7 giovani di Palermo sono stati arrestati: sono accusati di aver fatto ubriacare una ragazza per poi stuprarla a turno
7 giovani di Palermo sono stati arrestati in seguito alle gravi accuse di aver fatto ubriacare una giovane ragazza e poi averla stuprata a turno in un luogo appartato in centro città. L’arresto è avvenuto dopo un’indagine dei carabinieri del capoluogo siciliano, scattata poco dopo la brutale violenza sessuale avvenuta all’inizio di luglio. Tra gli indagati ci sono anche alcuni minorenni e tutti sono accusati di violenza sessuale di gruppo.
Quattro dei giovani accusati sono stati arrestati all’alba di venerdì, quando i militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Palermo Piazza Verdi hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Palermo nei confronti di tre giovani e un provvedimento cautelare emesso dal GIP del Tribunale per i Minorenni di Palermo nei confronti di un minorenne.
Secondo l’accusa, i quattro arrestati avrebbero partecipato alla violenza sessuale di gruppo insieme ad altri tre ragazzi già arrestati su ordine dell’Autorità Giudiziaria di Palermo il 3 agosto. Le indagini condotte dai carabinieri hanno raccolto un grave quadro indiziario contro tutti e sette i giovani.
L’episodio di violenza sessuale si è verificato il 7 luglio, quando gli indagati avrebbero abusato sessualmente di una giovane ragazza palermitana. La ragazza, in uno stato di ebbrezza alcolica, sarebbe stata condotta in un’area isolata del centro città, dove è stata violentata a turno dal gruppo.
Il fatto
Nel luglio scorso, una giovane ragazza di 19 anni è stata vittima di uno stupro di gruppo a Palermo. Sette ragazzi palermitani sono stati accusati di aver violentato la ragazza durante una terribile esperienza nella zona del Foro Italico. Le prove raccolte dai carabinieri hanno contribuito a identificare i responsabili di questo atroce crimine. Questo resoconto esaminerà i dettagli di questa tragica vicenda.
Le prove
Le prove dello stupro di gruppo, avvenuto il 7 luglio, sono state scoperte dai carabinieri della stazione di Brancaccio. Gli investigatori hanno individuato i messaggi di WhatsApp scritti da almeno uno dei sette indagati. In particolare, l’attenzione si è concentrata sui messaggi inviati dall’unico ragazzo del gruppo che conosceva la vittima e che, presumibilmente, aveva guadagnato la sua fiducia per trascorrere la serata in sua compagnia. Tuttavia, la serata si è trasformata in un incubo quando i ragazzi hanno offerto alla ragazza diverse bevande, l’hanno resa incapace di difendersi e l’hanno violentata in una zona buia e isolata vicino al Foro Italico di Palermo.
Video e i messaggi
Uno dei ragazzi, che conosceva la vittima, è stato indicato come il principale responsabile di aver ripreso la violenza sessuale in un video utilizzando la torcia del cellulare. La ragazza ha dichiarato ai carabinieri che durante l’aggressione, questo ragazzo avrebbe detto agli altri: “Questo è uno stupro di massa”. I messaggi successivi inviati da questo ragazzo a un amico estraneo ai fatti hanno ulteriormente scosso l’opinione pubblica. In uno dei messaggi, il ragazzo ha espresso disgusto per il numero di partecipanti all’aggressione e ha affermato: “Eravamo troppi. Sinceramente mi sono schifato un poco ma però che dovevo fare? La carne è carne”. In un altro messaggio, ha menzionato che la ragazza si era sentita male dopo l’aggressione e che l’avevano lasciata a terra prima di allontanarsi.
Revenge Porn
I carabinieri e il pubblico ministero hanno visionato i video registrati durante lo stupro di gruppo, in cui il ragazzo puntava la torcia del cellulare verso la vittima mentre i suoi amici la violentavano. Questi video hanno aiutato a identificare i colpevoli. Tuttavia, alcuni video potrebbero essere stati cancellati dalla sera stessa dell’incidente. Inoltre, i messaggi dello stesso ragazzo indicano che era preoccupato di una possibile denuncia da parte della vittima e stava cercando di eliminare le prove: “Ma infatti adesso li sto eliminando tutti, li sto mandando solo a chi li dovevo mandare e li elimino, perché non ne voglio sapere niente di questa storia”.
Reazioni
La Procura di Palermo ha emesso un’ordinanza di misure cautelari nei confronti dei sette ragazzi, quattro dei quali sono stati arrestati il 18 agosto, mentre gli altri tre erano stati arrestati il 3 agosto. Tra gli indagati, c’era anche un minorenne. Questi arresti sono avvenuti grazie alle indagini dei carabinieri e al coraggio della giovane vittima nel denunciare l’orrore subito. Tuttavia, la decisione di rendere pubblici i nomi degli indagati ha suscitato polemiche, con alcune voci che sollevano preoccupazioni sulla giustizia e sulla presunzione di innocenza.
