Cos’è l’NBA?

L’NBA è la principale lega professionistica di basket del Nord America, composta da 30 squadre (29 negli Stati Uniti e 1 in Canada)

Cos'è l'NBA?
Cos’è l’NBA? La National Basketball Association (NBA) è la principale lega professionistica di basket del Nord America, composta da 30 squadre (29 negli Stati Uniti e 1 in Canada) ed è il campionato di basket professionistico maschile più importante del mondo.

Fondata a New York nel 1946 come Basketball Association of America (BAA), la lega adottò il nome di National Basketball Association nel 1949 a seguito della fusione con la National Basketball League. Nel 1976 si fuse con l’American Basketball Association, aggiungendo quattro franchigie all’NBA.

La stagione regolare va da ottobre ad aprile, con ogni squadra che gioca 82 partite. Il torneo playoff della lega si estende fino a giugno. La sede della NBA si trova a New York, mentre gli studi della NBA TV sono a Secaucus, New Jersey. Il logo della NBA, disegnato da Alan Siegel nel 1971, rappresenta la silhouette di Jerry West mentre effettua una penetrazione.

Storia della NBA
Anni cinquanta: l’integrazione razziale e i 24 secondi

La NBA, ovvero la National Basketball Association, ha una lunga storia che inizia negli anni ’50 del secolo scorso. In quegli anni, gli Stati Uniti erano ancora divisi dalla segregazione razziale, ma la NBA ha dimostrato di essere all’avanguardia del cambiamento quando ha fatto esordire i primi giocatori afroamericani nel 1950, come Chuck Cooper, Nat “Sweetwater” Clifton ed Earl Lloyd. Il primo giocatore non caucasico a scendere in campo per la lega era stato il nippo-americano Wataru Misaka nella stagione 1947-48, ma fu solo con l’ingresso degli afroamericani che si ruppe la barriera razziale. Nel corso dei decenni successivi, la NBA ha visto sempre più giocatori stranieri provenienti da diverse parti del mondo, ma la maggioranza degli statunitensi rimane rappresentata da giocatori afroamericani.

Negli anni ’50, i Minneapolis Lakers, guidati dal centro George Mikan, vinsero 5 campionati e divennero la prima dinastia della lega. Nel 1954, per velocizzare il gioco e renderlo più spettacolare, la NBA introdusse la regola dei 24 secondi per tirare a canestro, una norma che è ancora in vigore oggi.

Nel 1956, il centro Bill Russell si unì ai Boston Celtics, allenati da Red Auerbach. Grazie a giocatori del calibro di Bob Cousy, Tom Heinsohn e Sam Jones, Russell diventò il leader della squadra e la guidò a undici titoli in 13 stagioni. Nel 1959, un altro centro di grande talento, Wilt Chamberlain, entrò nella lega e ne divenne la stella dominante per tutto il decennio successivo. Chamberlain segnò il record di punti in una sola partita (100, il 2 marzo 1962) e il record di rimbalzi (55), record ancora imbattuto.

La rivalità tra Russell e Chamberlain è diventata leggendaria, e ancora oggi è considerata una delle più grandi rivalità individuali nella storia dello sport professionistico americano e mondiale. La NBA è cresciuta molto negli anni successivi, diventando una delle principali leghe sportive del mondo, con una grande base di fan e un’attenzione internazionale sempre crescente.

Anni sessanta: la dinastia dei Celtics e la rivalità con la ABA

In questo decennio la NBA continuò a rafforzarsi grazie allo spostamento dei Minneapolis Lakers a Los Angeles, dei Philadelphia Warriors a San Francisco e dei Syracuse Nationals a Filadelfia, nonché all’aggiunta della sua prima espansione di squadre.

Nel 1967, la lega si trovò ad affrontare una nuova minaccia esterna con la formazione dell’American Basketball Association (ABA). Le due leghe entrarono in una seria competizione. La NBA attirò a sé la più importante stella del college di quell’epoca, Kareem Abdul-Jabbar (precedentemente conosciuto come Lew Alcindor), che insieme a Oscar Robertson guidò i Milwaukee Bucks al titolo nel suo secondo anno nella lega, e che successivamente giocò con i Los Angeles Lakers vincendo altri cinque titoli NBA.

