A Bruxelles, è stato raggiunto un accordo per riformare la discussa Energy Performance of Buildings Directive, nota in Italia come Direttiva case green
11 DICEMBRE 2023 – FONTEUFFICIALE – BREAKING NEWS – Il 14 dicembre 2023, a Bruxelles, è stato raggiunto un nuovo accordo sulla revisione della Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD), nota in Italia come Direttiva case green.
Il compromesso conferma l’abbandono del criterio delle classi energetiche sui singoli edifici, presente nella direttiva di marzo, preferendogli un approccio basato sulla media sull’intero patrimonio edilizio dei singoli Stati. L’obiettivo di azzerare le emissioni del parco edilizio entro il 2050 rimane indiscusso.
Ogni Stato membro dovrà adottare la sua personale strategia per ridurre le emissioni degli edifici residenziali del 16% entro il 2030. Almeno il 55% della diminuzione della media dell’utilizzo dell’energia primaria deve essere raggiunto attraverso il rinnovamento degli edifici peggio performanti.
La data entro cui i nuovi edifici residenziali dovranno iniziare a essere costruiti in ottica zero emissioni è stata posticipata di due anni, fissandola al 2030 contro il precedente 2028. L’obbligo di rinnovamento delle caldaie è stato posticipato, con il rinvio della messa al bando dei boiler alimentati da combustibili fossili dal 2035 al 2040. Dal 2025, inoltre, non si potrà più finanziare l’installazione di caldaie autonome ad alimentazione fossile.
L’approccio della media sull’intero parco edilizio si applicherà anche agli edifici non residenziali. L’obiettivo è quello di ristrutturare almeno il 16% degli edifici con le peggiori prestazioni entro il 2030 fino ad arrivare al 26% entro il 2033.
Anche per gli edifici non residenziali è stata posticipata di due anni la data dopo la quale i nuovi edifici dovranno essere a emissione zero, passando dal 2026 al 2028. Tutti gli edifici non residenziali dovranno essere dotati di pannelli solari, che, per quanto concerne gli edifici già costruiti, dovranno iniziare a essere installati a partire dal 2027.
L’accordo è stato accolto con calore dalle parti, ma non si può negare che le nuove proposte nella Direttiva case verdi siano, come già ampiamente discusso, una versione ben più calmierata del precedente accordo. La Commissione Europea è dovuta scendere a patti con le richieste dei Paesi dell’Unione, che denunciavano gli alti costi che simili direttive avrebbero comportato tanto per le loro casse, quanto per i portafogli dei cittadini.
È certamente vero che i costi della transizione energetica sono poderosi, ma al tempo va sottolineato come le deroghe che caratterizzavano lo scorso accordo fossero parecchie e comprendevano anche le seconde case abitate per meno di quattro mesi, le case popolari e gli edifici storici. Inoltre, la Commissione Europea prevedeva che la priorità fosse data ai soggetti vulnerabili e alle abitazioni meno performanti, che avrebbero dovuto essere aiutati dagli Stati.
Con il nuovo accordo tanti edifici sono stati riconsiderati o esclusi dalla discussione, il dibattutissimo tema delle caldaie è stato rinviato, ed è stata data maggiore libertà di azione ai singoli Paesi. Si può insomma ben sperare che i prezzi siano accessibili a tutti, se i governi nazionali decideranno di agire in questa direzione.
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