L’inchiesta di Perugia sul dossieraggio illecito di politici e vip

L’inchiesta di Perugia riguarda un’operazione di dossieraggio illecito che ha coinvolto politici e personaggi pubblici. La vicenda è stata avviata dopo una segnalazione del Ministro della Difesa, Guido Crosetto

L'inchiesta di Perugia sul dossieraggio illecito di politici e vip
L’inchiesta di Perugia sul dossieraggio illecito di politici e vip. L’inchiesta di Perugia riguarda un’operazione di dossieraggio illecito che ha coinvolto politici e personaggi pubblici, perpetrata all’interno della Direzione Nazionale Antimafia (DNAA). Un uomo appartenente alla Guardia di Finanza è stato posto sotto inchiesta per accesso abusivo a un sistema informativo. La vicenda è stata avviata dopo una segnalazione del Ministro della Difesa, Guido Crosetto. Il militare, le cui iniziali sono P. S., lavorava precedentemente nel Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza insieme ad altri due colleghi. La situazione riguarda le Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS) inviate da Bankitalia alla DNAA. Le SOS vengono trasmesse per legge alla DNAA e al Nucleo Valutario della Guardia di Finanza e, di solito, portano a indagini per sospetto riciclaggio. La denuncia di Crosetto è stata seguita dal procuratore Raffaele Cantone.

L’ipotesi della procura di Perugia, basata su “evidenze inequivocabili”, è che il maresciallo abbia interrogato illegalmente il sistema informatico interno per ottenere atti riservati senza autorizzazione. In particolare, l’attenzione è stata rivolta alle transazioni finanziarie anomale, che le banche e gli operatori finanziari sono obbligati a segnalare all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) di via Nazionale. Queste segnalazioni vengono poi trasmesse alla DNAA e al Nucleo Valutario della Guardia di Finanza. Nel corso del 2020, alcune SOS che riguardavano molti politici sono state pubblicate sui giornali, tra cui Matteo Renzi, Giuseppe Conte e Rocco Casalino. Solitamente, la Polizia Giudiziaria approfondisce queste segnalazioni, ma in questi casi i documenti sono stati pubblicati dai giornali prima che le procure potessero investigare.

Dopo la denuncia di Crosetto e le successive indagini, il maresciallo della Guardia di Finanza è stato perquisito e poi ascoltato come testimone. Ha negato qualsiasi irregolarità ma ha ammesso di aver effettuato regolarmente interrogazioni attraverso il suo computer in ufficio. I log digitali dell’ufficio dell’Antimafia hanno rivelato che solo alcune delle centinaia di richieste al database sono state pubblicate sui giornali. Il maresciallo ha cercato di giustificare la sua condotta attribuendola alle modalità organizzative dell’ufficio, guidato all’epoca da un magistrato esperto, l’ex procuratore di Bari, Antonio Laudati. Tuttavia, questa spiegazione non ha convinto gli inquirenti.

Il nuovo capo della DNAA, Giovanni Melillo, ha apportato modifiche alle procedure, ponendo tre sostituti a capo del dipartimento. Di conseguenza, il fascicolo d’indagine è stato trasferito a Perugia.

La denuncia di Crosetto è avvenuta in seguito a un articolo di Domani, che parlava dei soldi ricevuti da Leonardo, un’azienda italiana. Il giornale ha anche riportato notizie sulla compravendita di una villa a Forte dei Marmi da parte dei familiari di Daniela Santanchè e Ignazio La Russa, sempre basate su segnalazioni inviate alla procura di Milano. Il finanziere indagato è iscritto a un’associazione parasindacale che gestisce un sito web e ha firmato molti articoli. Nell’articolo di Domani, era stato riferito che Crosetto aveva percepito ingenti somme di denaro da Leonardo negli anni precedenti, facendo emergere l’ipotesi di un possibile conflitto di interessi. La cifra esatta riportata da Domani era di 1,8 milioni di euro tra il 2018 e il 2021.

La procura di Perugia sta procedendo con cautela nell’indagine poiché potrebbe coinvolgere informazioni riservate pubblicate dai giornali stessi. Si cerca di stabilire se ci siano state pressioni sull’ufficiale della Guardia di Finanza per ottenere le informazioni o se fossero state scambiate per denaro. Al momento, l’ufficiale è sospettato solo di accesso abusivo a sistemi informatici, e le indagini proseguono per fare luce sull’intera vicenda.

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