delle dichiarazioni in merito alla tragica strage di Ustica. Dioguardi era uno dei giovani militari presenti nella sala operativa della Prima regione aerea a Milano quella notte fatale.
Oggi, a 43 anni di distanza dalla strage, l’ex maresciallo è tornato a parlare pubblicamente, riprendendo quanto aveva già dichiarato nel 2013 dopo essere stato ascoltato dai magistrati. Ha inoltre ottenuto il nullaosta di sicurezza che gli permette di parlare apertamente dell’evento, da cui era stato precedentemente vincolato a causa del suo status militare. Dioguardi ha commentato le recenti affermazioni dell’ex premier Giuliano Amato sulla strage, sottolineando che “finalmente anche Amato conferma quanto dissi io stesso dieci anni fa“.
Dioguardi ha indicato che i documenti relativi all’epoca della strage esistono ancora e che è fondamentale saperli cercare nel modo corretto. Attualmente sessantaduenne e in pensione nella sua città natale di Bari, Dioguardi ha trascorso gran parte della sua vita in uniforme. La sua carriera militare è stata strettamente legata al caso Ustica, specialmente alla notte del 27 giugno 1980, quando ha monitorato gli eventi che si sono verificati nei cieli italiani.
Dioguardi ha evidenziato che nella notte della strage erano presenti due aerei Mirage e un Tomcat, e che nonostante le segnalazioni, è stato dato l’ordine di mantenere il silenzio. Ha anche menzionato il fatto che alcuni militari che avevano rispettato tale ordine hanno ricevuto promozioni eccezionali e avanzamenti di carriera.
L’ex maresciallo ha contestato le affermazioni di Giuseppe Tricarico, un ex alto ufficiale delle Forze Armate Italiane, sottolineando che all’epoca Tricarico era responsabile delle comunicazioni riguardanti il transito di velivoli e quindi era a conoscenza di ciò che stava accadendo nei cieli italiani.
Dioguardi ha anche condiviso dettagli sul suo coinvolgimento nella vicenda, incluso il momento in cui consegnò personalmente il rapporto del SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare Italiana) all’ex Ministro della Difesa Giovanni Spadolini. Ha ricordato la reazione di Spadolini, che si infuriò dopo aver letto il documento di sette-otto pagine, sottolineando che il rapporto rappresentava una manipolazione della verità ordinata da figure di alto livello.
L’ex maresciallo ha ricordato l’intenso traffico aereo e l’ordine di silenzio assoluto impartito durante la notte della strage. Ha sottolineato che a bordo dei due F-104 che avevano intercettato il DC9 c’erano Mario Naldini e Ivo Nutarelli, i piloti delle Frecce Tricolori morti in un incidente nel 1988 in circostanze misteriose.
Dioguardi ha anche menzionato le “morti sospette” legate al caso Ustica, rilevando che quando fu fornito l’elenco delle persone che avevano informazioni sulla strage, lui era l’unico ancora in vita, poiché gli altri erano morti in circostanze inspiegabili.
Dioguardi ha sottolineato che esistono molti documenti classificati, compresi quelli che attestano la presenza di aerei libici e francesi nella zona quella notte. Ha anche menzionato telegrammi e messaggi classificati inviati durante quella notte drammatica, documenti che non possono essere distrutti.
Infine, Dioguardi ha evidenziato che molte persone erano a conoscenza degli eventi quella notte, ma a tutti fu ordinato di mantenere il silenzio. L’ex maresciallo ritiene che ora sia giunto il momento di fare luce sulla vicenda e di trovare la verità dietro la tragedia di Ustica, che ha lasciato ancora aperte molte domande irrisolte.
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