Moody’s ha completato la revisione periodica dei rating dell’Italia, prevedendo una crescita del PIL moderata, al di sotto dell’1% nel 2024. L’agenzia attribuisce questa stagnazione alla debolezza della domanda interna e delle esportazioni, influenzate dalla decelerazione dell’economia tedesca. Tuttavia, il settore delle costruzioni mostra segni di resistenza, con investimenti non residenziali legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che compensano parzialmente il calo degli investimenti residenziali
Moody’s ha completato la revisione periodica dei rating dell’Italia e non ha annunciato azioni immediate sul rating del Paese. Secondo le previsioni dell’agenzia, la crescita del PIL italiano rimarrà moderata nel 2024, con una stima inferiore all’1%, principalmente a causa della debolezza della domanda interna e delle esportazioni, influenzate dalla decelerazione dell’economia tedesca.
Il settore delle costruzioni ha mostrato una certa resistenza nel 2024, nonostante un calo degli investimenti residenziali dovuto alla graduale eliminazione del regime di credito fiscale Superbonus. Tuttavia, gli investimenti non residenziali legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) hanno parzialmente compensato questa diminuzione.
Moody’s prevede che il deficit fiscale scenderà al 4,6% del PIL nel 2024, rispetto al 7,2% del 2023. Si prevede una ulteriore riduzione al 3,5% nel 2025 e al 3% nel 2026. Tuttavia, l’agenzia avverte che questa riduzione del deficit non sarà sufficiente a determinare un calo significativo del rapporto debito pubblico/PIL, che aumenterà al 139,7% nel 2024 dal 134,8% del 2023 e continuerà a crescere fino al 2027.
Moody’s sottolinea che i costi medi del debito stanno aumentando solo gradualmente e prevede che i pagamenti degli interessi saliranno all’8% delle entrate nel 2024 e all’8,2% nel 2025. Nonostante le prospettive stabili per l’Italia riflettano considerazioni sulla forza economica e sulla dinamica del debito, l’agenzia avverte che gli sforzi per attuare riforme strutturali necessarie potrebbero risultare insufficienti per migliorare significativamente il potenziale di crescita dell’Italia.