Il rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici

Il sesto rapporto dell’IPCC dice che i cambiamenti climatici sono dovuti alle attività umane e sono senza precedenti

Il rapporto dell'IPCC sui cambiamenti climatici
Il rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici. Secondo il sesto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’ONU, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, i cambiamenti climatici alla base dell’aumento della frequenza e dell’intensità di fenomeni meteorologici disastrosi (come piogge torrenziali e ondate di grande caldo) sono “inequivocabilmente” dovuti alle attività umane e sono “senza precedenti“.

Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di Co2 erano le più alte degli ultimi 2 milioni di anni e quelle dei principali gas serra (metano e biossido di azoto) le più elevate degli ultimi 800.000 anni. Inoltre, negli ultimi 50 anni la temperatura della Terra è cresciuta a una velocità che non ha uguali negli ultimi 2.000 anni. Infine, l’aumento medio del livello del mare è cresciuto a una velocità mai vista negli ultimi 3000 anni. Sono alcune delle indicazioni contenute nella prima delle 3 parti del Sesto rapporto dell’IPCC.

Quindi, tutti i più importanti indicatori delle componenti del sistema climatico (atmosfera, oceani, ghiacci) stanno cambiando a una velocità mai osservata negli ultimi secoli. Le emissioni antropiche hanno raggiunto nel 2019 concentrazioni di 410 parti per milione per la Co2 e 1.866 parti per miliardo per il metano. La temperatura media globale del pianeta nel decennio 2011-2020 è stata di 1,09 gradi centigradi superiore a quella del periodo 1850-1900 con un riscaldamento più accentuato sulle terre emerse rispetto all’oceano.

La parte preponderante del riscaldamento climatico è causata dalle emissioni di gas serra derivate dalle attività umane. Lo ha detto il Working group I, che valuta le nuove conoscenze scientifiche emerse rispetto al rapporto precedente del 2014.

Cambiamenti climatici nei prossimi decenni

Secondo gli esperti, nei prossimi decenni è previsto un aumento dei cambiamenti climatici in tutte le regioni, tra cui ondate di calore, inondazioni dovute a forti precipitazioni e aumento del livello del mare nelle città costiere.

Molte delle variazioni già osservate nel sistema climatico (fra cui l’aumento della frequenza e dell’intensità degli estremi di temperatura, le ondate di calore, le forti precipitazioni, la siccità, la perdita di ghiaccio marino artico, il manto nevoso e permafrost) diventeranno più intense al crescere del riscaldamento globale. Ogni mezzo grado di riscaldamento globale provocherà un aumento chiaramente percepibile della frequenza e della durata di estremi di temperatura (ondate di calore), dell’intensità delle precipitazioni intense e della siccità in alcune regioni del pianeta.

Aumento del livello del mare

Secondo gli scienziati del Gruppo di lavoro 1 dell’IPCC nel rapporto “Cambiamenti climatici 2021 – Le basi fisico-scientifiche” (la prima delle 3 parti del Sesto Rapporto di Valutazione che sarà completato nel 2022), il continuo aumento del livello del mare è uno dei fenomeni dei cambiamenti climatici già in atto, “irreversibili in centinaia o migliaia di anni“.

Secondo gli esperti, il “climate change” riguarda ogni area della Terra e tutto il sistema climatico. Per le aree costiere ci si attende un continuo aumento del livello del mare per tutto il XXI secolo (che potrebbe portare inondazioni frequenti e erosione delle coste). Eventi estremi legati al mare che prima si verificavano una volta ogni 100 anni, entro la fine di questo secolo potrebbero verificarsi ogni anno.

Global warming di 1,5 gradi

Il rapporto parla di un riscaldamento che procede molto velocemente e fornisce nuove stime sulle possibilità di superare il livello di global warming di 1,5 gradi centigradi nei prossimi decenni. A meno che non ci siano riduzioni immediate e su larga scala delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento a circa 1,5 sarà un obiettivo fuori da ogni portata.

Secondo lo studio, le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane sono responsabili di circa 1,1 gradi di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900. Mediamente nei prossimi 20 anni, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5 gradi di riscaldamento. Con 1,5 di riscaldamento globale, ci si attende un incremento del numero di ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Con un riscaldamento globale di 2 gradi, gli estremi di calore raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute.

Anidride carbonica e cambiamenti climatici

Secondo il rapporto dell’IPCC, l’anidride carbonica (Co2) è il principale motore dei cambiamenti climatici, anche se altri gas serra e inquinanti atmosferici contribuiscono a influenzare il clima. Quindi, la riduzione delle emissioni di Co2 porterà effetti positivi sulla qualità dell’aria, osservabili su una scala temporale di alcuni anni. Diversamente, gli effetti sulla temperatura del pianeta saranno visibili solo dopo molti decenni.

I 5 scenari possibili

Nel Rapporto vengono simulati 5 possibili scenari con il relativo clima del futuro che descrivono contesti in cui non vi è alcuna sostanziale mitigazione rispetto alle emissioni di Co2, un contesto intermedio (con mitigazione modesta) e contesti che descrivono scenari a basso contenuto di Co2 con emissioni nulle raggiunte nella seconda metà del 21/o secolo.

Nello scenario con le emissioni di Co2 valutate più basse (quindi, con una diminuzione delle emissioni globali di gas serra dal 2020 in poi e il raggiungimento di emissioni nette di Co2 pari a zero negli anni 2050), il riscaldamento globale durante il 21/o secolo è estremamente probabile che possa rimanere al di sotto dei 2 gradi.

Invece, negli scenari con elevate emissioni di Co2, si prevede che la capacità di assorbimento del carbonio da parte degli oceani e degli ecosistemi terrestri diventerà meno efficace nel rallentare il tasso di crescita della Co2 atmosferica.

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