Cosa dice l’accordo tra Ue e Italia sui 7 anni di austerità per ridurre il debito

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, nella conferenza stampa per presentare i dettagli della nuova legge di bilancio e del documento programmatico di bilancio, ha annunciato di aver raggiunto un accordo con l’Ue per un nuovo “piano di risanamento del deficit” della durata di 7 anni

Cosa dice l'accordo tra Ue e Italia sui 7 anni di austerità per ridurre il debito

Ieri, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha tenuto una conferenza stampa insieme al viceministro Maurizio Leo per presentare i dettagli della nuova legge di bilancio e del documento programmatico di bilancio, che è stato inviato alla Commissione Europea. Il ministro ha iniziato a esporre i punti principali della nuova manovra economica, annunciando di aver raggiunto un accordo con l’Unione Europea per un nuovo “piano di risanamento del deficit” della durata di sette anni.

Questo piano è progettato per essere in linea con il bilancio strutturale e sarà principalmente finanziato da un contributo di circa 3,5 miliardi di euro proveniente da banche e assicurazioni, oltre a prevedere tagli alla spesa pubblica. Le uniche eccezioni a questi tagli riguardano i ministeri della sanità e della difesa; quest’ultima è stata richiesta dalla NATO, dall’Unione Europea e dal “Rapporto Draghi”.

Durante la conferenza stampa, il ministro Giorgetti ha fornito informazioni limitate. Ha affermato che “il piano di risanamento per l’estensione a 7 anni” approvato dall’UE prevede interventi coerenti con la legge di bilancio vera e propria, che sarà discussa la prossima settimana, presumibilmente lunedì 21 ottobre. Ha rassicurato che “i sacrifici li faranno le banche e le assicurazioni”, ma subito dopo ha precisato che anche “le strutture dei ministeri sono chiamate a un importante contributo in termini di taglio”, con una “riduzione media del 5% delle spese correnti delle amministrazioni dello Stato”. Ai tagli ministeriali si aggiungeranno anche quelli agli enti, ai soggetti e alle fondazioni finanziate dal denaro pubblico, che “saranno chiamate a rispettare alcune regole elementari di buona finanza”, razionalizzando le spese.

In sostanza, dietro ai termini utilizzati dal governo si cela una politica di austerità mascherata come “sacrificio”. L’annuncio dell’accordo sul piano di risanamento del deficit era atteso dall’estate scorsa, dopo che l’Unione Europea aveva avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per disavanzo eccessivo. Poco dopo l’annuncio, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha pubblicato un rapporto in cui si evidenzia che, per adeguarsi agli “aggiustamenti” del nuovo patto di stabilità, l’Italia dovrà effettuare un taglio alle spese pubbliche pari a circa 10,25-12,3 miliardi di euro all’anno per sette anni.

Escluso dai tagli è il settore della difesa, su richiesta degli alleati e seguendo i consigli di Mario Draghi. Durante il suo mandato, il governo Meloni ha aumentato la spesa per la difesa e per l’acquisto di aerei e carri armati. Negli ultimi anni, l’Italia ha incrementato anche l’esportazione di armamenti e la spesa militare, che nel corso dell’ultimo decennio è più che raddoppiata. Questi investimenti sono allineati con le richieste della NATO e dell’Unione Europea. L’Alleanza Atlantica ha suggerito agli Stati membri di raggiungere una spesa superiore al 2% del PIL nel settore militare. Inoltre, l’Unione Europea sta lavorando alla creazione di un piano di difesa comune.

Il “Rapporto Draghi” consiglia vivamente di riservare più fondi al settore della difesa e ridurre la burocrazia associata agli investimenti in questo ambito.

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