Sulle pendici dell’Everest, il cambiamento climatico sta sciogliendo strati di neve e ghiaccio, rivelando i cadaveri di molti tra le centinaia di scalatori che sono morti nel tentativo di raggiungere la vetta
Sulle pendici dell’Everest, il cambiamento climatico sta sciogliendo strati di neve e ghiaccio, rivelando i cadaveri di molti tra le centinaia di scalatori che sono morti nel tentativo di raggiungere la vetta più alta della Terra. Questo effetto macabro aggiunge tragedia a quella che le montagne himalaiane stanno vivendo a causa del riscaldamento globale.
Una squadra di militari e sherpa è stata incaricata quest’anno di riportare a valle i corpi degli alpinisti che hanno fallito la scalata nell’ultimo secolo. Finora, hanno già recuperato cinque corpi congelati, tra cui uno in forma scheletrica, che sono stati poi portati nella capitale nepalese, Katmandu. Quelli a cui non sarà possibile dare un’identità saranno probabilmente cremati.
Il recupero di cadaveri in alta quota rimane un argomento controverso nella comunità alpinistica. Si tratta di un’impresa che costa migliaia di dollari e richiede fino a otto soccorritori per ogni corpo. Tuttavia, secondo la guida Aditya Karki, questo sforzo è necessario: “Se continuiamo a lasciarli lì, le nostre montagne si trasformeranno in cimiteri”.
Oltre ai cadaveri, la campagna di pulizia dell’Everest ha anche rimosso 11 tonnellate di rifiuti, tra cui tende fluorescenti, attrezzatura da scalata dismessa, bombole di gas vuote e persino escrementi umani, che disseminavano il percorso verso la vetta. Le spedizioni sono ora obbligate a smaltire i rifiuti che producono.
L’Himalaya nasconde ancora molti segreti, come il corpo di George Mallory, l’alpinista britannico scomparso nel 1924, che è stato finalmente ritrovato nel 1999. La sua macchina fotografica, se ritrovata, potrebbe fornire la prova che Mallory e il suo compagno di cordata, Andrew Irvine, siano stati i primi a raggiungere la vetta dell’Everest.
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