Dalla strategia da adottare sul Mes al caso del ministro del Turismo, Daniela Santanchè, fino alla questione fiscale, il commissario per le zone alluvionate e tanto altro
Si prevedono giorni complicati per il governo, in quanto si dovrà decidere l’exit strategy sul Mes. La maggioranza ha disertato la riunione della commissione Affari Esteri della Camera, dando il via all’iter del testo del Pd con l’obiettivo di rinviare il voto nell’Aula, originariamente previsto per il 30 giugno. Questo percorso si presenta come un ostacolo da superare.
I deputati della maggioranza stanno preparando emendamenti per chiedere il cambio dello strumento riguardante il Mes. Nonostante ciò, le posizioni rimangono le stesse: la Lega è contraria alla ratifica, Fratelli d’Italia è per il rinvio, Forza Italia si dimostra cauta ma non si schiera completamente, mentre i centristi sono favorevoli alla ratifica.
Fratelli d’Italia si mostra irremovibile sulla sua posizione. Le forze che sostengono il governo dovranno trovare una posizione comune, ma c’è un certo nervosismo e una fonte parlamentare di FdI osserva che l’atteggiamento di attesa non è sempre positivo. Un dirigente del partito fa intendere che la decisione verrà presa dopo l’estate, poiché la premier non intende anticipare i tempi.
Si percepisce una crescente consapevolezza in FdI che la questione del Mes potrebbe complicare la campagna elettorale per le elezioni europee. Bruxelles osserva attentamente l’evolversi della situazione, sperando in una posizione più aperta da parte della premier rispetto a quella del vicepremier Salvini riguardo alla ratifica del Mes.
Martedì potrebbe essere il momento di un ulteriore confronto all’interno del governo, dopo le tensioni generate dal rinvio della riunione del Consiglio dei ministri per impegni personali della premier. Il caso del ministro del Turismo Daniela Santanchè, protagonista di un servizio televisivo, contribuisce ad aumentare le tensioni all’interno della maggioranza. Tuttavia, la maggioranza si oppone a giudizi sommari in piazza.
Ci saranno altri temi caldi da affrontare nei prossimi mesi, come la giustizia, le riforme, l’autonomia, il ripristino delle province, la questione fiscale e il commissario per le zone alluvionate. Mercoledì, la presidente del Consiglio Meloni si recherà alla Camera e al Senato per riferire in vista del prossimo Consiglio Ue e aggiornare i parlamentari sulla crisi in Ucraina.
Le comunicazioni della premier finora sono state concordi, con una sostanziale unità nel difendere la linea del governo, come ribadito anche alla presidente del Parlamento Ue, Metsola. Tuttavia, le tensioni degli ultimi giorni e un crescente malcontento interno alla Lega sulla necessità di insistere di più sulle vie diplomatiche per risolvere il conflitto potrebbero aumentare le divergenze all’interno della maggioranza.
Va notato anche un cambiamento nel Pd, che sembra non aver modificato la propria posizione rispetto al governo Draghi, ma annuncia novità a parole. C’è la preoccupazione nel campo di coloro che vogliono un’immagine di unità nel sostegno, anche militare, all’Ucraina, che i dem possano modificare la propria posizione e stabilire un’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Ciò metterebbe l’esecutivo in difficoltà in Europa, secondo un esponente della maggioranza.
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