La rivalità tra le due leghe era così forte che quando il miglior realizzatore della NBA, Rick Barry, andò a giocare nell’ABA, fu un vero scandalo, così come successe per altri quattro arbitri veterani: Norm Drucker, Earl Strom, John Vanak e Joe Gushue.

Anni settanta: l’accordo con la ABA ed espansione a 22 squadre

Negli anni ’70, l’American Basketball Association, nota anche come ABA, continuò ad attrarre grandi talenti e stelle del basket, tra cui Julius Erving. Nel frattempo, la NBA si stava espandendo rapidamente, cercando di raggiungere i mercati delle grandi città. Dopo la stagione 1976, le due leghe arrivarono a un accordo, che prevedeva il passaggio di quattro squadre della ABA – i New York Nets (in seguito diventati New Jersey Nets e poi Brooklyn Nets), i Denver Nuggets, gli Indiana Pacers e i San Antonio Spurs – alla NBA, portando il numero totale di squadre nella lega a 22.

Inoltre, nel 1979, la NBA introdusse una nuova e innovativa regola della ABA: la linea da 3 punti. Lo stesso anno, i rookie Larry Bird e Magic Johnson entrarono a far parte rispettivamente dei Boston Celtics e dei Los Angeles Lakers, contribuendo a un periodo di notevole crescita per la lega e per il gioco stesso del basket. La popolarità della NBA aumentò, sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo. Bird portò i Celtics a tre titoli, mentre Johnson vinse cinque titoli con i Lakers.

Anni ottanta: i Celtics, i Lakers, e l’arrivo di Michael Jordan

Negli anni ’80 la NBA visse un’espansione significativa, che la portò a diventare sempre più popolare anche fuori dagli Stati Uniti. I giocatori simbolo di questo periodo, come Larry Bird, Magic Johnson, Julius Erving e Kareem Abdul-Jabbar, sono conosciuti in tutto il mondo.

I Boston Celtics di Larry Bird e i Los Angeles Lakers di Magic Johnson, che vinsero complessivamente 8 titoli, diedero vita a una delle rivalità più intense nella storia della NBA.

Un altro momento storico per la lega si può considerare il Draft NBA del 1984, quando vennero scelti giocatori che sarebbero diventati leggende come Hakeem Olajuwon, John Stockton, Charles Barkley e Michael Jordan, selezionato dai Chicago Bulls con la terza scelta assoluta. Jordan, che dal finire degli anni ’80 e per quasi tutti gli anni ’90 rivoluzionò il gioco e l’idea stessa di star sportiva, divenne l’uomo simbolo della lega, fino a essere considerato il miglior giocatore di tutti i tempi.

L’ingresso dei Dallas Mavericks nel 1980, dei Miami Heat e degli Charlotte Hornets nel 1988 e degli Orlando Magic e dei Minnesota Timberwolves nel 1989 portò il numero di squadre a 27.

Anni novanta: L’era della globalizzazione

Negli anni novanta, la globalizzazione della lega NBA raggiunse nuovi livelli. Il Dream Team delle Olimpiadi di Barcellona del 1992, il primo a essere composto da giocatori professionisti della NBA, vantava stelle del calibro di Michael Jordan, Charles Barkley, Larry Bird e Magic Johnson.

Un numero sempre maggiore di giocatori NBA iniziò a provenire da altri paesi. Inizialmente, alcuni di questi giocatori, come ad esempio l’MVP del 1994 Hakeem Olajuwon della Nigeria, avevano giocato nella NCAA per svilupparsi a livello cestistico.

Il decennio iniziò con i Bad Boys, ovvero i Detroit Pistons, che conquistarono il secondo trionfo consecutivo. Dal 1991 al 1993, i Chicago Bulls di Michael Jordan e Scottie Pippen dominarono la lega. Grazie al ritiro di Jordan nel 1993 (che avrebbe fatto ritorno nel 1995), gli Houston Rockets guidati da Hakeem Olajuwon vinsero il titolo per due anni consecutivi, nel 1994 contro i Knicks di Pat Ewing e John Starks e nel 1995 contro la nuova franchigia degli Orlando Magic con la nascente stella Shaquille O’Neal.

