Le raccomandazioni per l’Italia riguardo allo stato di diritto e alla libertà di stampa

La Commissione europea ha formulato 6 raccomandazioni per l’Italia riguardo allo stato di diritto e alla libertà di stampa

Le raccomandazioni per l'Italia riguardo allo stato di diritto e alla libertà di stampa

La Commissione europea ha formulato sei raccomandazioni per l’Italia riguardo allo stato di diritto e alla libertà di stampa. Nel rapporto presentato ieri, Bruxelles chiede a Roma di migliorare la digitalizzazione dei tribunali penali e delle procure; di adottare la proposta legislativa in sospeso sui conflitti di interessi e di istituire un registro operativo per le lobby; di regolamentare le informazioni sui finanziamenti a partiti e campagne elettorali; di tutelare i giornalisti e di garantire l’indipendenza dei media; di creare un’istituzione nazionale per i diritti umani in linea con i principi delle Nazioni Unite.

Fonti governative italiane hanno sottolineato che “in merito al Rapporto 2024 sullo stato di diritto nell’Unione europea pubblicato oggi dalla Commissione europea, si ricorda che si tratta di un esercizio periodico che viene condotto ogni anno e che non riguarda solo l’Italia ma tutti e Ventisette gli Stati membri, per ciascuno dei quali viene redatto uno specifico ‘capitolo-Paese'”. Hanno inoltre evidenziato che “si tratta di un’attività che la Commissione europea svolge in costante dialogo con i Governi degli Stati membri” e che “il Governo italiano sostiene ed incoraggia questo esercizio annuale che costituisce un utile strumento per monitorare il rispetto dei principi dello stato di diritto all’interno dell’Unione europea”.

Le aggressioni ai giornalisti

Il rapporto della Commissione europea denuncia che, nonostante le leggi specifiche volte a proteggere i giornalisti dalle minacce, in Italia questi continuano a fronteggiare numerose sfide nell’esercizio della loro professione. Le 47 pagine dedicate all’Italia documentano casi di “aggressioni fisiche, minacce di morte e altre forme di intimidazione”, sollevando preoccupazioni significative sulla sicurezza dei giornalisti.

La Commissione Ue scrive che in Italia “i giornalisti continuano ad affrontare diverse sfide nell’esercizio della loro professione” e invita il governo a “proseguire l’iter legislativo sul progetto di riforma sulla diffamazione, la tutela del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, evitando ogni rischio di impatti negativi sulla libertà di stampa e garantendo che tenga conto delle norme Ue sulla tutela dei giornalisti”.

Bruxelles sottolinea che “l’efficacia del sistema di governance nel garantire la piena indipendenza della Rai rappresenta una fonte di preoccupazione di lunga data in Italia”. Gli stakeholder evidenziano la necessità di una riforma completa per proteggere la Rai dai rischi di interferenza politica, poiché i media di servizio pubblico svolgono un ruolo cruciale nel panorama mediatico. Sebbene esistano regole per garantire informazioni indipendenti e pluralistiche, ci sono diverse sfide riguardo alla governance e al sistema di finanziamento. La Commissione evidenzia inoltre preoccupazioni riguardanti la par condicio e la “decisione del Governo, adottata con la Legge di Bilancio per il 2024, di ridurre il canone di abbonamento Rai e di compensare tale riduzione con un finanziamento diretto aggiuntivo di 430 milioni di euro”.

Il rapporto include un censimento parziale delle aggressioni e intimidazioni ai giornalisti in Italia. Secondo la piattaforma Mapping Media Freedom, nei primi sei mesi del 2024 si sono verificati 75 incidenti, di cui 47 riguardano attacchi diretti e 13 incidenti legali. Inoltre, il Centro Italiano di Coordinamento ha registrato 98 casi di intimidazioni nel 2023. La Commissione europea sottolinea che questi numeri potrebbero essere sottostimati, poiché molti episodi non vengono denunciati, evidenziando l’urgenza di affrontare le problematiche relative alla sicurezza dei giornalisti e alle condizioni in cui operano in Italia.

“Riforma del premierato sotto la lente della Commissione Ue”

Il rapporto sullo stato di diritto della Commissione Europea mette sotto la lente anche la riforma del premierato in Italia. La Commissione evidenzia che, con questa riforma, il Presidente della Repubblica non potrebbe più trovare una maggioranza alternativa né nominare un Primo Ministro esterno al Parlamento. Alcuni stakeholder hanno espresso preoccupazioni riguardo alle modifiche proposte al sistema dei pesi e contrappesi istituzionali, e dubbi sul fatto che ciò possa portare maggiore stabilità.

