La questione dei professori precari in Italia è arrivata alla Corte di giustizia dell’Unione Europea

La questione dei professori precari in Italia è un problema che coinvolge migliaia di insegnanti che ogni anno si trovano a lavorare senza ricevere stipendi adeguati. Per l’Ue questa situazione rappresenta una forma di discriminazione

La questione dei professori precari in Italia è arrivata alla Corte di giustizia dell'Unione Europea

La questione dei professori precari in Italia è approdata alla Corte di giustizia dell’Unione Europea. Questo problema coinvolge migliaia di insegnanti che ogni anno si trovano a lavorare nelle scuole senza ricevere stipendi adeguati, e per l’Europa, questa situazione rappresenta una forma di discriminazione.

La Commissione Europea ha evidenziato che il problema principale risiede nell’aumento del numero di supplenti e nella legislazione riguardante gli stipendi degli insegnanti a tempo determinato. In particolare, la Commissione ha dichiarato che «non prevede una progressione salariale basata sui precedenti periodi di servizio», il che crea una disparità rispetto agli insegnanti assunti a tempo indeterminato, i quali hanno diritto a tale progressione.

L’Italia è accusata di non aver implementato aumenti salariali legati agli scatti d’anzianità per i docenti precari. Questo è un aspetto significativo, considerando che in Italia molti precari possono rimanere tali per un periodo che arriva fino a 20 anni. Inoltre, si sottolinea che l’Italia «non ha adottato le norme necessarie per vietare la discriminazione in merito alle condizioni di lavoro e l’uso abusivo di successivi contratti a tempo determinato». Di conseguenza, la questione è stata deferita alla Corte di Giustizia, riguardando non solo l’abuso dei contratti a termine, ma anche la necessità di introdurre scatti salariali.

Le reazioni sono state diverse. I sindacati, come l’Anief e la Flc Cgil, hanno accolto con favore questa decisione, denunciando l’abuso dei contratti a tempo e parlando di «fallimenti dei governi». Dall’altra parte, l’opposizione politica, rappresentata dal Movimento 5 Stelle (M5S), ha espresso preoccupazione definendo questa situazione come «l’ennesima bocciatura per il governo». In risposta, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha dichiarato: «Il precariato, con i problemi connessi, non è nato oggi» e ha ribadito l’importanza di rivedere il sistema di reclutamento degli insegnanti italiani per affrontare le rigidità della riforma PNRR.

Negli ultimi anni, il numero dei precari nelle scuole italiane ha visto un notevole incremento. Secondo Tuttoscuola, nel 2015-2016 erano circa 100mila; nel 2017-2018 erano 135mila; nel 2020-2021 sono saliti a 212mila e nel 2022-2023 sono arrivati a 235mila. Per l’anno attuale, i sindacati stimano che i precari siano 250mila, mentre il ministero dell’Istruzione fornisce una cifra più bassa, pari a 160mila.

Questa situazione evidenzia un problema sistemico nel settore educativo italiano, dove la precarietà lavorativa degli insegnanti sta diventando sempre più critica.

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