Il Piano strutturale di bilancio a medio termine è il nuovo documento richiesto dalla Commissione Ue sui conti pubblici: di cosa si tratta e cosa prevede per l’Italia
Il Piano strutturale di bilancio a medio termine è un nuovo documento richiesto dalla Commissione Europea per controllare i conti pubblici dei Paesi membri, introdotto con la riforma del Patto di Stabilità e Crescita, approvata dall’Unione Europea ad aprile 2024. Questa riforma reintroduce regole precise sui limiti di debito e deficit, sospese durante la pandemia. Paesi come l’Italia, che hanno un debito pubblico superiore al 60% del Pil o un disavanzo oltre il 3%, sono tenuti a presentare questo piano, che descrive la traiettoria della spesa netta aggregata, delle riforme e degli investimenti per i prossimi quattro o cinque anni, a seconda della durata della legislatura. Questo percorso di risanamento può essere esteso fino a sette anni se vengono rispettati determinati criteri.
Il principale obiettivo del piano è quello di garantire che i Paesi interessati siano in grado di ridurre gradualmente il proprio debito e deficit, in linea con gli obiettivi fissati dalla Commissione Europea. Il Piano strutturale di bilancio a medio termine, una volta approvato dal Consiglio dei Ministri, dovrà essere sottoposto al Parlamento italiano per l’approvazione, prima di essere inviato a Bruxelles.
In Italia, il piano di bilancio è considerato fondamentale per mantenere la credibilità del Paese a Bruxelles, visto che l’Italia supera ampiamente i limiti imposti dalle regole comunitarie. La spesa netta aggregata, il nuovo indicatore principale, si riferisce alla spesa non finanziata da nuove entrate o fondi europei e non tiene conto di interessi sul debito o effetti ciclici di alcune spese. Questo indicatore sostituisce il precedente saldo strutturale come misura di riferimento per gli aggiustamenti di bilancio.
L’Italia, con un debito pubblico che supera il 137% del Pil e un deficit del 7,4% nel 2023, dovrà garantire una riduzione costante del deficit di 0,5 punti percentuali l’anno e una riduzione del debito di un punto percentuale l’anno, per i prossimi sette anni. Questo comporterà la necessità di trovare circa 10-12 miliardi di euro all’anno attraverso riduzioni della spesa pubblica, aumenti delle entrate fiscali e altre misure mirate a stimolare la crescita e la produttività.
Le tempistiche del Piano sono ben definite. Il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvarlo il 17 settembre, ma la versione definitiva arriverà probabilmente il 24 settembre, dopo la pubblicazione dei dati aggiornati su Pil, deficit e debito da parte dell’Istat. Successivamente, il piano sarà presentato in Parlamento per l’approvazione di Camera e Senato e, una volta concluso l’iter parlamentare, sarà inviato alla Commissione Europea per la valutazione finale. Anche se la scadenza ufficiale per la presentazione del piano è il 20 settembre, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha già avvisato la Commissione Europea di questo leggero ritardo.
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