Un emendamento alla legge di Bilancio potrebbe far aumentare del 10% le bollette per gli abbonamenti internet che utilizzano la vecchia rete in rame

Un emendamento alla legge di Bilancio presentato da Fratelli d’Italia rischia di portare un aumento del 10% sulle bollette per gli abbonamenti internet che utilizzano la vecchia rete in rame. La proposta punta ad accelerare la transizione verso la fibra ottica ad alta velocità

Un emendamento alla legge di Bilancio potrebbe far aumentare del 10% le bollette per gli abbonamenti internet che utilizzano la vecchia rete in rame

Un emendamento alla legge di Bilancio presentato da Fabio Carmine Raimondo, deputato di Fratelli d’Italia, rischia di portare un aumento del 10% sulle bollette per gli abbonamenti internet che utilizzano la vecchia rete in rame. La proposta 76.07, depositata in Commissione Bilancio il 15 novembre 2024, punta ad accelerare la transizione verso la fibra ottica ad alta velocità.

Secondo il piano del governo, almeno il 50% delle utenze dovrà essere collegato a reti ad altissima capacità entro il 2026, per poi raggiungere il 100% entro il 2030. Tuttavia, questa misura ha sollevato numerose critiche da parte di associazioni di consumatori e internet provider, che temono costi aggiuntivi per famiglie e imprese, specialmente nelle aree meno servite.

Le critiche delle associazioni

L’associazione Federconsumatori ha definito il provvedimento “inaccettabile”, avvertendo che potrebbe causare “un rischioso effetto moltiplicatore sull’aumento generale dei prezzi al consumo”. Anche l’Associazione italiana internet provider (Aiip) ha espresso preoccupazioni. Il presidente Giovanni Zorzoni ha dichiarato: “L’Italia ha bisogno di una transizione tecnologica sostenibile e razionale. Interventi affrettati, non ponderati e dirigistici rischiano di generare più danni che benefici.”

La corsa alla banda ultralarga

Il piano prevede un’accelerazione del processo di “decommissioning” della rete in rame, già avviato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) e previsto inizialmente per il 2028. Con il nuovo emendamento, il processo sarà anticipato e sottoposto a tempistiche più stringenti.

  • Per avviare il processo di dismissione in una determinata area, il 90% degli utenti dovrà avere accesso a reti ad altissima capacità.
  • Per il restante 10%% basteranno connessioni che garantiscano velocità superiori ai 150-200 megabit al secondo.
  • L’Agcom avrà 90 giorni per mappare il territorio nazionale e individuare le aree pronte per la migrazione.
  • Nelle zone che non soddisfano i requisiti minimi, il servizio su rete in rame dovrà continuare fino a quando non saranno disponibili alternative adeguate.

La mappatura della rete in rame sarà completata entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge. Gli operatori saranno obbligati a fornire all’Agcom una lista dei clienti che utilizzano la rete in rame, anche solo parzialmente. Un database pubblico, aggiornato dall’Agcom, raccoglierà queste informazioni.

Questo piano si allinea alla strategia europea del Digital Compass, che punta a garantire connessioni ad alta velocità a tutte le famiglie entro il 2030. Tuttavia, l’Italia mira ad anticipare gli obiettivi europei al 2026, con un’accelerazione che, secondo l’Aiip, potrebbe compromettere le pianificazioni industriali e commerciali già in atto.

I costi per gli utenti

L’aspetto economico dell’emendamento è il punto più discusso. Se approvato, dal 1° gennaio 2025, tutti i servizi basati su rete in rame subiranno un aumento del 10%. Questi fondi andranno a costituire un nuovo Fondo per lo switch-off, gestito dalla Presidenza del Consiglio, per finanziare la transizione tecnologica.

Federconsumatori teme che questa misura colpisca soprattutto le aree meno servite, aumentando il divario digitale. Inoltre, l’Aiip ha sollevato dubbi sulla gestione del fondo, che potrebbe trasformarsi in un aiuto di Stato favorevole a TIM, l’unico operatore con una rete in rame estesa su tutto il territorio nazionale.

Un’altra criticità riguarda il divieto per gli operatori di vendere nuovi servizi su rete in rame nelle aree coinvolte nella migrazione. Secondo l’Aiip, questa norma non considera le esigenze di alcune utenze, come i backup di emergenza per imprese e pubbliche amministrazioni, che potrebbero necessitare di connessioni ridondanti anche dopo la transizione. Al momento, non sono previste deroghe per questi casi.

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