Con la riforma dei Trattati dell’Ue gli Stati (e quindi i cittadini) avranno meno possibilità decisionale

Via libera della Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo alla riforma dei Trattati dell’Unione. Il testo approvato a Bruxelles si focalizza sulla rimozione dell’obbligo dell’unanimità

Con la riforma dei Trattati dell'Ue gli Stati (e quindi i cittadini) avranno meno possibilità decisionale
Con la riforma dei Trattati dell’Ue gli Stati (e quindi i cittadini) avranno meno possibilità decisionale. La Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo ha dato il via libera alla riforma dei Trattati dell’Unione Europea, attualmente in vigore, che prevede un totale di 267 emendamenti. Questo testo è stato approvato a Bruxelles con il consenso della maggioranza dei deputati, e si focalizza principalmente sulla rimozione dell’obbligo dell’unanimità in 65 settori decisionali.

L’iniziativa legislativa mira a rafforzare il ruolo della Commissione, trasformandola in un vero e proprio governo globale. Inoltre, abroga l’obbligo dell’unanimità all’interno del Consiglio, specialmente per quanto riguarda l’adozione di atti in campi come la politica estera, e introduce una difesa comune attraverso la creazione di una forza armata sotto il comando dell’esecutivo.

Altre disposizioni riguardano l’obbligo di utilizzare la moneta unica per tutti i Paesi membri e l’ampliamento delle competenze assegnate alle istituzioni comunitarie in settori quali giustizia, sanità, ambiente e mercato unico.

Il nuovo schema ha ricevuto il via libera dal Partito Popolare, dai socialdemocratici, dai verdi e dai liberali. Al contrario, le fazioni Identità e Democrazia e i Conservatori di Ecr hanno espresso una posizione critica.

L’unico italiano presente in Commissione che ha votato contro la proposta è stato l’esponente Antonio Maria Rinaldi della Lega. Ha commentato: “Se passasse questa proposta si creerebbero dei patti di sindacato occulti tra Paesi, che metterebbero in minoranza quelli che non si allineano ai valori del gruppo egemone”. Rinaldi ha evidenziato il rischio di una perdita di autonomia decisionale dell’Italia a favore delle imposizioni provenienti da Bruxelles.

Le modifiche proposte avvicinano i processi decisionali a quelli di una federazione di Stati, con conseguente limitazione della sovranità popolare che le democrazie dovrebbero garantire.

La bozza include:

  • politiche estere, di sicurezza e di difesa (decisioni sulle sanzioni e sulle fasi intermedie del processo di allargamento a maggioranza qualificata, nonché unione della difesa con capacità militare);
  • il mercato unico, l’economia e il bilancio (affrontare i paradisi fiscali, decisioni sulla tassazione a maggioranza qualificata, periodi quinquennali per il bilancio a lungo termine);
  • un protocollo sul progresso sociale;
  • istruzione;
  • commercio e investimenti;
  • non discriminazione (ampliamento dell’elenco dei gruppi vulnerabili protetti, riferimento alla ‘parità di genere’ in tutto il Trattato);
  • clima e ambiente (riduzione del riscaldamento globale e salvaguardia della biodiversità come obiettivi dell’Unione, protezione delle fondamenta naturali della vita e degli animali, in linea con l’approccio “One Health”);
  • politica energetica (unione europea dell’energia integrata);
  • l’area di libertà, giustizia e sicurezza (competenze aggiuntive per Europol, violenza di genere e reati ambientali perseguibili ai sensi del diritto dell’UE);
  • migrazione (standard minimi comuni per la cittadinanza e i visti, misure più rigorose per la sicurezza delle frontiere, stabilità economica e sociale e disponibilità di manodopera qualificata).

Che tradotto:
Estensione del voto a maggioranza, qualificata o meno, anche a temi di politica estera, che a questo punto diventerebbero vincolanti anche per i singoli stati.

  • L’UE vuole entrare anche nell’educazione.
  • Lotta al “Surriscaldamento globale” con nuovi stringenti obiettivi.
  • Normative anti-discriminazione a livello “Gender”.
  • Più potere all’Europol, sui reati contro il “Gender” e legati agli obiettivi ambientali.
  • Maggiore politicizzazione delle nomine nella commissione, con una posizione secondaria della rappresentazione degli stati. Quindi potremmo vedere anche dei paesi non rappresentati nella commissione se politicamente fanno nomine non amate a Bruxelles.
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