Nella stagione 1995-1996, il numero di squadre nella lega raggiunse quota 29 con l’espansione della NBA in Canada e la creazione dei Toronto Raptors e dei Vancouver Grizzlies.

Il ritorno di MJ rese i Bulls nuovamente competitivi, e vinsero il titolo NBA per tre anni consecutivi (il secondo three-peat in 8 anni). Questi titoli furono particolarmente combattuti, poiché i Bulls affrontarono nel 1996 i Seattle SuperSonics e negli anni successivi i potenti Utah Jazz di John Stockton e del “postinoKarl Malone.

Nel 1996, la NBA istituì una lega professionistica femminile, la Women’s National Basketball Association (WNBA).

Nella stagione 1998-1999, i proprietari della NBA avviarono uno sciopero, che terminò dopo 192 giorni il 18 gennaio 1999. Come risultato di questo lockout, la stagione 1998-1999 fu ridotta da 82 a 50 partite. Quella stagione si concluse con la vittoria dei San Antonio Spurs, guidati dalle “twin towers” David Robinson e Tim Duncan, che portarono il primo titolo nella storia della squadra texana.

Anni 2000: l’espansione a 30 franchigie

Negli anni 2000, la NBA si è espansa a 30 franchigie, e un numero sempre crescente dei migliori giocatori internazionali continua ad approdare nella lega. Tra di essi, si possono citare il Rookie of the Year del 2002 e l’MVP del Mondiale 2006 Pau Gasol della Spagna, la prima scelta del Draft NBA del 2002 Yao Ming della Cina, l’MVP del Mondiale 2002 di EuroBasket 2005 e MVP della NBA nel 2007 Dirk Nowitzki della Germania, e l’MVP dei Giochi olimpici di Atene 2004 Emanuel Ginóbili dell’Argentina.

Dal 2000, solo due squadre si sono distinte dalle altre, vincendo sei titoli fino al 2007: i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant, campioni nel 2000, 2001, 2002, 2009 e 2010, e i San Antonio Spurs di Tim Duncan, vincitori nel 2003, 2005 e 2007. I Lakers di Los Angeles hanno iniziato il nuovo millennio conquistando subito il titolo NBA, sconfiggendo gli Indiana Pacers per 4-2 con il contributo di Shaquille O’Neal. L’anno successivo, i Lakers si sono confermati campioni battendo i Philadelphia 76ers di Allen Iverson per 4-1, e nell’anno seguente hanno completato il Three-peat contro i New Jersey Nets, guidati da Jason Kidd, con un netto 4-0. Shaquille O’Neal è stato eletto MVP delle Finals in tutti e tre gli anni.

Negli anni successivi, i San Antonio Spurs con Tim Duncan, Emanuel Ginóbili e Tony Parker dominano la scena della NBA. Vincono il titolo nel 2003, sconfiggendo i New Jersey Nets per 4-2, poi nel 2005 contro i Detroit Pistons e infine nel 2007 contro i giovani Cleveland Cavaliers di LeBron James, battendoli per 4-0. Nel frattempo, nella stagione 2003-2004, i Detroit Pistons di Richard Hamilton trionfano contro i Lakers, che vantavano giocatori come Kobe Bryant, Shaquille O’Neal, Gary Payton e Karl Malone. Nella stagione 2005-2006, i Miami Heat di Dwyane Wade e Shaquille O’Neal vincono contro i Dallas Mavericks guidati da Nowitzki. Nel 2007, Tony Parker diventa il primo giocatore non americano a vincere il titolo di MVP delle Finals.

Al giorno d’oggi, la NBA è trasmessa in 212 nazioni e in 42 lingue diverse. Nel 2001 è stata creata una lega minore, la National Basketball Development League, ora chiamata NBA Development League o National Gatorade League (G-League) per motivi di sponsorizzazione, che ha lo scopo di sviluppare nuovi talenti.

Nel 2004, il numero di franchigie NBA raggiunge quota 30 con la creazione dei Charlotte Bobcats, e la lega continua a evolversi come una delle più importanti e meglio organizzate leghe sportive professionistiche al mondo.

Nel 2006 si verifica un evento di grande importanza per il basket europeo. Andrea Bargnani diventa la prima scelta assoluta nel draft NBA del 2006, selezionato dai Toronto Raptors. Bargnani è stato il primo giocatore europeo ad essere scelto come numero 1 nel draft.

