Il Senato ha approvato in via definitiva il nuovo decreto sull’immigrazione, noto come “decreto Flussi”. Questo provvedimento introduce nuove misure sulla gestione dei flussi migratori, con alcune modifiche rispetto ai decreti precedenti
Mercoledì 4 dicembre, il Senato ha approvato in via definitiva il nuovo decreto sull’immigrazione, noto come “decreto Flussi”, trasformandolo in legge. Questo provvedimento, già approvato dalla Camera il 27 novembre, introduce nuove misure sulla gestione dei flussi migratori, con alcune modifiche significative rispetto ai decreti precedenti. I decreti “Flussi” vengono approvati ogni anno per stabilire il numero massimo di stranieri che possono entrare legalmente in Italia per motivi di lavoro e le modalità per ottenere permessi di soggiorno. Tuttavia, il nuovo decreto presenta una serie di novità che hanno suscitato ampie discussioni nelle ultime settimane.
Le principali misure del decreto
Il decreto comprende una nuova lista di 19 Paesi considerati “sicuri”, tra cui Bangladesh, Egitto e Marocco. L’introduzione di questa lista è stata una risposta del governo dopo che alcune decisioni giudiziarie avevano messo in dubbio la sicurezza di alcuni Paesi inclusi nell’elenco, specialmente Egitto e Bangladesh. Questi due Paesi, infatti, erano stati coinvolti in episodi recenti che avevano portato alcuni migranti nei centri per i rimpatri in Albania, ma il Tribunale di Roma aveva bloccato i trattenimenti e richiesto l’intervento della Corte di Giustizia Europea.
Una novità significativa riguarda la segretezza dei contratti pubblici relativi alla fornitura di mezzi e materiali destinati al controllo delle frontiere e alle attività di soccorso in mare. In pratica, il contenuto degli accordi tra l’Italia e Paesi terzi come Libia e Tunisia per la cessione di navi o motovedette non sarà più reso pubblico, come previsto dall’art. 139 del Codice dei contratti pubblici.
Inoltre, il decreto sposta la competenza per le convalide del trattenimento dei richiedenti asilo dalle sezioni specializzate dei tribunali alle Corti d’Appello. Questa misura mira a modificare i giudizi sui trattenimenti nei centri, ma secondo i critici potrebbe allungare i tempi delle pratiche e coinvolgere magistrati privi di esperienza specifica in materia di immigrazione.
Stretta su ONG e ricongiungimenti familiari
Il decreto introduce sanzioni più severe per le ONG che effettuano salvataggi in mare, con fermi amministrativi più lunghi, multe più alte e la possibilità di confisca dei mezzi utilizzati. Sul fronte del ricongiungimento familiare, il periodo minimo di soggiorno legale per richiedere il ricongiungimento di un familiare è stato esteso a due anni.
Un’altra norma riguarda il contrasto al caporalato: ai lavoratori stranieri vittime di sfruttamento viene ora concesso un permesso di soggiorno speciale di sei mesi, rinnovabile per un anno, per garantire assistenza legale e sanitaria.
L’emendamento “Musk”
Il decreto include anche un emendamento, ribattezzato “Musk”, introdotto dopo che l’imprenditore Elon Musk aveva criticato i giudici italiani per aver respinto i trattenimenti dei migranti in Albania. Questo emendamento modifica ulteriormente le competenze giudiziarie sui trattenimenti, affidandole alle Corti d’Appello.
Reazioni e critiche
Le reazioni al decreto sono state molto diverse. Il senatore della Lega Paolo Tosato ha difeso il provvedimento, affermando: «Questo provvedimento vuole dare ordine a una materia molto complessa e dare risposte concrete per il controllo dell’immigrazione». Anche Maurizio Gasparri di Forza Italia ha espresso sostegno, definendolo un decreto che «riguarda la sicurezza ma anche accoglienza, ingressi e lavoro».
Dall’altra parte, i partiti di opposizione hanno criticato duramente il decreto. Andrea Giorgis del Partito Democratico ha dichiarato: «Il principale effetto di questo decreto sarà quello di aumentare il numero delle presenze irregolari, alimentare lo sfruttamento e il lavoro nero». Matteo Renzi di Italia Viva ha definito i centri per i migranti in Albania «una delle più grandi buffonate che si potessero pensare».
Anche il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha espresso preoccupazioni, sottolineando che il trasferimento delle competenze alle Corti d’Appello potrebbe rallentare le procedure e coinvolgere magistrati non adeguatamente preparati.
Infine, numerose ONG hanno criticato il decreto, descrivendolo come «dannoso, propagandistico e disumano, oltreché palesemente illegittimo».
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