La Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso una sentenza che riguarda il Grande Oriente d’Italia (un’importante organizzazione massonica). Questa decisione chiede allo Stato italiano di risarcire l’organizzazione
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso una sentenza che riguarda il Grande Oriente d’Italia, un’importante organizzazione massonica. Questa decisione chiede allo Stato italiano di risarcire il Grande Oriente d’Italia. La questione è legata a eventi che si sono verificati nel 2017.
Nel 2017, la Guardia di Finanza ha fatto un’irruzione nella sede del Grande Oriente d’Italia, che è la principale obbedienza massonica in Italia. Durante questa operazione, le forze dell’ordine hanno sequestrato le liste degli iscritti delle logge in Sicilia e Calabria. Il motivo di questo sequestro è legato alla Commissione parlamentare di inchiesta anti mafia, istituita nel 2013 e presieduta da Rosy Bindi. Uno degli obiettivi della Commissione era quello di “valutare l’esistenza di forme di infiltrazione delle organizzazioni criminali mafiose nelle associazioni a carattere massonico”.
Per portare avanti le indagini, la Commissione ha interrogato Stefano Bisi, che all’epoca era il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Durante l’interrogatorio, la Commissione ha chiesto collaborazione per ottenere le liste degli iscritti alle logge in Calabria e Sicilia, al fine di verificare se ci fossero persone condannate per mafia. Tuttavia, non c’è stata una risposta positiva da parte dell’ordine massonico. Bisi ha rivendicato il diritto alla privacy degli iscritti. Di conseguenza, la Commissione ha deciso di procedere al sequestro degli elenchi, garantendo che le informazioni sarebbero rimaste segrete e non sarebbero state pubblicate.
Il Grande Oriente d’Italia ha quindi fatto ricorso prima alla magistratura italiana, che ha dato torto ai massoni, e poi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. In questa occasione, la sentenza ha dato ragione ai massoni. I giudici di Strasburgo hanno affermato: “Si tratta di un provvedimento sproporzionato. Non vi era alcuna evidenza che l’acquisizione di tanti dati cartacei e digitali fosse rilevante ai fini dell’inchiesta della Commissione”. Di conseguenza, lo Stato italiano è stato condannato a versare 9.600 euro per danni non pecuniari e 5.344 euro per spese legali al Grande Oriente d’Italia.
Nonostante questo, l’inchiesta avviata grazie al sequestro degli elenchi si è rivelata utile per comprendere il livello delle infiltrazioni mafiose nella massoneria. Nella relazione finale della Commissione si legge che la Direzione nazionale antimafia e terrorismo ha identificato 193 soggetti con evidenze giudiziarie per fatti di mafia, di cui 122 appartenevano al Grande Oriente d’Italia. La domanda sorge spontanea: come si sarebbero potute ottenere queste informazioni essenziali senza il sequestro degli elenchi degli iscritti, vista l’assenza di collaborazione da parte dei Gran Maestri?