Cosa si sa dei 12 migranti detenuti in Albania che dovranno essere rilasciati

12 migranti erano arrivati mercoledì nei nuovi centri in Albania, ma il tribunale di Roma non ha convalidato il decreto di trattenimento. Meloni ha annunciato un Consiglio dei ministri per lunedì per trovare una “soluzione”

Cosa si sa dei 12 migranti detenuti in Albania che dovranno essere rilasciati

Venerdì mattina, il tribunale di Roma ha deciso di non convalidare i decreti di trattenimento dei 12 migranti portati nei nuovi centri per richiedenti asilo in Albania. Questi centri, voluti dal governo italiano per gestire l’immigrazione, sono stati completati la scorsa settimana. I migranti facevano parte di un gruppo di 16 uomini arrivati nei centri e già c’erano dubbi sul loro trattenimento, dato che quattro di loro erano stati rimandati in Italia perché non rientravano nei requisiti. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato che il governo farà ricorso contro la decisione del tribunale di Roma.

Dopo l’arrivo in Albania, i 12 migranti erano stati trasferiti a Gjader, una frazione del comune di Lezhë, dove il governo italiano ha costruito un centro di accoglienza. Anche se i centri si trovano in Albania, tutte le procedure riguardanti la detenzione amministrativa e l’esame delle richieste di protezione internazionale devono essere gestite dalle autorità italiane. Per ogni migrante che arriva in Albania, la questura di Roma emette un decreto di trattenimento perché le strutture italiane in Albania sono chiuse, e successivamente la 18esima sezione del tribunale civile di Roma deve convalidare questi decreti. Venerdì mattina, il tribunale non ha convalidato i decreti citando motivazioni legate al percorso di accoglienza in Albania.

Il tribunale di Roma ha stabilito che i migranti dovranno tornare in Italia. Il ministero dell’Interno italiano ha confermato che le 12 persone saranno riportate in Italia “presto”. Secondo fonti locali, riportate dall’agenzia ANSA, i migranti dovrebbero partire già sabato verso Bari.

Il governo di Giorgia Meloni aveva puntato molto sulla costruzione di questi centri per migranti in Albania, investendo decine di milioni di euro. Tuttavia, la decisione del tribunale di Roma al momento rende difficile ipotizzare nuovi trasferimenti. Giorgia Meloni, che si trova in visita ufficiale in Libano, ha annunciato un Consiglio dei ministri straordinario per lunedì, nel quale il governo cercherà di elaborare una norma per “risolvere questo problema” e riprendere i trasferimenti dei migranti in Albania. Fratelli d’Italia, il partito della Meloni, ha commentato la sentenza parlando di “magistrati politicizzati”, senza però fornire ulteriori dettagli o prove.

La situazione dei 12 migranti rimane complessa, poiché la commissione territoriale che valuta le richieste di asilo ha esaminato le loro domande con una procedura accelerata e le ha respinte. Il tutto è avvenuto in tempi molto più rapidi rispetto a quelli usuali in Italia. I richiedenti asilo ora avranno 14 giorni di tempo per presentare ricorso. La sentenza del tribunale di Roma riguarda esclusivamente il trattenimento e non l’esame delle richieste di asilo. La mancata convalida del trattenimento è legata a una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulla questione dei “paesi sicuri”.

Secondo il nuovo protocollo, solo una parte dei migranti soccorsi in acque internazionali può essere trasferita in Albania, ovvero quelli provenienti da “paesi sicuri”, definiti tali dal governo italiano in base a criteri di rispetto dell’ordinamento democratico e dei diritti umani. Tuttavia, il tribunale di Roma ha tenuto conto di una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 4 ottobre, secondo cui un paese può essere considerato sicuro solo se lo è per tutti coloro che vi vivono e in tutto il suo territorio. Questo criterio non è rispettato dalla maggior parte dei 22 paesi che fanno parte della lista del governo italiano, tra cui il Bangladesh e l’Egitto, da cui provengono i 12 migranti.

In una delle sentenze relative ai 12 migranti, il tribunale civile di Roma ha scritto che “non è possibile designare come sicuro un paese dove si ricorre alla persecuzione, tortura o a trattamenti inumani o degradanti verso categorie di persone”. Questo significa che le 12 persone non potevano essere inserite nella procedura accelerata per l’esame delle loro richieste di asilo. È probabile che il tribunale che esaminerà il ricorso contro il respingimento della domanda d’asilo stabilisca che queste richieste debbano essere esaminate con la procedura ordinaria, che non prevede la detenzione se non in casi eccezionali.

Gianfranco Schiavone, esperto di diritto delle migrazioni, si aspetta che il governo cercherà di salvare l’operazione in Albania, magari con un decreto legge, anche se ritiene che la sentenza della Corte di Giustizia del 4 ottobre sia difficile da aggirare.

La Lega, uno dei partiti al governo, ha definito “inaccettabile e grave” l’ordinanza del tribunale che non ha convalidato il trattenimento dei migranti in Albania. La vicenda si intreccia con il processo Open Arms a Palermo, dove Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, è accusato di sequestro di persona per aver impedito alla nave dell’ong Open Arms di attraccare a Lampedusa nel 2019.

Migranti, due ipotesi per superare lo stallo Albania
Dopo la decisione dei giudici di Roma di far tornare in Italia i migranti trasferiti in Albania, ci sono due ipotesi per superare l’impasse. Dal Libano, Giorgia Meloni ha annunciato un Consiglio dei ministri straordinario per lunedì per trovare “una soluzione a questo problema”. Meloni ha dichiarato: “Non credo sia competenza della magistratura definire quali sono Paesi sicuri e quali no. È competenza del governo”.

Le due soluzioni sul tavolo sono: la prima prevede di sostituire il decreto interministeriale che definisce l’elenco dei paesi terzi con un decreto legge, la seconda mira a stabilire con una legge ad hoc la struttura del ministero degli Esteri deputata a stilare l’elenco dei paesi terzi sicuri.

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