La società Stretto di Messina ha dato il via alla delicata fase degli espropri per la costruzione del Ponte sullo Stretto, progetto che coinvolge migliaia di persone tra la Sicilia e la Calabria. Sono circa 450 le persone che saranno chiamate a lasciare le proprie abitazioni o terreni per fare spazio al ponte e ai relativi cantieri
Ieri, mercoledì 3 aprile, è stato dato il via all’iter di esproprio dei terreni necessari per la costruzione del tanto discusso Ponte sullo Stretto. L’annuncio è stato ufficialmente pubblicato sui principali giornali nazionali e locali, oltre che sui portali web ufficiali della Regione Calabria, della Regione Sicilia e dello Stretto di Messina. Questo avviso riguarda tutte le abitazioni e le imprese private che si trovano sui terreni destinati alla costruzione del ponte e che, di conseguenza, dovranno essere espropriate. La settimana prossima saranno aperti specifici sportelli informativi sul territorio, accessibili previa prenotazione, per permettere ai cittadini interessati di esprimere le proprie osservazioni in merito al procedimento.
Le pubblicazioni sui giornali e sui portali online costituiranno la base per l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e per la dichiarazione di pubblica utilità, che sarà ufficializzata solo con l’approvazione del progetto definitivo dell’opera da parte del Comitato interministeriale per la programmazione (CIPESS). Dai dettagli emersi dalla presentazione del progetto definitivo, si evince che gli espropri coinvolgeranno più di 3,7 milioni di metri quadrati e riguarderanno 2.792 imprese, con una maggiore incidenza in Sicilia rispetto alla Calabria.
A partire dal prossimo lunedì 8 aprile, i proprietari dei terreni coinvolti avranno 60 giorni di tempo per prenotare un appuntamento con il personale tecnico e presentare eventuali reclami presso gli uffici di Messina e Villa San Giovanni. L’iter di espropriazione prevede una fase di raccolta dei reclami e delle osservazioni, seguita dalla valutazione del CIPESS e, in caso di approvazione, dall’avvio effettivo delle procedure espropriative. Tuttavia, prima che queste procedure diventino operative, è prevista una fase di negoziazione e la registrazione formale del passaggio di proprietà.
Come funzionano gli espropri per costruire il ponte sullo Stretto
La società Stretto di Messina ha dato il via alla delicata fase degli espropri per la costruzione del Ponte sullo Stretto, progetto che coinvolge migliaia di persone tra la Sicilia e la Calabria. Questo processo, che implica il trasferimento coatto delle proprietà private per fini di pubblica utilità, è suscettibile di creare notevole impatto sulla popolazione locale. Sono circa 450 le persone che saranno chiamate a lasciare le proprie abitazioni o terreni per fare spazio al ponte e ai relativi cantieri.
L’avviso pubblicato dalla Stretto di Messina concede ai proprietari interessati 60 giorni, a partire dall’8 aprile, per esaminare la documentazione e presentare eventuali osservazioni. Tuttavia, il completamento della procedura non avverrà alla scadenza di questo termine, ma richiederà ulteriori passaggi.
I due piloni del ponte saranno costruiti in due zone, Torre Faro in Sicilia e Villa San Giovanni in Calabria, dove risiedono centinaia di persone da decenni. Queste aree rappresentano i punti più vicini tra l’isola e il continente, distanti esattamente 3,3 chilometri, corrispondenti alla lunghezza prevista per il ponte.
Il primo avviso di esproprio, simile a quello diffuso di recente, risale all’8 settembre 2011, ma il progetto fu accantonato dal governo Monti per via dei costi e ripreso solo un anno fa, con il governo Meloni. L’aggiornamento del progetto definitivo è stato pubblicato recentemente, insieme alla relazione del comitato tecnico scientifico del ministero delle Infrastrutture, che ha approvato il progetto nonostante le 68 criticità individuate.
A Torre Faro è prevista la demolizione di quasi 250 abitazioni, due ristoranti, un chiosco sulla spiaggia, un residence con piscina, una panetteria, una macelleria, un motel e il campeggio dello Stretto. Inoltre, saranno abbattute due cappelle del cimitero di Granatari, dove verranno ancorati i cavi di acciaio del ponte. Anche molte altre zone, soprattutto terreni vicini a Messina, saranno oggetto di esproprio per la realizzazione delle opere collegate al ponte.
A Villa San Giovanni, sulla sponda calabrese, sono previsti circa 150 espropri di abitazioni. Complessivamente, il ponte e i cantieri occuperanno un’area di 3,7 chilometri quadrati, di cui 2,1 in Sicilia e 1,7 in Calabria.
Le aree soggette a esproprio sono identificate mediante colori diversi nelle tavole del progetto definitivo: il rosa indica la zona del ponte, l’arancione le aree di cantiere, il marrone lo spazio occupato dalla ferrovia e il verde l’estensione della riqualificazione ambientale.
Al progetto definitivo è allegato l’elenco delle persone coinvolte, con i dati catastali delle aree da espropriare, la destinazione d’uso e la quantità precisa di metri quadrati coinvolta. Alcune zone saranno completamente espropriate, mentre altre saranno soggette ad asservimento, ossia temporaneamente utilizzate per servizi come impianti e reti fognarie.
Sia per gli espropri che per l’asservimento è previsto un indennizzo basato sul “valore venale”, calcolato attraverso stime che considerano le quotazioni di mercato dell’osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate. È inoltre previsto un bonus, non ancora approvato, che verrebbe erogato in base a criteri concordati tra la società Stretto di Messina e i comuni interessati.
Gli abitanti delle aree coinvolte hanno la possibilità di opporsi agli espropri presentando ricorso al tribunale amministrativo regionale (TAR) o alla Corte d’Appello se insoddisfatti degli indennizzi proposti. Tuttavia, la possibilità di contestare un esproprio è limitata e gli abitanti hanno già manifestato la loro opposizione tramite diffide e ricorsi.
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