Nel 2007, i Boston Celtics effettuano diversi scambi per acquisire il playmaker Ray Allen e l’ala forte Kevin Garnett, che si uniscono al già presente Paul Pierce per formare il nuovo “Big Three”. Grazie a questa formazione, i Celtics tornano in cima alla lega vincendo il titolo nel 2008 contro i loro storici rivali, i Los Angeles Lakers, che durante la stagione regolare avevano acquisito lo spagnolo Pau Gasol in uno scambio con i Memphis Grizzlies.

Nelle stagioni 2009 e 2010, il titolo è stato conteso tra i Lakers, guidati dall’MVP delle finali Kobe Bryant. Prima hanno vinto contro gli Orlando Magic di Dwight Howard e nel 2010 hanno ottenuto la rivincita contro i Celtics.

Anni 2010: l’era dei superteam

Negli anni 2010 si è aperta l’era dei superteam. Nell’estate del 2010, conosciuta come “l’estate dei free agent“, si è verificata la tanto attesa “decisione“. Il free agent più ambito, LeBron James, ha annunciato in diretta su ESPN che si sarebbe unito ai Miami Heat, unendosi a Dwyane Wade e Chris Bosh. Quest’ultimo lascia i Toronto Raptors per raggiungere il team.

La stagione degli Heat ha avuto difficoltà a decollare, mentre i veri protagonisti sono stati i Chicago Bulls, guidati dalla loro stella Derrick Rose, che è stato nominato MVP della stagione regolare (il più giovane di sempre a vincere tale titolo). Nonostante ciò, gli Heat sono riusciti a raggiungere le NBA Finals, dove hanno affrontato i sorprendenti Dallas Mavericks, che avevano eliminato i campioni in carica, i Los Angeles Lakers. Nei confronti diretti del 2006 (vinti dagli Heat), questa volta i Mavericks hanno avuto la meglio, conquistando così il loro primo titolo NBA.

Nel luglio 2011 si verifica il secondo lockout nella storia della NBA, poiché la lega e l’associazione dei giocatori non riescono a raggiungere un accordo sul rinnovo del contratto collettivo, che mirava a ridurre le spese come richiesto dai proprietari delle 30 squadre. Durante questo periodo, molti giocatori NBA, soprattutto europei, decidono di tornare a giocare nel vecchio continente, soprattutto nel campionato turco. Ad esempio, Deron Williams dei New Jersey Nets decide di giocare in Turchia con il Beşiktaş fino alla fine del lockout, mentre Danilo Gallinari ritorna alla sua ex-squadra in Italia, l’Olimpia Milano, con la stessa formula. Anche altri giocatori di grande rilievo come Dwyane Wade, Dirk Nowitzki, Kobe Bryant e Kevin Garnett hanno dichiarato più volte di essere disposti a giocare in Europa nel caso in cui la stagione NBA non si svolgesse regolarmente. La stagione 2011-2012 inizia infine il 25 dicembre con un numero ridotto di partite da disputare. Tuttavia, per recuperare alcune delle giornate perse, viene introdotto il meccanismo del “back-to-back-to-back“, che consente alle squadre di giocare consecutivamente anche per tre giorni di fila. LeBron James riesce a vincere per la terza volta il premio di MVP. Nei Playoffs 2012, gli Heat sconfiggono in finale gli Oklahoma City Thunder: dopo la vittoria dei Thunder nella gara 1, gli Heat vincono 4 partite consecutive. Il titolo va quindi a Miami e LeBron James (eletto MVP delle finali) conquista il suo primo campionato NBA.

Nell’anno successivo, gli Heat riescono a vincere 27 partite consecutive, diventando così la seconda squadra con la striscia positiva più lunga nella storia della lega. La franchigia di Miami si piazza al primo posto nella stagione regolare (66-16) e nei playoff supera prima i Milwaukee Bucks (4-0), poi i Chicago Bulls senza Derrick Rose e in finale di conference gli Indiana Pacers di Paul George, raggiungendo le finali contro i San Antonio Spurs. Questa è una rivincita per LeBron James del titolo del 2007, quando giocava ancora per i Cleveland Cavaliers e vennero sconfitti 4-0. Miami e San Antonio si sfidano in una serie molto combattuta che arriva fino alla gara 7, dove LeBron James, con una grande prestazione (37 punti e 12 rimbalzi), regala il terzo titolo NBA alla franchigia della Florida, il secondo consecutivo. James viene anche eletto MVP delle Finals.