Il report sottolinea che “in Italia, una nuova legge che abroga il reato di abuso d’ufficio e limita la portata del reato di traffico d’influenza potrebbe avere implicazioni per l’individuazione e l’investigazione di frodi e corruzione”. Inoltre, le modifiche proposte alla prescrizione potrebbero ridurre il tempo a disposizione per condurre procedimenti giudiziari per reati penali, inclusi i casi di corruzione.

“Preoccupa aumento dei decreti legge in Italia”

La Commissione osserva anche che “gli stakeholder hanno espresso il timore che il Governo ricorra troppo spesso ai decreti legge”. Questo fenomeno, che si è intensificato negli ultimi anni, potrebbe incidere sull’equilibrio dei poteri tra il governo e il Parlamento.

Infine, il rapporto indica che “rimangono sfide per quanto riguarda lo spazio civico, anche alla luce degli attacchi verbali segnalati contro le organizzazioni impegnate in attività umanitarie e delle violenze segnalate contro i manifestanti”. Lo spazio civico in Italia continua a essere valutato come “ristretto”. Gli stakeholder hanno riferito di attacchi verbali da parte di alcuni media e politici contro organizzazioni umanitarie e di episodi di violenza contro i manifestanti da parte della polizia.

“In Italia tempi dei processi migliorano ma resta una sfida”

Secondo la Commissione Europea, in Italia “la durata dei procedimenti ha continuato a diminuire, anche se rimane una sfida seria. Nel 2022, il tempo necessario per risolvere le cause civili e commerciali di primo grado è diminuito di 20 giorni rispetto al 2021, ma con 540 giorni resta tra i più lunghi dell’UE”. Per le cause penali di primo grado, il tempo di smaltimento è passato da 399 giorni nel 2021 a 355 giorni nel 2022. Nel primo semestre del 2023, i tempi di smaltimento delle cause civili e commerciali di primo grado sono scesi ulteriormente di 87 giorni, arrivando a 453 giorni, mentre per le cause penali di primo grado sono diminuiti di altri 80 giorni, arrivando a 275 giorni.

Il rapporto della Commissione Europea sottolinea che il governo italiano ha approvato una riforma costituzionale della giustizia, che prevede la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri e l’istituzione di due Consigli superiori separati. Questa riforma ha suscitato dibattiti sull’indipendenza dei pubblici ministeri. La Commissione ribadisce che, pur non esistendo un modello unico nell’UE per l’assetto istituzionale delle procure, sono necessarie garanzie per assicurare che i pubblici ministeri possano operare senza interferenze politiche indebite.

Il rapporto evidenzia anche che, nell’ultimo anno, l’Associazione nazionale dei magistrati e altre parti interessate hanno espresso preoccupazione per le critiche pubbliche alla magistratura da parte dei politici. In particolare, nell’ottobre 2023, alcuni politici hanno criticato fortemente un giudice per una decisione sul rilascio di un migrante detenuto.

Il commento del governo

Il governo italiano ha collaborato attivamente alla stesura del rapporto 2024 della Commissione Europea, cercando di renderlo il più completo e accurato possibile. Fonti governative spiegano che il rapporto riconosce l’efficacia del sistema giudiziario italiano, i progressi nella lotta alla corruzione e il rispetto del pluralismo e della libertà dei media. Le critiche contenute nel documento sono in gran parte osservazioni già note, presenti nei rapporti degli anni precedenti. Infatti, cinque delle sei raccomandazioni del Rapporto 2024 erano già presenti nei Rapporti 2022 e 2023.

Molti dei commenti critici non provengono direttamente dalla Commissione Europea, ma da soggetti terzi come enti istituzionali non governativi, associazioni di categoria e ONG, alcuni dei quali polemici verso il governo. La Commissione ha consultato questi soggetti durante la redazione del rapporto e ha riportato correttamente le loro opinioni, citando le fonti. Queste critiche, sebbene legittime, vanno interpretate come opinioni di parte.

In merito al presunto slittamento della data di pubblicazione del rapporto, il governo sottolinea che i tempi di pubblicazione sono decisi esclusivamente dalla Commissione Europea e non dagli Stati membri o dal governo italiano. La Vice Presidente Jourova ha pubblicamente spiegato le ragioni del calendario di pubblicazione.

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