Notizia dell’ultima ora: ISTAT: Italia sempre più vecchia e impoverita
11 LUGLIO 2023 – FONTEUFFICIALE – BREAKING NEWS – L’Italia si trova di fronte a una situazione allarmante per i giovani e le donne, soprattutto nel Sud del Paese. Il “Rapporto annuale 2023. La situazione del Paese” dell’ISTAT fotografa una realtà desolante. L’Italia invecchia sempre di più, i giovani emigrano e quelli che rimangono non sono adeguatamente tutelati. Secondo il rapporto, quasi la metà dei giovani tra i 18 e i 34 anni (10 milioni e 273 mila persone) mostra segni di deprivazione in almeno uno dei settori chiave del benessere: istruzione e lavoro, coesione sociale, salute, benessere soggettivo e territorio. In Italia, 1,7 milioni di giovani non studiano, non lavorano e non sono coinvolti in programmi di formazione, corrispondente a circa un giovane su cinque. Le ragazze superano i ragazzi in questa triste classifica con un divario di quasi 3 punti percentuali (20,5% contro 17,7%). Anche quando i giovani riescono a trovare lavoro, devono affrontare la precarietà e stipendi bassi.
Nel periodo compreso tra il 2004 e il 2022, il tasso di occupazione per i giovani tra i 15 e i 34 anni è diminuito del 8,6%, mentre per le persone tra i 50 e i 64 anni è aumentato del 19,2%. Il divario occupazionale tra queste due generazioni, una vicina al pensionamento e l’altra all’inizio della carriera lavorativa, è ampio. Il tasso di occupazione per i giovani sotto i 35 anni si ferma al 43,7%, mentre per le persone tra i 50 e i 64 anni raggiunge il 61,5%. Questa differenza del 17,8% è il risultato di politiche e di una cultura che non valorizzano i giovani. Lo psicanalista Umberto Galimberti ha scritto più volte sull’importanza del coinvolgimento attivo delle nuove generazioni, affermando che “non utilizziamo i giovani… li facciamo fare fotocopie, lavori precari, lavori a progetto, lavori in affitto… ma il momento di massima potenza creativa, di intuizione, è in quell’età”.
Non è un caso che i segnali di deprivazione si manifestino in modo più intenso nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Questo periodo segna passaggi cruciali come l’ingresso nel mondo del lavoro, l’indipendenza dalla famiglia e l’inizio di una vita autonoma. Tuttavia, questi percorsi non sono sempre possibili a causa della precarietà nel mondo del lavoro. Come evidenziato dall’ISTAT, la situazione non migliora nemmeno per coloro che sono occupati: il reddito medio annuo lordo per dipendente è di quasi 27.000 euro, inferiore del 12% rispetto alla media europea. Inoltre, i giovani guadagnano in media la metà dei loro colleghi adulti. Secondo uno studio del Consiglio nazionale dei giovani e di EURES, il 43% dei giovani sotto i 35 anni guadagna meno di 1000 euro netti al mese.
Tra il 2000 e il 2021, tutte le regioni italiane hanno perso posizioni nella classifica europea del PIL pro capite PPA (a parità di potere d’acquisto). Questo rappresenta un fallimento delle politiche di coesione adottate da Bruxelles. Durante i 21 anni analizzati, c’è stata una convergenza generale delle economie e del tenore di vita nelle diverse regioni dell’UE, ad eccezione della Grecia, del Portogallo, della Spagna e dell’Italia, in particolare del Mezzogiorno. Nelle regioni meno sviluppate (Basilicata, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) è stato destinato il 69% delle risorse stanziate per le politiche di coesione nel bilancio UE 2014-2020. Nonostante ciò, queste regioni continuano a regredire: la Calabria è scesa dal 182° al 214° posto, la Sicilia dal 173° al 208° e la Campania dal 165° al 201°. Questa situazione è il risultato della mancanza di politiche incisive e di una gestione inefficace da parte dello Stato italiano e degli enti locali.
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