Approvato il carcere per chi protesta bloccando strade o ferrovie

Approvato l’articolo 11 del “Pacchetto Sicurezza”, un disegno di legge che prevede pene detentive da 6 mesi a 2 anni per chi blocca strade o ferrovie

Approvato il carcere per chi protesta bloccando strade o ferrovie

La Commissione Giustizia e la Commissione Affari Costituzionali della Camera hanno approvato l’articolo 11 del “Pacchetto Sicurezza”, un disegno di legge introdotto a novembre dall’esecutivo, che prevede pene detentive da sei mesi a due anni per chi blocca strade o ferrovie. Questa norma colpisce chi impedisce la circolazione stradale o ferroviaria ostruendo con il proprio corpo, se l’azione è compiuta da più persone. Se il blocco è effettuato da una sola persona, la pena è la reclusione fino a un mese o una multa fino a trecento euro.

Fino ad ora, tali azioni erano considerate illeciti amministrativi con sanzioni da mille a quattromila euro. Con l’approvazione di questa misura, si introdurrà un reato penale con pena detentiva, senza l’alternativa di una sanzione pecuniaria. La legge, nota come “norma anti-Ultima Generazione” a causa delle proteste del collettivo ambientalista omonimo, colpirà tutti coloro che effettuano blocchi stradali.

L’approvazione della norma è avvenuta senza difficoltà in Commissione, con tutti gli emendamenti delle opposizioni respinti. Ora il testo passerà al Parlamento per l’esame a fine luglio. Inoltre, un emendamento del leghista Igor Iezzi, che prevede pene più severe per chi protesta in modo minaccioso o violento contro grandi opere infrastrutturali come il Ponte sullo Stretto o il Tav, è in fase di approvazione. Questo emendamento introduce un’aggravante per i reati di resistenza, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, con un aumento della pena fino a un terzo degli anni di reclusione, portando la pena massima a venti anni di carcere.

Il “Pacchetto Sicurezza”, approvato dal governo Meloni lo scorso novembre, introduce nuovi reati nel codice penale, aumenta le pene e garantisce maggiori tutele per le forze dell’ordine. Oltre al reato contro i blocchi stradali, prevede pene severe per chi partecipa o incita rivolte nelle carceri e nei Centri di Permanenza per i Rimpatri (Cpr). Sono state introdotte anche numerose tutele per i membri delle forze dell’ordine, inclusa la possibilità di detenere armi private anche fuori servizio. Questo testo fa parte di una serie di misure normative volte alla repressione e criminalizzazione di varie forme di dissenso.

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