Nel 2014, durante la regular season della NBA, i San Antonio Spurs dominano la Western Conference con un record di 62 vittorie e 20 sconfitte, mentre gli Indiana Pacers si piazzano al primo posto nella Eastern Conference con un record di 56-26. Il premio di MVP viene assegnato a Kevin Durant degli Oklahoma City Thunder, vincitori della Northwest Division. Nei playoffs, non ci sono grandi sorprese: ad Est, Pacers e Heat raggiungono la finale di conference, con i Miami Heat che riescono a vincere 4-2 nonostante la mancanza del fattore campo. Ad Ovest, invece, si qualificano i San Antonio Spurs e gli Oklahoma City Thunder, con i primi che prevalgono per 4-2 su Durant e compagni. Nelle finali, le stesse squadre dell’anno precedente si sfidano nuovamente, ma questa volta i San Antonio Spurs si impongono facilmente in una serie che dura solo 5 partite, e l’MVP delle finali è Kawhi Leonard.

Nel 2015, i Golden State Warriors guidati da Stephen Curry conquistano il loro quarto titolo NBA, sconfiggendo i Cleveland Cavaliers di LeBron James in 6 partite. Da notare che durante questa stagione, i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant segnano il peggior record nella storia della franchigia, con soli 21 vittorie e 61 sconfitte.

Nella finale del 2016, i Golden State Warriors guidati dall’MVP appena eletto Stephen Curry affrontano i Cleveland Cavaliers di LeBron James. I Warriors, che nella stagione regolare hanno infranto il record di vittorie detenuto dai Chicago Bulls di Michael Jordan (72 vittorie), concludono con un record di 73 vittorie e 9 sconfitte, di cui solo due in casa. Tuttavia, i Cavaliers riescono a vincere la serie finale in gara 7, diventando così i nuovi campioni NBA nonostante fossero stati sotto di 3-1. Questo risultato non era mai stato recuperato nella storia delle NBA Finals. Durante questa stagione, vanno menzionati i 60 punti segnati da Kobe Bryant nella sua ultima partita in carriera, i ritiri di Tim Duncan e Kevin Garnett, e il trasferimento di Kevin Durant dai Oklahoma City Thunder ai Golden State Warriors come free agent.

L’8 gennaio 2017, per la prima volta nella storia della lega, viene trasmessa in diretta streaming una partita di regular season (Sacramento-Golden State), limitatamente all’India, in occasione di un evento dedicato alla cultura indiana. Questa decisione è stata presa in considerazione del fatto che il proprietario dei Sacramento Kings, Vivek Ranadive, è di origine indiana.

Nella stagione 2018-2019, c’è il trasferimento eclatante di LeBron James ai Los Angeles Lakers, tuttavia la squadra californiana si impegna in una fase di ricostruzione e non riesce a qualificarsi per i play-off. Il titolo viene sorprendentemente vinto dai Toronto Raptors, che sconfiggono i Golden State Warriors in finale, diventando così la prima squadra canadese nella storia a conquistare il titolo NBA.

Nel seguente anno, Kawhi Leonard, dopo aver vinto il titolo con i Raptors, decide di lasciare il Canada per unirsi ai Clippers a Los Angeles. Nel frattempo, i Lakers acquisiscono Anthony Davis dai Pelicans. Kevin Durant, invece, abbandona i Warriors e la Western Conference per unirsi ai Brooklyn Nets insieme a Kyrie Irving, che lascia i Boston Celtics dopo due stagioni deludenti. Gli Oklahoma City Thunder fanno una rivoluzione nella squadra: oltre alla partenza di Paul George che si unisce a Kawhi Leonard ai Clippers, anche Russell Westbrook, simbolo della squadra, va agli Houston Rockets insieme al suo vecchio compagno di squadra James Harden. In cambio, i Thunder ricevono il playmaker Chris Paul, le scelte al primo giro del 2024 e 2026, e due scambi di scelte nel 2021 e nel 2025. La stagione 2019-2020, iniziata il 19 ottobre, viene improvvisamente interrotta il 12 marzo 2020 a causa della positività al COVID-19 del centro francese Rudy Gobert prima della partita tra Utah Jazz e Oklahoma City Thunder. Da quel momento e per sei mesi, l’NBA sospende le partite a causa della pandemia.

