Come funziona la tassa del 40% sugli extraprofitti delle banche

Questi “extraprofitti” rappresentano gli aumentati guadagni ottenuti dalle banche grazie all’aumento dei tassi di interesse su mutui e prestiti

Come funziona la tassa del 40% sugli extraprofitti delle banche
Durante una conferenza stampa tenuta il lunedì sera per presentare i cosiddetti “decreti omnibus”, il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, ha comunicato l’intenzione del governo di imporre una tassa sugli “extraprofitti” delle banche. Questi “extraprofitti” rappresentano gli aumentati guadagni ottenuti dalle banche grazie all’aumento dei tassi di interesse su mutui e prestiti. Questo aumento è in gran parte attribuito ai tentativi della Banca Centrale Europea di frenare l’inflazione.

L’inclusione di questa misura è stata una sorpresa durante il Consiglio dei ministri del lunedì. Inizialmente, non era menzionata nell’ordine del giorno diffuso nel primo pomeriggio. Da notare che due mesi fa, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva negato che il governo stesse lavorando su questa tassa. Secondo quanto riportato sulla Stampa da Francesco Olivo e Alessandro Barbera, né l’Associazione delle banche, né i principali banchieri, né importanti esponenti della maggioranza erano a conoscenza di questa misura.

Dettagli della tassa sugli “extraprofitti”

Sebbene il testo ufficiale del decreto non sia stato ancora reso pubblico, il Sole 24 Ore ha fornito alcune informazioni chiave sulla tassa. Verranno tassate al 40% sia la differenza degli interessi tra gli esercizi 2021 e 2022 che superi il 3%, sia l’eccedenza del 6% maturata tra il 2021 e il 2023. C’è una restrizione, in quanto la tassa non potrà superare il 25% del patrimonio netto della banca alla chiusura del bilancio nel 2022. Il pagamento della tassa è previsto entro il 30 giugno 2024. Si stima che questa tassa potrebbe generare almeno tre miliardi di euro, secondo fonti della presidenza del Consiglio citate dalla Stampa.

Possibili destinazioni dei fondi raccolti

Non è ancora chiaro come il governo intenderà utilizzare i fondi provenienti da questa tassa. Durante la conferenza stampa, Salvini è stato vago in merito. Un’ipotesi è che tali fondi possano essere destinati ad aiutare coloro che hanno mutui a tasso variabile e stanno avendo difficoltà a pagare le rate a causa dell’aumento dei tassi di interesse.

Contesto e critiche alla politica della BCE

Il governo aveva messo in evidenza la questione dei mutui a tasso variabile come una priorità. Aveva criticato la politica della Banca Centrale Europea di aumentare i tassi di interesse, poiché ciò aveva portato a notevoli aumenti delle rate di mutuo per coloro che avevano scelto questa opzione. In Italia, molti cittadini sono interessati a questa tematica, il che la rende un argomento di grande rilievo politico. Tuttavia, fino ad ora, il governo aveva intrapreso poche azioni concrete al riguardo, se si esclude un accordo con l’Associazione Bancaria Italiana per promuovere soluzioni per coloro che stanno affrontando difficoltà nei pagamenti delle rate.

Modifiche alle percentuali di calcolo della tassa per il 2023

Le percentuali di calcolo della tassa sugli “extraprofitti” delle banche nel 2023 sono cambiate rispetto alla bozza presentata al Consiglio dei ministri. Questa norma ha avuto un impatto negativo sui titoli in Borsa. L’imposta straordinaria è istituita per l’anno 2023 e si basa sull’andamento dei tassi di interesse e sull’impatto sociale dell’aumento delle rate dei mutui. Gli intermediari finanziari saranno soggetti a questa imposta, ad eccezione delle società di gestione dei fondi comuni d’investimento e delle società di intermediazione mobiliare. L’imposta è calcolata al 40% e riguarda il maggiore valore tra l’ammontare del margine d’interesse nel 2021-2022 che eccede il 3% e quello nel 2021-2023 che eccede il 6%. L’imposta non può superare il 25% del patrimonio netto delle banche al 1° gennaio 2023.

Versamenti e destinazioni dei fondi raccolti

La tassa deve essere versata entro il sesto mese successivo alla chiusura dell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024. I soggetti che approvano il bilancio oltre il termine di quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio effettuano il versamento entro il mese successivo all’approvazione. L’imposta non è deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive. Le entrate derivanti dalla tassa saranno destinate al finanziamento delle misure indicate nell’articolo 64, comma 3, del decreto-legge del 25 maggio 2021 e a interventi per ridurre la pressione fiscale per famiglie e imprese.

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