Le ipotesi del governo sulla “Verifica dell’età su Internet” per impedire che contenuti inappropriati per i minori possano essere visualizzati online

A seguito del decreto Caivano è emerso un problema riguardante l’obbligo di “verifica dell’età” su Internet. L’intendo di questa misura è di impedire che contenuti inappropriati per i minori possano essere visualizzati online

Le ipotesi del governo sulla Verifica dell’età su Internet per impedire che contenuti inappropriati per i minori possano essere visualizzati online

A seguito del decreto Caivano, introdotto dal governo un anno fa per contrastare la criminalità giovanile, è emerso un problema riguardante l’obbligo di “verifica dell’età” su Internet. Questa misura è stata adottata in risposta a eventi tragici, come lo stupro di gruppo di due bambine di 10 e 12 anni. L’intento della norma è quello di impedire che contenuti inappropriati per i minori possano essere visualizzati online. Tuttavia, l’articolo 13 bis del decreto si applica esclusivamente ai contenuti dei siti pornografici, escludendo altre piattaforme.

La maggioranza politica sta discutendo la possibilità di vietare l’accesso ai social network per i giovani sotto i 16, 15 o 13 anni, ma non c’è ancora un accordo su questo punto. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha recentemente concluso una consultazione pubblica sulle modalità di attuazione della verifica dell’età. Senza modifiche adeguate, però, il sistema potrebbe risultare inefficace.

La norma stabilisce che “è vietato l’accesso ai minori a contenuti a carattere pornografico, in quanto mina il rispetto della loro dignità e ne compromette il benessere fisico e mentale, costituendo un problema di salute pubblica”. Inoltre, si afferma che “i gestori di siti web e i fornitori delle piattaforme di condivisione video… sono tenuti a verificare la maggiore età degli utenti”. L’Agcom è incaricata di definire le modalità tecniche e procedurali per tale verifica, assicurando un livello di sicurezza adeguato al rischio e rispettando la minimizzazione dei dati personali.

Le proposte per la consultazione pubblica sono varie, ma molte presentano limiti in termini di privacy o tecnologia. Tra le soluzioni proposte ci sono: la scansione della carta d’identità, il controllo incrociato con i database dell’anagrafe, la verifica tramite carta di credito e istituti finanziari, e l’uso del numero di cellulare. Tuttavia, ciascuna di queste opzioni presenta difficoltà significative.

Due ipotesi applicabili rimangono: la prima è la “stima dell’età” attraverso l’intelligenza artificiale, utilizzando ad esempio un autoscatto. Questa soluzione solleva preoccupazioni riguardo al riconoscimento biometrico e alla possibilità di profilazione dei minori, vietata dal Digital Service Act europeo. La seconda opzione più accreditata prevede una verifica “forte” da parte di un ente terzo (come un istituto finanziario o una società di telecomunicazioni). In questo caso, l’utente deve farsi riconoscere come maggiorenne da questo ente indipendente, che avrà la responsabilità in caso di errori o violazioni. A questo punto, all’utente verrà fornito un codice da inserire sulle piattaforme come prova della maggiore età.