Cos’è la demagogia?

La demagogia è un termine che ha origine dalla lingua greca e deriva dalle parole demos (che significa “popolo”) e agein (che significa “trascinare”)

Cos'è la demagogia?

Cos’è la demagogia? La demagogia è un termine che ha origine dalla lingua greca e deriva dalle parole demos, che significa “popolo”, e agein, che significa “trascinare”. Questo concetto indica una strategia politica in cui si cercano di ottenere favori dal popolo attraverso promesse false o esagerate, spesso allineate con i desideri e le emozioni del pubblico, ma prive di una reale concretezza. L’obiettivo principale della demagogia è acquisire il consenso popolare per scopi politici, come il raggiungimento o il mantenimento del potere.

In ambito politico, la demagogia è una forma di comunicazione che fa leva su sentimenti irrazionali, paure e bisogni latenti della popolazione, spesso utilizzando argomentazioni semplicistiche o emotive per convincere le masse a sostenere un partito o un leader. Gli avversari politici si accusano frequentemente di “fare demagogia”, intendendo con ciò che l’altro schieramento sta cercando di ottenere consensi con promesse ingannevoli o irrealizzabili. Durante le campagne elettorali, questo termine diventa comune e viene usato per criticare chi, secondo l’accusatore, utilizza argomentazioni populiste e ingannevoli.

Spesso, la demagogia si associa a un comportamento politico che mira a seguire ciecamente l’opinione pubblica, senza badare alla reale fattibilità delle promesse fatte. Un esempio di questo atteggiamento potrebbe essere l’approvazione di leggi o provvedimenti senza una vera valutazione della loro sostenibilità, ma esclusivamente per rispondere alle richieste popolari, anche se queste potrebbero risultare irrazionali o dannose a lungo termine.

Un altro aspetto della demagogia riguarda la manipolazione delle paure e delle emozioni collettive. Un leader demagogico potrebbe sfruttare tensioni sociali, paure o odi esistenti per creare un clima di insicurezza o ostilità, al fine di ottenere consenso per politiche che, in condizioni normali, non verrebbero accettate. In questo contesto, la demagogia diventa sinonimo di manipolazione delle emozioni e dei pensieri del popolo, portandolo a sostenere decisioni che altrimenti non avrebbe appoggiato.

Il filosofo Platone, nelle sue opere “Politico” e “Le Leggi“, trattava la demagogia come una delle forme corrotte di governo, derivata dalla degenerazione della democrazia. Sebbene considerasse la demagogia una forma corrotta di governo, la giudicava comunque meno dannosa rispetto ad altre forme di regime corrotto, come la tirannia o l’oligarchia. In questo senso, Platone vedeva nella demagogia una degenerazione del governo popolare, ma meno pericolosa rispetto a sistemi in cui il potere è concentrato nelle mani di pochi o di uno solo.

In definitiva, la demagogia rappresenta un pericolo per la qualità della democrazia, poiché si basa su false promesse e manipolazioni emotive, piuttosto che su un confronto aperto e onesto sulle questioni di fondo.

Storia

La demagogia, già nell’antica Grecia, era considerata una pratica politica volta a manipolare l’opinione pubblica attraverso promesse ingannevoli e discorsi accattivanti. Tucidide, uno dei più importanti storici greci, usava il termine “demagoghi” per indicare quei leader ateniesi che, dopo la morte di Pericle nel 429 a.C., cercavano di prendere il suo posto. Questi leader non puntavano a un governo saggio o equilibrato, ma piuttosto cercavano di ottenere il favore dell’assemblea popolare di Atene attraverso l’inganno, le promesse irrealizzabili e l’istigazione contro i loro avversari politici.

Platone, in opere come *Il Politico* e *Le Leggi*, rifletté sul concetto di demagogia definendola come una forma corrotta di governo che emerge dalla degenerazione della democrazia. Secondo Platone, mentre demagogia, tirannide e oligarchia rappresentano tutte forme corrotte di governo, la demagogia è la meno peggiore perché, almeno in questo caso, viene preservata la libertà. Per Platone, l’ideale era una costituzione mista, che combinasse il meglio delle tre forme virtuose di governo: monarchia, aristocrazia e democrazia. Tuttavia, in caso di corruzione, preferiva la demagogia poiché garantiva, in una certa misura, il rispetto della libertà individuale.

Aristotele, successore di Platone, approfondiva ulteriormente questo tema nella sua opera *Politica*. Anche se Aristotele non utilizzava il termine “demagogia” nello stesso senso di Platone, preferendo invece parlare di “democrazia” con un significato ribaltato rispetto a quello tradizionale, criticava fortemente questa forma di governo. Per lui, il difetto fondamentale della demagogia risiedeva nell’eccessivo favoritismo verso i poveri a discapito dei ricchi.

Strumenti

Gli strumenti della demagogia sono variegati ma si basano principalmente sulla manipolazione delle emozioni collettive, facendo leva su sentimenti irrazionali come la paura, l’odio o la rabbia. Questi sentimenti vengono spesso indirizzati verso avversari politici o minoranze trasformati in “capri espiatori” o “nemici pubblici”. In questo modo, il demagogo crea un fronte comune nella società che temporaneamente si unisce nella lotta contro un nemico comune.

Nella società di massa moderna, la demagogia ha assunto nuove forme. Non è più legata alla figura del “superuomo” come accadeva nel passato; oggi si manifesta attraverso la mercificazione dei valori e la diffusione capillare di pseudo-valori tramite i media e il mondo dello spettacolo. Luciano Canfora sostiene che la demagogia oggi si basa su un basso livello culturale diffuso e su un generale appannamento della capacità critica.

Il legame tra demagogia e populismo è evidente. La demagogia è uno strumento fondamentale del populismo poiché entrambi si basano sulla costruzione ideologica del consenso. Tuttavia, la relazione tra il popolo e il demagogo può essere reciproca: non solo il leader manipola il popolo ma anche il popolo può influenzare le decisioni politiche attraverso le proprie emozioni e desideri.

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