Una corte federale d’appello di Chicago, negli Stati Uniti, ha confermato la condanna a 20 anni di carcere per il cantante R. Kelly, accusato di pedopornografia e adescamento di minori. Questa condanna si aggiunge a quella di 30 anni di carcere per sfruttamento sessuale e associazione a delinquere, emessa in precedenza.
R. Kelly, il cui vero nome è Robert Sylvester Kelly, è un cantante famoso soprattutto negli anni Novanta e nei primi anni Duemila per singoli come “I believe I can fly” e “Ignition”. Nel giugno del 2022, era stato condannato a 30 anni di carcere perché, secondo i giudici, aveva sfruttato la sua fama per attrarre giovani donne e ragazze minorenni interessate a una carriera nella musica, per poi sottoporle a gravi abusi fisici, psicologici e sessuali, con la complicità di alcuni manager e assistenti.
La condanna a 20 anni di carcere riguarda invece vicende già finite al centro di un ulteriore processo, che si era svolto nel 2008 in seguito alla circolazione di un video in cui si vedeva il cantante fare sesso con una ragazza di 14 anni. In quell’occasione, R. Kelly era stato assolto perché la ragazza che lo aveva accusato non aveva testimoniato. Nel 2022, però, la stessa ragazza aveva deciso di testimoniare, sostenendo di essere lei la persona ripresa nel video e accusando R. Kelly di aver abusato di lei centinaia di volte quando era minorenne. Oltre a lei, altre quattro donne avevano rivolto al cantante le stesse accuse.
Di fatto, la pena totale per R. Kelly è di 31 anni di carcere, uno in più di quelli che stava già scontando. Il giudice aveva stabilito che i 20 anni di condanna sarebbero stati scontati come parte dei 30 anni già in corso, accogliendo in parte le richieste della difesa.