Italia condannata per il caso Carlo Gilardi, l’anziano “protetto” contro la sua volontà

Notizia dell’ultima ora: Italia condannata per il caso Carlo Gilardi, l’anziano “protetto” contro la sua volontà


11 LUGLIO 2023FONTEUFFICIALEBREAKING NEWS – La Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha emesso una sentenza che condanna l’Italia per la violazione dell’articolo 8, relativo al diritto al rispetto della vita privata, nel caso di Carlo Gilardi, un ex professore di 92 anni che è stato rinchiuso contro la sua volontà nella Rsa Airoldi e Muzzi di Lecco dall’ottobre 2020. Nonostante fosse in grado di prendere decisioni autonomamente, l’anziano è stato confinato in una casa di riposo. Il cugino di Carlo, Augusto Calvi, aveva presentato un ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo il 20 settembre 2021, e oggi la Corte gli ha dato ragione.

Carlo Gilardi è nato ad Airuno, in provincia di Lecco, nel 1910. Era conosciuto per la sua cultura e generosità, che lo hanno spinto a fare donazioni importanti a persone ed enti. Nonostante avesse ricevuto un’ingente eredità nel 2017, in seguito alla morte di una delle sue sorelle, ha sempre scelto di vivere in povertà. Il 27 ottobre 2020, l’anziano è stato prelevato dalla sua amata casa ad Airuno e portato in una struttura psichiatrica, per poi essere rinchiuso in una casa di riposo. La sua amministratrice di sostegno, Elena Barra, ha giustificato queste misure dicendo di voler proteggere Carlo dalle persone che volevano approfittare dei suoi soldi e della sua generosità, e di aver agito in base a una decisione del giudice tutelare. Ha inoltre affermato che Carlo non era stato sottoposto a nessun trattamento sanitario obbligatorio.

Dopo essere entrato nella casa di riposo senza il consenso dei parenti e dell’avvocato, Carlo ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro un atto che considerava arbitrario. In una registrazione effettuata all’interno della struttura, si può sentire Carlo gridare ripetutamente: “Voglio la mia libertà che mi avete sottratto”. Quella che avrebbe dovuto essere una situazione temporanea si è trasformata per l’anziano in una sorta di “ergastolo bianco”. Dopo tre anni, Carlo è ancora isolato all’interno della casa di riposo: non è più tornato a casa sua e gli è stato permesso di tornare in paese solo un paio di volte. In alcune lettere scritte poco prima di essere portato nella struttura, Carlo aveva espresso il timore che qualcuno volesse rinchiuderlo in una casa di riposo per poter gestire liberamente le sue risorse economiche, e aveva anche manifestato la volontà di rendere pubblici i dettagli del suo caso. Carlo aveva denunciato anche l’ex amministratrice di sostegno, Adriana Lanfranconi, accusandola di aver bonificato 40.000 euro dal suo conto a una persona sconosciuta.

Nella sentenza, la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito che Carlo Gilardi “è stato completamente sottoposto alla dipendenza del suo amministratore, senza limiti di durata, in quasi tutti gli aspetti”, e che le autorità hanno abusato dell’amministrazione di sostegno per eludere la normativa relativa al trattamento sanitario obbligatorio. I giudici hanno sottolineato che negli ultimi tre anni non sono state prese misure per consentire a Carlo di tornare a casa, nonostante la decisione di affidarlo alla casa di riposo fosse stata presa in via provvisoria. Inoltre, Carlo non è stato dichiarato incapace e non è stato soggetto a divieti, poiché le perizie hanno dimostrato che aveva una buona capacità di socializzazione.

La Corte ha evidenziato che è stato imposto un rigoroso regime di isolamento all’anziano, nonostante le sue richieste di poter tornare a casa, e che ogni richiesta di colloquio telefonico o di visita doveva passare attraverso l’amministratore di sostegno o il giudice tutelare. Secondo la Corte, questo filtraggio è stato attuato sin dall’arrivo di Carlo nella struttura, e il giudice tutelare si è basato solo sulle segnalazioni dell’amministratore di sostegno, rifiutando le richieste di contatto presentate da Augusto Calvi. La Corte ha concluso che, sebbene l’ingerenza delle autorità avesse l’obiettivo legittimo di proteggere il benessere di Carlo, non era proporzionata né adeguata alla sua situazione individuale, considerando le diverse misure che potevano essere adottate.

La condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei Diritti dell’Uomo è un segnale importante e sottolinea la violazione del diritto al rispetto della vita privata nel caso di Carlo Gilardi. Questa sentenza potrebbe avere implicazioni significative per i futuri casi simili e richiedere una maggiore attenzione nel bilanciamento tra la protezione degli individui e la salvaguardia della loro autonomia e diritti fondamentali.

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