Il 31 luglio 2020, il commissioner Adam Silver, in accordo con i proprietari delle 30 squadre, decide di riprendere la stagione in una “bolla” neutrale a Orlando presso il Disney World Resort. Alla ripresa partecipano 22 squadre (escludendo le 4 squadre a est e le 4 squadre a ovest che non avrebbero potuto raggiungere i playoff) che giocano un totale di 88 partite di regular season, 8 per ogni squadra, definendo così la classifica finale e permettendo alle squadre di raggiungere la quota minima di 70 partite. Questa stagione segna la prima introduzione del sistema play-in nella storia della NBA. Nel caso in cui l’ottava e la nona squadra classificata, sia a est che a ovest, avessero terminato la regular season con una differenza di vittorie uguale o inferiore a 4, le squadre avrebbero giocato per l’ultimo posto ai playoff. Dai playoff, i Los Angeles Lakers di LeBron James e Anthony Davis emergono come vincitori, sconfiggendo i Miami Heat di Jimmy Butler con un punteggio di 4-2.

Anni 2020

Nella stagione 2020, durante l’offseason, si è assistito a un importante movimento delle panchine nelle squadre di pallacanestro. Doc Rivers ha rescisso il contratto con i Los Angeles Clippers e si è trasferito ai Philadelphia 76ers, venendo sostituito da Tyronn Lue, l’allenatore che ha guidato i Cleveland Cavaliers alla vittoria del loro primo storico titolo nel 2016. I New York Knicks hanno cercato di fare un grande colpo ingaggiando Tom Thibodeau. Per quanto riguarda i giocatori, ci sono stati importanti trasferimenti, come Chris Paul ai Phoenix Suns tramite scambio con gli Oklahoma City Thunder, Russell Westbrook agli Washington Wizards tramite scambio, Serge Ibaka ai Los Angeles Clippers, Marc Gasol ai Los Angeles Lakers, Jrue Holiday ai Milwaukee Bucks e Gordon Hayward agli Charlotte Hornets. Inoltre, sono stati firmati importanti rinnovi di contratto, come quello di Anthony Davis con i Lakers e di Brandon Ingram con i New Orleans Pelicans.

A causa del ritardo della postseason della stagione precedente, il numero di partite è stato ridotto da 82 a 72 e l’inizio della stagione regolare è stato posticipato al 22 dicembre 2020. La stagione si è conclusa il 16 maggio 2021, con gli Utah Jazz che hanno avuto il miglior record, ma sono stati eliminati 4-2 nei playoff nelle semifinali di conference dai Los Angeles Clippers. Il titolo è stato assegnato ai Milwaukee Bucks di Giannis Antetokounmpo, che hanno vinto il loro secondo titolo NBA, a distanza di 50 anni dal primo, ottenuto grazie alla coppia Robertson – Abdul Jabbar nel 1971, dopo una serie equilibrata contro i Phoenix Suns.

Nella stagione successiva 2021-2022, si sono verificati due importanti trasferimenti: Kyle Lowry si è unito ai Miami Heat dai Toronto Raptors, e DeMar DeRozan è passato ai Chicago Bulls dagli San Antonio Spurs. È da notare anche la creazione di un vero e proprio superteam da parte dei Los Angeles Lakers, che hanno acquisito Malik Monk, Russell Westbrook, Carmelo Anthony, Dwight Howard e Trevor Ariza, oltre ai già presenti LeBron James e Anthony Davis. Ironia della sorte, nonostante queste acquisizioni, i Lakers non sono riusciti a raggiungere i playoff, sfiorando la partecipazione ai play-in e concludendo all’undicesimo posto nella regular season. Al contrario, i Phoenix Suns si sono distinti come la squadra migliore della lega, terminando la regular season con il miglior record.