Foto e nomi degli indagati sui social
Nel caso dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo, si è scatenata una controversia riguardo alla divulgazione dei nomi degli indagati e alla loro associazione con i volti che compaiono nelle immagini del video che riprende la giovane vittima.
Presidente dell’Ordine degli Avvocati
Dopo l’arresto di sette giovani accusati di aver commesso uno stupro di gruppo su una ragazza di 19 anni, il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo, Dario Greco, ha preso una posizione netta sulla controversia. Egli ha dichiarato che, nonostante l’orrore del crimine di cui sono accusati, la divulgazione dei nomi di sei dei presunti colpevoli è stata una “barbarie giudiziaria”. Ha sollevato domande sulla necessità di rendere pubblici i nomi prima ancora che i sospettati avessero la possibilità di presentare le loro difese legali.
Dario Greco ha sottolineato che nonostante la gravità delle accuse, tutti gli indagati hanno diritto a una difesa adeguata e alla presunzione di innocenza fino a prova contraria. Ha espresso preoccupazione riguardo alla diffusione dei nomi, sottolineando che la giustizia deve seguire un percorso equo, che includa l’ascolto delle difese dei sospettati prima di una condanna mediatica.
I messaggi
“Questa si chiama… su Instagram, ti giuro vero, questa è una p… ce la siamo fatta tutti, i ragazzi della via Montalbo eravamo tanti, una sassolata, io, Gabriele Trapani, il fratello di Giosuè, c’era Cristian un ragazzo delle case popolari e R… Eravamo un casino”. E’ una confessione bella e buona quella contenuta in un messaggio Whatsapp inviato da Angelo Flores, uno dei ragazzi arrestati per lo stupro di gruppo di una diciannovenne, avvenuto lo scorso 7 luglio al Foro Italico: è l’indagato – l’unico del branco che la vittima conosceva – a fare il nome dei suoi presunti complici, che sono stati bloccati dai carabinieri. Ma nelle chat di Flores emerge anche l’altra faccia della terribile violenza inflitta alla ragazza – e di cui lui stesso si diceva il giorno successivo “schifiato” – ovvero il modo in cui è stata vissuta dagli aggressori. E ciò che colpisce è la totale assenza di umanità ed empatia, come se la violenza fosse stata perpetrata su una cosa e non su una persona.
“Finiamo tutti nella stessa cella, io mi ammazzo!”
Nel cellulare di Flores sono stati ritrovati anche due video che riprendono gli abusi sessuali e che lui stesso ha filmato, ma ad incastrare il gruppo sono anche una serie di intercettazioni captate al Comando provinciale dei carabinieri. I giovani sono stati arrestati in due momenti: Angelo Flores, Gabriele Di Trapani e Cristian Barone appena una ventina di giorni dopo l’aggressione, anche perché la vittima li ha identificati facilmente; R. P., diventato maggiorenne pochi giorni dopo i fatti, Elio Arnao, Christian Maronia e Samuele La Grassa sono invece finiti in carcere oggi. Ed è proprio tra l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare e l’altra che sono state registrate le conversazioni tra alcuni di loro, che temevano “di finire nel telegionale” e “tutti nella stessa cella”.
“Eravamo troppi, ma la carne è carne…”
Uno dei messaggi inviati a Flores è il seguente: “Figghiò me lo mandi il video pure a me, quello di là del Foro Italico?” e l’indagato avrebbe provveduto ad inviare il filmato. Ma poi non solo diceva chiaramente chi era con lui la sera prima, ma commentava anche l’accaduto: “Ieri sera niente, se ci penso un po’ mi viene lo schifo perché eravamo ti giuro 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l’avevo vista solo nei video porno, eravamo troppi, sinceramente mi sono schifiato un po’, ma che dovevo fare? La carne è carne, gliel’ho abbagnato pure io il discorso…”.
“Si è sentita pure male, l’abbiamo lasciata lì a terra: è finita a schifio”
Poi aggiungeva riferendosi alla vittima: “Dopo si è sentita pure male, si toccava là sotto piegata a terra… ‘Chiamate un’ambulanza’, ma va cacaci la minchia (forti risate, ndr) l’abbiamo lasciata lì e siamo andati via…”. Inoltre puntualizzava: “Ma chi la conosce a questa, mi aveva scritto una settimana fa: ‘Il mio ragazzo di qua, il mio ragazzo di là’ e gli ho detto: ‘Senti che dobbiamo fare, ci vediamo?’ e ci siamo visti e abbiamo fatto sesso. Ieri sera l’abbiamo incontrata alla Vucciria con tutti gli amici ed è finita a schifio…”.
