La Corte di Cassazione argentina ha ordinato la liberazione di Leonardo Bertulazzi, un ex brigatista arrestato il 29 agosto dopo 44 anni di latitanza. I giudici hanno accolto il ricorso dei suoi avvocati, sostenendo che al momento dell’arresto Bertulazzi era ancora protetto dallo status di rifugiato, concessogli nel 2004 e revocato successivamente. Bertulazzi, quasi 73 anni, era in regime di arresti domiciliari da settembre e ora potrà tornare in libertà. In Italia, Bertulazzi deve scontare 27 anni di carcere per vari reati, ma le leggi argentine non consentono l’estradizione per condanne in contumacia
L’ex brigatista Leonardo Bertulazzi, arrestato in Argentina lo scorso agosto dopo 44 anni di latitanza, sarà liberato. La Corte di Cassazione argentina ha accolto il ricorso dei suoi avvocati, stabilendo che al momento dell’arresto, avvenuto il 29 agosto, la revoca del suo status di rifugiato non era ancora effettiva. Bertulazzi, che ha quasi 73 anni, era stato riconosciuto come rifugiato nel 2004 dalla Commissione nazionale dei rifugiati (CONARE) in Argentina.
I giudici hanno evidenziato che l’arresto di Bertulazzi presentava elementi di “arbitrarietà” e hanno sottolineato il fatto che l’ex brigatista viveva da oltre vent’anni con la moglie nella stessa casa, di cui è proprietario. Prima del suo arresto, Bertulazzi era agli arresti domiciliari.
Bertulazzi è stato un membro delle Brigate Rosse, un’organizzazione attiva in Italia tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta. Nel 1977 partecipò al sequestro dell’armatore Pietro Costa e nel 1980 fu coinvolto in uno scontro a fuoco con la polizia a Genova. Dopo quell’episodio, iniziò la sua latitanza, che lo portò a vivere principalmente a Buenos Aires.
In Italia, Bertulazzi deve scontare una condanna di 27 anni per vari reati legati alla sua attività nelle Brigate Rosse. Tuttavia, le leggi argentine non consentono l’estradizione per condanne emesse in contumacia, cioè senza la presenza dell’imputato durante il processo. La decisione della Corte di Cassazione argentina complica ulteriormente la possibilità di estradizione verso l’Italia.