Una persona è morta e diverse altre sono rimaste ferite alle prime ore di oggi a causa di un attacco con un drone lanciato dagli Houthi dello Yemen contro Tel Aviv
I ribelli yemeniti Houthi, alleati dell’Iran e nemici di Israele, hanno rivendicato la responsabilità di un’esplosione avvenuta a Tel Aviv nella notte tra giovedì e venerdì. Nell’incidente, una persona è stata uccisa e altre dieci sono rimaste ferite.
L’esercito israeliano ha inizialmente indicato che l’esplosione era stata causata dalla caduta di un “bersaglio aereo”, successivamente identificato come un drone di fabbricazione iraniana, un Samad-3, modificato per aumentare il raggio d’azione e proveniente dallo Yemen. Le sirene d’allerta per il pericolo di razzi o missili non sono suonate, poiché, secondo un’indagine preliminare dell’aeronautica israeliana, il drone era stato identificato ma non intercettato a causa di un errore umano.
L’esplosione ha colpito un edificio vicino all’ambasciata statunitense poco dopo le tre del mattino (ora locale), causando danni a diversi edifici e frantumando i vetri delle finestre. Questo attacco rappresenta il primo utilizzo di un drone a Tel Aviv durante i nove mesi di conflitto nella Striscia di Gaza, dove finora la città era stata colpita principalmente da razzi.
L’ex primo ministro israeliano Yair Lapid ha criticato il governo di Benjamin Netanyahu, affermando che l’attacco dimostra l’incapacità dell’attuale amministrazione di garantire la sicurezza ai cittadini. Negli ultimi mesi, sia gli Houthi che Hezbollah hanno intensificato gli attacchi contro Israele, descrivendoli come “atti di solidarietà” verso il popolo palestinese. L’attacco a Tel Aviv è avvenuto poche ore dopo l’uccisione di un comandante di Hezbollah da parte dell’esercito israeliano.
Hazam al-Assad, un esponente dei ribelli Houthi, ha dichiarato che Israele dovrebbe stare attento in tutte le città, affermando che l’attacco rappresenta solo l’inizio di una nuova fase strategica contro il nemico e che ci sarebbe un coordinamento tra le forze di resistenza in Libano, Iraq e Palestina. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha promesso di “regolare i conti” con chiunque danneggi lo Stato di Israele.
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