La vittima ha riferito una versione diversa, ovvero di aver incontrato casualmente Flores alla Vucciria e di aver passato poi la serata con lui ed i suoi amici. Ha detto di conoscerlo, ma non di aver avuto rapporti sessuali consenzienti con lui. Anzi, il suo fidanzato ha detto agli inquirenti che l’indagato avrebbe già provato in passato ad abusare della giovane e che “sicuramente è lui che ha architettato tutto”.
“Le abbiamo fatto passare il capriccio…”
“Lei era tutta ubriaca – racconta ancora Flores via Whatsappp – l’amica sua l’ha lasciata sola, voleva farsi a tutti. Alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio”. L’interlocutore lo metteva in guardia: “Questa non è che se ne spunta che l’avete stuprata? Stai attento a questi video” e lui: “Ma infatti adesso li sto eliminando tutti, lo sto mandando solo a chi lo dovevo mandare perché non ne voglio sapere niente di questa storia…”.
Il messaggio durante lo stupro: “Stiamo facendo un bordello con quella…”
Durante lo stupro, gli indagati avrebbero deriso la vittima, l’avrebbero picchiata ed umiliata, dicendole: “Amunì ca ti piaci” e “arripigghiati che mi si sta ammosciando”, vedendola inerme e completamente alterata dall’alcol bevuto in precedenza, su istigazione degli stessi giovani arrestati che le avrebbero fatto fumare anche una canna. Durante lo stupro Flores avrebbe anche mandato un messaggio Whatsapp: “Niente cucì, qua stiamo facendo un bordello con quella…”.
“Le faceva male, quello la struppiò…”
Dopo i primi tre arresti, i carabinieri hanno intercettato La Grassa, Arnao e Maronia, mentre erano nella sala d’attesa del Comando. Conversazioni dal “denso valore probatorio”, secondo il gip Andrea Innocenti che poi ha disposto il carcere per i tre. La Grassa afferma: “Ma quello che la struppiò di più è stato quello, come si chiama, Cristian…” e Maronia: “Cristian… Gabriele il Trapani (Di Trapani, ndr)… che se la f… stava f…, lei non voleva, faceva ‘no, basta!'” e La Grassa: “Vedi che oltre a questo, i pugni che…” e interveniva Arnao: “Minchia, che non ansimava più, faceva ‘ahia, ahia’… Le faceva male” e Maronia, scrivono i carabinieri “simula urla di piacere”. Ancora La Grassa: “I pugni che le davano e pure gli schiaffi…” e Arnao: “Ti giuro, ci fa il p… che la testa l’aveva dentro la m…, quello gliel’ha infilata e quello che cercava di metterglielo nel…”. La Grassa: “Non respira”, mentre Maronia commenta: “Era eccitata” e Arnao: “Questo a cavallo, così, quella là sotto e quello così”.
“Finiamo nella stessa cella, magari anche nel telegiornale”
I tre intercettati iniziavano anche a preoccuparsi. Maronia: “Qua la situazione si sta facendo seria, vedi, ora ci mettono tutti nella stessa cella!” e La Grassa: “Se viene mio zio l’ammazzo!”. Maronia quindi leggeva il capo di imputazione: “In particolare mediante percosse… ma niente, un macello c’è! Determinato dal loro numero, abusando delle condizioni di inferiorità psichica e fisica…” e La Grassa, mostrando il cellulare: “Non trovano niente”. Quindi Arnao: “Ma compà, ve lo immaginate se spuntiamo nel telegiornale? Nel telegiornale non ci spuntiamo? Mi ammazzo figghiò, io posso scappare, me ne posso andare in Messico!” e Maronia: “Compà io in America, in Venezuela”, mentre La Grassa: “Io me ne vado in Thailandia”.
Il gip: “Indagati spavaldi, machisti e indifferenti rispetto all’accaduto”
Per il gip “si coglie la consapevolezza dell’azione violenta e della realizzazione dei rapporti sessuali con modalità aggressive e violente – si legge nell’ordinanza – che avevano devastato fisicamente la ragazza (‘la struppiò’), la quale, secondo i loro ricordi, aveva detto ‘basta’, non lesinando però i correi commenti – spavaldi e machisti – sul fatto che, nonostante le grida di dolore ella fosse in realtà ‘eccitata’”. Inoltre afferma ancora il giudice “dalle loro parole si comprende come, benché moralmente del tutto indifferenti rispetto a quanto accaduto, fossero consci delle possibili conseguenze dei gravi fatti denunciati, vaneggiando su propositi di fuga all’estero”.
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