Nei playoff, i Golden State Warriors hanno raggiunto le finali, ritornando a brillare dopo un paio di stagioni in cui avevano faticato nei playoff. I Boston Celtics, dopo 10 anni, sono tornati sul palcoscenico più importante e hanno dimostrato una grande solidità con il trio composto da Jayson Tatum, Jaylen Brown e Marcus Smart, oltre alla brillante forma di Al Horford. Tuttavia, sono stati i Warriors a vincere le Finals con un risultato di 4-2, conquistando il loro quarto titolo in 8 anni grazie a Stephen Curry, nominato MVP delle finali.

Le squadre

La National Basketball Association (NBA) vide la sua fondazione nel 1946, con un totale di 11 squadre. Nel corso degli anni, ci sono state espansioni, riduzioni e spostamenti di squadre, fino ad arrivare alle attuali 30 squadre (29 negli Stati Uniti e una in Canada).

Attualmente, la lega suddivide le squadre in due conference, ciascuna delle quali è composta da tre division, e ogni division è formata da cinque squadre. Questa suddivisione è stata introdotta nella stagione 2004-05.

Organizzazione

Il campionato NBA è composto da tre fasi che culminano nell’assegnazione del titolo di campioni NBA: la regular season, i playoff e le finali.

Regular season

La regular season della NBA inizia nell’ultima settimana di ottobre, dopo che le squadre hanno completato il training camp e la pre-season tra metà settembre e metà ottobre. Durante il training camp, gli allenatori valutano i nuovi giocatori, preparano il team per la stagione regolare e selezionano i 12 giocatori che faranno parte del roster attivo, oltre a 3 giocatori da inserire nella lista degli inattivi. Inoltre, le squadre hanno la possibilità di assegnare i giocatori con meno di due anni di esperienza NBA alle squadre affiliate nella NBA G League. Dopo il training camp, le squadre disputano 7 partite di pre-season contro altre squadre della lega. Una volta concluse le partite di pre-season, inizia ufficialmente la regular season.

Durante la regular season, ogni squadra NBA si scontra con tutte le altre squadre secondo la seguente struttura:

  • 4 volte contro le 4 squadre della propria division (16 partite)
  • 4 volte contro 6 squadre delle altre due division della propria conference (24 partite)
  • 3 volte contro le altre 4 squadre delle due division della propria conference (12 partite)
  • 2 volte contro le squadre dell’altra conference (30 partite)

In totale, ogni squadra disputa 82 partite, divise tra partite casalinghe e trasferte.

A febbraio, la lega NBA celebra l’annuale NBA All-Star Game, un evento che si estende per un intero weekend noto come NBA All-Star Weekend. Questo evento rappresenta uno dei momenti più importanti organizzati dalla lega durante la stagione regolare e offre ai giocatori non partecipanti un momento di pausa. Inoltre, per le dirigenze delle squadre, rappresenta l’ultima opportunità per effettuare scambi di giocatori sul mercato, poiché la scadenza per le trattative solitamente segue immediatamente la conclusione dell’All-Star Weekend.

A metà del mese di aprile, termina la stagione regolare e iniziano le votazioni per i premi annuali riservati ai giocatori, agli allenatori e ai general manager. Dopo una settimana di riposo, iniziano i Playoff NBA, che determineranno le due squadre contendenti per il titolo NBA.

Playoff NBA

I playoff della NBA iniziano tra aprile e maggio e coinvolgono le prime 8 squadre di ogni conference (east/west coast). Le squadre vengono selezionate in base alla loro posizione in classifica durante la stagione regolare, basata sul numero di vittorie e sconfitte. Le squadre con il miglior record hanno il vantaggio di giocare le prime due partite della serie e, se necessario, anche le gara 5 e gara 7 in casa. Queste partite possono essere decisive per vincere una serie al meglio delle sette (quattro vittorie per vincere la serie).
A partire dalla stagione 2006-2007, i primi 4 posti in classifica di ogni conference vengono assegnati ai campioni di divisione e alla miglior seconda squadra della divisione. I rimanenti 4 posti vengono determinati in base al numero totale di vittorie e sconfitte, indipendentemente dalla posizione nella divisione.

