Uno studio di un team di ricercatori Dublin City Universit ha tentato di capire cosa distingue i portieri dagli altri calciatori
Un team di ricercatori della Dublin City University ha analizzato la psicologia dei portieri di calcio, rivelando una peculiare capacità di percezione multisensoriale che li distingue dagli altri giocatori e che contribuisce alla loro performance tra i pali.
I test condotti hanno rivelato marcate disparità nella capacità di elaborazione multisensoriale tra i portieri e gli altri gruppi presi in considerazione. In particolare, i portieri hanno dimostrato una stima più precisa e veloce dei tempi di segnali audiovisivi, mostrando una maggiore inclinazione a separare le informazioni sensoriali. Questo significa che integrano in misura minore le informazioni fornite da lampeggi e segnali acustici.
Tale propensione a immagazzinare le informazioni sensoriali potrebbe derivare dalla necessità dei portieri di prendere decisioni fulminee, basate su input visivi e uditivi che raggiungono la loro percezione in tempi differenti. Ad esempio, quando un giocatore calcia la palla, i portieri non si affidano soltanto alle informazioni visive per determinare la direzione del tiro, ma considerano anche le informazioni uditive come il suono generato dall’impatto.
In situazioni in cui l’attaccante potrebbe essere nascosto da altri giocatori, i portieri potrebbero dare maggior peso alle informazioni uditive rispetto a quelle visive. Questo spiega perché, dopo un’esposizione prolungata a scenari del genere, i portieri potrebbero tendere a elaborare separatamente i segnali sensoriali anziché combinarli.
Una questione aperta riguarda se questa capacità multisensoriale sia innata o sia stata acquisita successivamente attraverso un apprendimento percettivo. Ricerche precedenti indicano che individui abituati ad integrare frequentemente molteplici segnali sensoriali, come musicisti esperti o giocatori di videogiochi, dimostrano una più precisa elaborazione temporale multisensoriale. Nel caso dei portieri, resta da determinare se tale vantaggio sia stato sviluppato inizialmente o acquisito nel tempo attraverso l’esposizione ripetuta a stimoli audiovisivi
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