A gennaio si deciderà il destino giudiziario di Mohammad Abedini Najafabadi, un cittadino iraniano arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa. Gli Stati Uniti hanno formalizzato la richiesta di estradizione. Questo arresto sarebbe legato anche alla questione della giornalista Cecilia Sala, fermata a Teheran il 19 dicembre
A gennaio si deciderà il destino giudiziario di Mohammad Abedini Najafabadi, un cittadino iraniano arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa. La situazione è complessa e ruota attorno alla richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti e alla legittimità del suo fermo. Questo arresto è legato anche alla questione della giornalista Cecilia Sala, fermata a Teheran il 19 dicembre, e la cui liberazione è al centro di trattative diplomatiche.
Gli Stati Uniti hanno formalizzato la richiesta di estradizione per Abedini, che è stato arrestato su mandato internazionale. Tuttavia, la Procura di Milano ha avviato un’indagine conoscitiva per chiarire le modalità del fermo, che è avvenuto in tempi molto ravvicinati rispetto all’emissione del mandato di arresto. Questo fascicolo non contiene al momento ipotesi di reato e serve principalmente a raccogliere informazioni sulle procedure seguite.
L’iter per l’estradizione continua, con le autorità italiane che hanno ricevuto gli atti contenenti le accuse. Tuttavia, se dovesse emergere un vizio nelle modalità di arresto, questo potrebbe invalidare l’atto e portare alla liberazione di Abedini. Se il fermo fosse considerato illegittimo, ciò renderebbe più difficile l’estradizione e potrebbe favorire una soluzione diplomatica per un possibile scambio con Cecilia Sala.
Abedini si trova attualmente nel carcere di Opera. Il 13 dicembre era già in possesso di un mandato di arresto ai fini di estradizione. I giudici della Corte d’Appello di Milano hanno deciso di mantenere Abedini in carcere per il rischio che potesse fuggire. Le autorità statunitensi accusano Abedini, insieme a un complice arrestato negli Stati Uniti, di cospirazione per esportare componenti elettronici dall’America all’Iran, violando le leggi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni.
Il suo avvocato, Alfredo de Francesco, ha dichiarato che Abedini respinge tutte le accuse e non comprende i motivi del suo arresto. Inoltre, secondo l’avvocato, sebbene le accuse siano gravi, la posizione del suo assistito risulta meno seria di quanto possa apparire.
Con la richiesta formale di estradizione in corso, il Ministero della Giustizia italiano riceverà i documenti attraverso canali diplomatici. Questi verranno poi inviati alla Procura Generale di Milano e alla Corte d’Appello. Un sostituto procuratore generale esaminerà il caso e presenterà una relazione scritta per decidere se accettare o meno la richiesta di estradizione. La Corte avrà a disposizione alcuni giorni per fissare un’udienza in seduta camerale, dove i giudici valuteranno se ci sono le condizioni per accogliere la richiesta. La decisione finale spetterà al Ministero della Giustizia, che avrà dieci giorni per rendere effettiva l’estradizione.