Nel primo turno, la squadra classificata al primo posto affronta l’ottava, la seconda affronta la settima, la terza affronta la sesta e la quarta affronta la quinta. Le squadre che vincono queste serie passano al secondo turno e così via, fino alle Finali di Conference NBA, che determinano i campioni delle rispettive conference. Le due squadre vincitrici si incontrano quindi per le finali per il titolo.

Finali NBA

Le finali NBA rappresentano l’evento culminante della stagione NBA. Le squadre vincitrici della Eastern Conference e della Western Conference si sfidano in una serie finale al meglio delle sette partite. La squadra con il miglior record avrà il vantaggio di disputare le prime due partite in casa, così come le gare 5 e 7 decisive per la conquista del titolo.

Al termine della serie finale, la squadra vincente viene proclamata campione NBA e riceve il Larry O’Brien Championship Trophy, il trofeo NBA. Inoltre, il miglior giocatore della serie finale viene premiato con il titolo di MVP (Most Valuable Player) delle Finals e riceve il Bill Russell Trophy.

Mercato dei giocatori

Per quanto riguarda le regole sulla scelta dei giocatori, gli stipendi e il mercato dei giocatori, la NBA ha una serie di regolamentazioni ben definite.

Draft NBA

Il sistema di selezione dei giocatori nella NBA avviene attraverso il “Draft“. A differenza di altri sistemi sportivi nel mondo, negli Stati Uniti la formazione e lo sviluppo degli atleti avviene principalmente durante gli anni di scuola superiore (high school) e università (college). Una volta terminati gli studi, gli atleti non hanno un club di riferimento e devono quindi partecipare al Draft per avere l’opportunità di entrare nelle prestigiose leghe professionistiche nordamericane.

La NBA organizza annualmente il Draft NBA, solitamente nell’ultima settimana di giugno, subito dopo la conclusione delle Finali NBA. Durante il Draft, le squadre della NBA hanno la possibilità di selezionare i giocatori più promettenti provenienti dal panorama della pallacanestro statunitense e mondiale.

Prima del Draft, la NBA stabilisce l’ordine di scelta attraverso la “Draft Lottery“, che coinvolge le 14 squadre con il peggior record di vittorie e sconfitte, escluse dai Playoff. Le squadre con il peggior record hanno maggiori probabilità di ottenere una scelta più alta nel sorteggio.

Questo sistema offre alle squadre meno competitive la possibilità di selezionare i giocatori che potrebbero influire positivamente sul futuro della franchigia, sia a breve che a lungo termine.

Le altre 16 squadre, che si qualificano per i Playoff, vengono aggiunte all’ordine di scelta in base alla classifica finale raggiunta al termine delle NBA Finals.

Mercato NBA

Il mercato dei giocatori nella NBA si apre a luglio, quando le squadre possono scambiare giocatori con altre squadre, ma non possono far firmare contratti ai cosiddetti free-agent. I free-agent sono giocatori che sono stati svincolati dalla loro squadra precedente o il cui contratto è scaduto, e quindi hanno la libertà di scegliere l’offerta migliore.

La possibilità di ingaggiare i free-agent solitamente inizia verso l’11 luglio. Ci sono due tipi di free-agent: i restricted-free-agent, che hanno ricevuto un’offerta dalla loro squadra precedente, e gli unrestricted-free-agent, che sono completamente liberi da legami con la squadra di provenienza.

Il mercato si chiude dopo la pausa per l’All-Star Game a febbraio, e da quel momento i roster delle squadre devono rimanere invariati fino alla fine della stagione.

Salary Cap

Il Salary Cap, conosciuto come Tetto Salariale, è un sistema utilizzato negli Stati Uniti per regolare il denaro nelle leghe sportive professionistiche, stabilendo l’importo massimo di denaro che ogni squadra può spendere per pagare gli stipendi dei propri giocatori. Per la stagione 2022-2023, il tetto salariale è fissato a 123,655 milioni di dollari.

Anche se può sembrare un concetto semplice, il Salary Cap della NBA è molto complesso e contiene numerose regole aggiuntive. Ad esempio, la regola della Luxury Tax impone che le squadre che superano il tetto salariale di una certa somma di denaro siano obbligate a pagare alla lega un corrispettivo di questa somma. La lega poi distribuirà tali fondi alle squadre che non superano il tetto salariale.

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